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  • Venerdì 15 aprile 2016

A che punto siamo con Cairo e RCS

Lo ha spiegato Giovanni Pons su Repubblica, facendo il punto sulle prime reazioni dopo l'offerta di acquisto della settimana scorsa

Urbano Cairo (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
Urbano Cairo (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

Su Repubblica di ieri Giovanni Pons ha fatto il punto sulle trattative in corso dopo l’offerta di Urbano Cairo per ottenere la maggioranza delle azioni di Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A (RCA), uno dei più importanti gruppi editoriali italiani e attuale editore del Corriere della Sera. Per ora, spiega Pons, ci sono due posizioni opposte tra quelli coinvolti nell’offerta: il consiglio di amministrazione di RCS la ritiene troppo bassa, i diversi creditori della società editoriale, invece, la considerano un buon punto di partenza. Urbano Cairo ha 58 anni ed è uno dei più importanti imprenditori ed editori italiani: tramite la sua società principale Cairo Communication, possiede un’importante casa editrice (la Cairo Editore), una delle tv nazionali più di successo (La7) e una squadra di calcio di Serie A (il Torino).

L’offerta di Urbano Cairo per Rcs è troppo bassa. O almeno così appare al consiglio di amministrazione della casa editrice che si è riunito ieri per esaminare l’annuncio di una prossima offerta arrivato venerdì scorso. Il cda ha snocciolato un po’ di numeri e qualche motivazione al riguardo. Innanzitutto ha confermato che l’offerta «non è stata concordata né preventivamente comunicata alla società». Dunque non è da considerarsi amichevole. Poi fa riferimento alle valutazioni degli analisti la cui media si attestava, l’8 aprile scorso, a 0,81 centesimi di euro per azione, quando l’offerta di Cairo valuta Rcs a 0,551 euro prima dello stacco del dividendo e 0,527 euro dopo lo stacco. Da cui si deduce che l’offerta di Cairo è «significativamente a sconto» anche perché il titolo Rcs nell’ultimo trimestre è stato influenzato negativamente dall’annuncio di Fca che distribuirà la propria partecipazione tra i soci. Inoltre il duro negoziato con le banche ha aumentato la possibilità di dover ricorrere a un aumento di capitale e dunque anche questo fattore ha fatto scendere le quotazioni di via Solferino. Insomma, come è già stato osservato da più di un analista, Cairo ha scelto il timing giusto per lanciare l’Ops, visto che in questa fase le quotazioni di Rcs sono depresse. Ma non potrebbe essere altrimenti visto che l’ebitda 2015 del gruppo è stato di soli 17 milioni anche se i risultati al 31 marzo 2016, dice il cda, «risultano in netto miglioramento ».

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