Quando è arrivato il virus Zika in Brasile

Fin qui si pensava fosse arrivato con i Mondiali di calcio del 2014 – o al massimo con la Confederations Cup dell'estate prima – ma ora c'è un'ipotesi migliore

(Victor Moriyama/Getty Images)
(Victor Moriyama/Getty Images)

Un nuovo studio pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Science sostiene che il virus Zika sia arrivato in Brasile dall’Asia due anni prima che venisse confermata la sua presenza, lo scorso autunno, e un anno prima di quanto si credeva fino a poco tempo fa. Dal suo arrivo in Brasile, il virus Zika si è diffuso in 33 paesi in tutto il Sudamerica.

Il virus causa febbre ed è raramente letale per gli adulti, ma può causare una malformazione del cranio nota come “microcefalia” ai bambini nati da donne incinte che vengono contagiate. Circa 1,5 milioni di brasiliani potrebbero essere stati contagiati dal virus, secondo le stime del governo brasiliano. Sono stati confermati anche mille casi di microcefalia, una condizione in cui i bambini nascono con una testa di dimensioni più piccole della norma e che può causare problemi motori, cognitivi, alla vista e all’udito. Altri 4.293 casi sono attualmente sotto investigazione, mentre il contagio da Zika è stato escluso per 1.471 casi sospetti.

Lo studio pubblicato da Science è stato realizzato da un gruppo di scienziati dell’università di Oxford e dell’istituto brasiliano Evandro Chagas, che per la prima volta hanno analizzato il genoma dei virus prelevati da sette diversi pazienti brasiliani, tra cui uno morto a causa dell’infenzione. Lo studio ha prodotto «informazioni preliminari, ma comunque preziose», ha detto al Washington Post Daniel Lucey, uno specialista di malattie infettive alla Georgetown University.

I ricercatori hanno scoperto che il virus Zika trovato in Brasile è molto simile al virus che si trova in Asia e che causò un’epidemia nella Polinesia francese nel corso del 2013. «Siamo riusciti a tracciare la data di introduzione del virus in Brasile tra maggio e settembre del 2013», dice Nuno Faria, ricercatore all’università di Oxford e uno degli autori del nuovo studio. Significa che il virus è arrivato almeno un anno prima che in Brasile si disputasse la Coppa del Mondo di calcio del 2014, fino a oggi ritenuta l’evento che aveva portato il virus nel paese.

Secondo i ricercatori, una delle possibilità è che il virus sia arrivato in occasione di una partita della Confederations Cup del 2013, torneo a cui partecipò anche la nazionale di calcio di Tahiti, un paese dove proprio quell’anno si diffuse un’epidemia di Zika. La nazionale di Tahiti giocò alcune partite a Recife, capitale dello stato di Pernambuco dove c’è stata la più grande concentrazione di casi di microcefalia. La causa più probabile dell’arrivo di Zika in Brasile però è considerata un’altra, e lo sport non c’entra nulla. Tra il 2012 e il 2014 i voli aerei per il Brasile provenienti da paesi dove è presente il virus, come Nuova Caledonia, Indonesia, Malesia, Thailandia, Cambogia e Polinesia francese, sono aumentati del 50 per cento: questo potrebbe essere stato il veicolo con cui il virus ha attraversato l’oceano per poi diffondersi in Brasile.

La Coppa del Mondo del 2014, ritenuta fin qui il momento in cui il virus arrivò in Brasile, è invece stata probabilmente la causa della sua diffusione in tutto il paese: per diversi mesi sono arrivate in Brasile migliaia di persone e sono aumentati moltissimo anche i viaggi e i voli interni al paese. Se il virus Zika fosse stato identificato già nel 2013, ha scritto Science World Report, i suoi effetti sulla salute della popolazione sarebbero potuti essere notevolmente ridotti.

Non è ancora chiaro come il virus Zika riesca a causare danni al cervello di un feto. Secondo Faria, è “plausibile” che la ragione sia una contemporanea infezione con il virus che causa un altro tipo di febbre tropicale, la dengue, oppure una precedente esposizione a questo stesso virus: «I nostri dati ci aiutano a fornire le prime basi per rispondere a questa domanda». Lo studio non si è focalizzato sulla relazione tra Zika e microcefalia, ma gli scienziati hanno comunque scoperto che la maggior parte dei casi sospetti di microcefalia si verificano quando l’infezione avviene a 17 settimane dall’inizio della gravidanza, mentre i casi peggiori quando il contagio avviene alla 14esima. A maggio i ricercatori torneranno in Brasile, dove intendono raccogliere altre migliaia di genomi del virus per ampliare le loro ricerche.