Il caso Guidi si sta ingarbugliando

Cerchiamo di capire meglio le presunte pressioni ricevute dal ministro Delrio per favorire gli interessi del compagno di Guidi, raccontate dai giornali di oggi

L'ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio nel 2014. (ANSA/FABIO FRUSTACI)
L'ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio nel 2014. (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Giovedì 7 aprile l’ex ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi è stata interrogata dalla procura di Potenza nell’inchiesta sull’estrazione del petrolio in Basilicata. Guidi non è indagata, ma è stata sentita dai magistrati in qualità di persona informata dei fatti. A condurre l’interrogatorio sono stati il procuratore capo Luigi Gay, il procuratore aggiunto Francesco Basentini e il procuratore sostituto Laura Triassi, che hanno sentito Guidi per circa tre ore: il contenuto della conversazione tra gli inquirenti e l’ex ministro è protetto da segreto. Dopo il colloquio con i procuratori, Guidi ha detto: «Vorrei ringraziare i magistrati per avermi dato la possibilità in tempi brevi di chiarire questa vicenda così spiacevole per me. Ho risposto a tutte le domande. Dal punto di vista giuridico ho appreso definitivamente di essere persona offesa».

Secondo quanto scrive Repubblica, la procura di Potenza «giudica verosimile» la tesi secondo la quale Guidi sarebbe stata raggirata «da una lobby che ha provato a tagliarla fuori dalle decisioni strategiche». Scrivono sempre i giornali che Guidi ha deciso di rispondere alle domande sul suo compagno Gianluca Gemelli, indagato dalla procura di Potenza, nonostante per legge avesse la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere (dal momento che Gemelli è il suo convivente e padre di suo figlio). Negli ultimi giorni infatti secondo le ricostruzioni dei giornali, basate su conversazioni con conoscenti di Guidi, l’ex ministro avrebbe cambiato strategia nei confronti di Gemelli, scegliendo di prenderne le distanze.

Da diversi giorni i quotidiani stanno pubblicando sempre più estratti dalle carte legate all’inchiesta, e nuove intercettazioni – anche con contenuti personali, di dubbia rilevanza penale – di Guidi, di Gemelli e degli altri membri di quello che è stato definito “il clan di Gemelli”, un presunto gruppo di persone che agivano coordinatamente per fare pressioni su membri del governo e altre persone con cariche pubbliche per favorire i propri affari. In particolare, in alcune intercettazioni pubblicate giovedì dai giornali Guidi si lamenta con Gemelli del trattamento ricevuto e delle eccessive richieste di favori.

Cosa c’entra il ministro Delrio?
I giornali, sempre basandosi sulle carte giudiziarie e su indiscrezioni che hanno origine nella procura di Potenza, stanno ricostruendo i membri e le attività del presunto “clan di Gemelli”. Uno dei nomi principali è quello del vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello, descritto da Repubblica come mentore di Gemelli. Repubblica scrive che le carte giudiziarie indicano che Lo Bello, su richiesta del “clan”, fece pressioni al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio perché confermasse Alberto Cozzo come commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta, in provincia di Siracusa. L’episodio si riferisce a uno dei tre filoni d’inchiesta aperti dalla procura di Potenza, quello che i giornali definiscono “siciliano” e che riguarda il presunto “traffico di influenze” attraverso il quale Gemelli avrebbe ottenuto la gestione di uno dei due pontili militari del porto di Augusta e il permesso di far attraccare a quel molo le petroliere.

Per raggiungere questo obiettivo, sempre secondo l’accusa, nel maggio del 2015 Gemelli avrebbe voluto Cozzo come commissario: il suo mandato stava però per scadere, e aveva bisogno che venisse riconfermato. Oltre a Lo Bello, Repubblica scrive che Gemelli avrebbe chiesto aiuto anche “al suo lobbista preferito”, Nicola Colicchi, un imprenditore di Palermo consulente della camera di commercio di Roma. Un’altra figura coinvolta in questo episodio, secondo la procura, è il capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, a sua volta indagato nell’inchiesta e accusato di aver aiutato Gemelli sulla questione del porto di Siracusa in cambio di uno sblocco di fondi nell’ambito della Legge Navale, per il quale era necessaria la firma del ministro Guidi. Un intermediario per questo sblocco di fondi, sempre secondo le ricostruzioni dei giornali, era Valter Pastena, consulente del ministero dello Sviluppo Economico a sua volta indagato. In un sms tra Colicchi e Gemelli citato da Repubblica e risalente al 12 maggio 2015, però, il primo scrive al secondo che Delrio vorrebbe nominare un’altra persona, Raffaele Macauda, per sostituire Cozzo. Secondo l’accusa, Delrio sarebbe stato convinto da Lo Bello a confermare invece Cozzo. Scrive Repubblica, citando direttamente una non meglio descritta “nota degli investigatori”:

«È di rilevante contenuto una conversazione tra Nicola Colicchi e il Capo di Stato Maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi proprio in merito all’intervento di Lo Bello, ai rapporti esistenti tra quest’ultimo ed il ministro Delrio (che su invito del primo avrebbe addirittura dato indicazioni al Vice Capo di Gabinetto di strappare un decreto già predisposto, lo stesso decreto, probabilmente, cui facevano cenno Cozzo e Gemelli e che avrebbe previsto la nomina di Macauda a capo dell’Autorità Portuale, in attesa che si attuasse la riforma definitiva) ed alla possibilità di far divenire “operativo” quel medesimo rapporto a proprio vantaggio»

L’ipotesi quindi sarebbe che un membro del governo sarebbe stato in qualche modo ricattato pur di ottenere una decisione favorevole, usando un documento stilato da uno o più dipendenti delle forze dell’ordine o della magistratura.

In un’intervista pubblicata venerdì da Repubblica, Delrio ha detto: «A questo punto voglio sapere se davvero pezzi dello Stato tramano contro altri pezzi dello Stato. Voglio sapere se davvero un carabiniere ha preparato dei dossier falsi contro un ministro della Repubblica. Ho deciso di presentare su questo un esposto alla procura di Roma. Voglio la verità». Delrio ha ammesso che Lo Bello andò «un paio di volte» a parlargli, ma ha detto che il contenuto delle loro conversazioni riguardava l’aeroporto di Catania: «Non ricordo assolutamente che mi abbia mai parlato di Cozzo. Di certo non lo ha sponsorizzato, me lo ricorderei». Riguardo alla conferma di Cozzo, Delrio ha spiegato: «Io ho prorogato i commissari in attesa che entri in vigore la riforma dei porti con i nuovi meccanismi di nomina delle autorità portuali. Il che accadrà entro un paio di mesi». Delrio ha poi aggiunto che l’unica persona che effettivamente gli parlò di Cozzo fu il sindaco Maria Concetta Di Pietro, del Movimento 5 Stelle: «Le ho detto che non mi sembrava così bravo».

C’è anche un’altra circostanza in cui compare il nome di Delrio, nell’inchiesta della procura di Potenza, In una telefonata intercettata, Pastena dice a Gemelli: «i carabinieri sono venuti a portarmi in ufficio un regalo. Usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi..». Pastena si riferirebbe a un episodio del 2009, quando Delrio era sindaco di Reggio Emilia e partecipò a una processione a Cutro, in provincia di Crotone, considerato uno dei feudi della ‘ndrangheta. Delrio ha spiegato la sua partecipazione dicendo: «Le due città [Reggio Emilia e Cutro, ndr] sono gemellate. Ero lì con la fascia tricolore. Sono andato a una cerimonia, per qualche metro ho seguito la statua locale della Madonna. E basta. Hanno provato a invischiarmi in quella roba, ma non hanno trovato niente perché era impossibile trovare qualcosa. Mai un avviso di garanzia».

Cosa si dice nelle altre nuove intercettazioni
Una delle intercettazioni che ha ricevuto più attenzioni è quella nella quale Gemelli, al telefono con Cozzo, commenta un’interrogazione parlamentare sull’attività dell’autorità portuale del porto di Augusta presentata nell’aprile del 2015 da Claudio Fava, deputato di Sinistra Italiana e figlio di Giuseppe, giornalista ucciso dalla mafia nel 1984. Nell’intercettazione, pubblicata dai giornali venerdì, Gemelli dice:

«Fava è amico della Chinnici, sono tutti questi dell’Antimafia, sai tutti questi… eh il giro quello è… Antimafia praticamente, perché questi qua… guarda quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri… l’ho sempre dichiarato, lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata… però dicono sono bravissime persone… e va beh, se lo dite voi!»

I giornali riportano poi un sms inviato da Colicchi a Gemelli riguardo alla Legge Navale del 2014, che avrebbe dovuto stanziare 5,4 miliardi di euro alla flotta della Marina italiana. Colicchi avrebbe scritto a Gemelli: «Gianluca per favore potresti chiedere a Federica se firma il documento legge navale? È ancora li…». Qualche ora dopo, Colicchi avrebbe scritto un nuovo sms: «Firmata legge navale!!! Firmata legge navale!!!», anche se non è chiaro, dalle ricostruzioni dei giornali, a chi lo avrebbe inviato. L’episodio in questione si riferisce al presunto scambio di favori tra Gemelli e De Giorgi, e scrive Il Sole 24 Ore che gli investigatori credono che nello sblocco dei fondi Colicchi avrebbe voluto far ottenere dei vantaggi anche per Finmeccanica: non è però assolutamente chiaro, secondo lo stesso Sole 24 Ore, in che modo questo sarebbe stato possibile.

Altre intercettazioni pubblicate venerdì aggiungono informazioni piuttosto frammentarie sul rapporto – apparentemente non sereno – tra Guidi e Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri ed ex vice ministro di Guidi, citato dai giornali come possibile successore del ministro. Scrive Repubblica che Guidi avrebbe detto in una conversazione intercettata, riferendosi a De Vincenti: «È la mia rovina. Devo stare molto attenta perché sa tutto», e che in un’altra avrebbe sostenuto che De Vincenti e Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, «sono stati messi lì da quel quartierino».