La legge contro le moschee in Lombardia

Nonostante una sentenza della Corte Costituzionale, una legge regionale continuerà a impedire la costruzione di nuovi luoghi di culto, almeno nel breve termine

Nonostante una sentenza della Corte Costituzionale abbia dichiarato in parte incostituzionale una legge della giunta lombarda che voleva regolare in maniera stringente la costruzione di nuovi luoghi di culto, in Lombardia continuerà a essere molto difficile costruire nuove moschee. In particolare, il piano del comune di Milano per costruire tre nuovi luoghi di culto in città – due moschee e una chiesa evangelica – dovrà attendere come minimo un periodo di 12-18 mesi per via di una nuova e complicata procedura burocratica introdotta dalla giunta regionale.

La sentenza risale allo scorso febbraio, quando la Corte dichiarò incostituzionale la legge regionale numero 2 del 3 febbraio 2015 che stabiliva nuove regole per la costruzione di luoghi di culto. Secondo i suoi stessi promotori, la legge aveva l’obiettivo di bloccare la costruzione di nuove moschee e in particolare di fermare il piano del comune di Milano di costruirne due nel capoluogo lombardo. Il presidente della giunta regionale lombarda, Roberto Maroni, commentò con molta durezza la decisione della Corte Costituzionale.

Un mese dopo la Corte ha però pubblicato le motivazioni della sentenza, oltre che alcune ulteriori specificazioni che ribaltano completamente il significato della bocciatura. In sostanza, non tutta la legge è stata bocciata e restano ancora in vigore diversi articoli. Maroni, inoltre, ha promesso che farà riapprovare in forma diversa anche gli articoli che erano stati bocciati. Come ha ammesso lo stesso assessore alle Politiche sociali del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, costruire moschee in Lombardia rimane estremamente difficile e addirittura impossibile nel breve termine. Era stato il governo a fare ricorso presso la Corte Costituzionale contro la legge voluta da Maroni.

La Corte Costituzionale ha definito incostituzionali soltanto alcune parti della legge, lasciandone inalterato il resto. Maroni ha detto: «abbiamo battuto il governo 6 a 2», riferendosi al numero di eccezioni di incostituzionalità accolte dalla Corte: due appunto, sul totale delle otto sollevate dal governo. In particolare la Corte ha eliminato tutte quelle parti della legge che avrebbero determinato una discriminazione di trattamento ricevuto dai diversi gruppi religiosi. Ad esempio ha eliminato la norma che consentiva solo ai gruppi religiosi con adeguata rappresentanza sul territorio di poter richiedere la costruzione di luoghi di culto. È stata eliminata anche la parte della legge in cui veniva istituita una commissione nominata dalla giunta regionale che avrebbe dovuto decidere se concedere o meno il permesso di costruzione. La Corte ha anche bocciato la parte della legge che imponeva la costruzione di impianti di videosorveglianza per tenere sotto controllo tutti i nuovi luoghi di culto.

Le parti che sono rimaste in vigore, però, renderanno molto difficile costruire nuovi luoghi di culto in Lombardia. L’ostacolo principale sembra essere il comma 1 dell’articolo 72 che impone che i comuni interessati a costruire nuovi luoghi di culto approvino prima un “piano per le attrezzature religiose”, cioè un tipo di piano urbanistico. Far approvare un piano di questo tipo è un procedimento molto lungo e complesso, che richiede parecchi passaggi burocratici. L’assessorato all’Urbanistica del comune di Milano ha detto al Post che la procedura potrà richiedere tra i 12 e i 18 mesi.

Un’altra parte della legge potrebbe causare ulteriori ritardi. Al comma 7 dell’articolo 72 si specifica che i nuovi luoghi di culto dovranno sorgere a una distanza “adeguata” dai luoghi di culto di altre confessioni. La distanza minima, specifica la legge, sarà fissata con una delibera della regione Lombardia. Questa delibera non è stata ancora emanata e fino a che non lo sarà sarà impossibile procedere con i piani necessari per costruire i nuovi luoghi di culto.