L’Italia ha richiamato il suo ambasciatore in Egitto

Dopo il fallimento dell'incontro a Roma tra investigatori italiani ed egiziani che si stanno occupando della morte di Giulio Regeni

Paola Regeni, madre di Giulio Regeni, durante una conferenza stampa al Senato (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Paola Regeni, madre di Giulio Regeni, durante una conferenza stampa al Senato (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Venerdì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto di aver richiamato in Italia Maurizio Massari, l’ambasciatore italiano in Egitto. Il richiamo, ha spiegato una nota del ministro degli Esteri, è stato deciso in seguito al fallimento di un incontro a Roma tra una delegazione italiana coordinata dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e gli investigatori egiziani che stanno indagando sulla morte del dottorando Giulio Regeni, trovato morto al Cairo il 3 febbraio.

L’incontro tra gli investigatori dei due paesi si è svolto tra giovedì e venerdì. Nelle scorse settimane, gli italiani avevano fatto richiesta di alcuni materiali investigativi raccolti dalle autorità egiziane. L’incontro e la consegna sarebbero dovuto avvenire all’inizio di questa settimana, ma è stato rimandato su richiesta dell’Egitto. I giornali italiani hanno scritto che il gruppo di Pignatone si aspettava la consegna di moltissimo materiale, fino a 2mila pagine di documenti, e per questo aveva anche convocato una decina di traduttori. I materiali consegnati non sono però stati quelli che gli italiani si attendevano. Un funzionario italiano ha detto all’ANSA: «Altro che duemila pagine. Non c’è stato neanche bisogno di utilizzare tutti i traduttori poiché abbiamo avuto a disposizione pochissime carte, molte delle quali, tra l’altro, già le conoscevamo». I giornali parlano della consegna di un documento lungo una trentina di pagine.

In un comunicato, la procura di Roma ha precisato che tra la documentazione mancava in particolare il traffico sulle celle telefoniche: gli italiani avevano richiesto un elenco di tutte le utenze che avevano agganciato la cella telefonica in corrispondenza al luogo dove era sparito Regeni e un altro delle utenze relative alla cella del luogo del ritrovamento del corpo. Secondo ANSA, gli egiziani non hanno consegnato neanche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dei negozi della zona di Dokki, dove è sparito Regeni; non hanno consegnato i referti completi dell’autopsia effettuata in Egitto, i verbali di alcuni testimoni – come l’autista di taxi che ha ritrovato il corpo di Regeni – e i tabulati telefonici di una decina di conoscenti di Regeni, tutto materiale richiesto dagli investigatori italiani.

Nel suo comunicato, comunque, la procura di Roma ha scritto: «È stata ribadita da ambedue le parti la determinazione nell’individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano; è stato confermato che, per questa ragione, nessuna pista investigativa è esclusa». Secondo il Corriere, i magistrati egiziani hanno anticipato a venerdì il loro ritorno in Egitto previsto per sabato.

Come reazione al fallimento dell’incontro, il ministero degli Esteri italiano ha richiamato in Italia l’ambasciatore Massari. Massari è stato richiamato per “consultazioni”, cioè per ricevere personalmente dal ministro degli Esteri nuove istruzioni su come comportarsi una volta ritornato in Egitto. Si tratta di una mossa in genere utilizzata per mettere pressione diplomatica nel corso di una disputa internazionale. L’ultima volta che l’Italia ha richiamato un suo ambasciatore è stato nel febbraio 2014, quando l’allora ministro degli Esteri Federica Mogherini richiamò l’ambasciatore in India in seguito all’ennesimo rinvio del processo a carico dei due fucilieri di Marina La Torre e Girone.