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  • Mercoledì 30 marzo 2016

Anche Shell è indagata a Milano per le concessioni in Nigeria

Lo racconta il Corriere della Sera, parlando dell'accordo tra la Procura di Milano e le autorità olandesi per l'inchiesta sulle presunte tangenti pagate da Eni e Shell nel 2011

(FLORIAN PLAUCHEUR/AFP/Getty Images)
(FLORIAN PLAUCHEUR/AFP/Getty Images)

Sul Corriere della Sera di martedì 29 marzo, Luigi Ferrarella ha raccontato dei nuovi sviluppi dell’indagine della Procura di Milano sulle presunte irregolarità nell’ottenimento da parte di ENI di alcune concessioni petrolifere in Nigeria da sfruttare insieme a Shell, una delle più grandi aziende petrolifere del mondo. In breve: Eni e ora anche Shell sono accusate di aver pagato nel 2011 tangenti di centinaia di milioni di dollari al governo nigeriano e a un mediatore per ottenere una concessione petrolifera in Nigeria, che l’allora ministro dell’Energia si era attribuito creando una società fasulla. Ferrarella spiega che la Procura di Milano “ha sottoscritto con la Procura Nazionale Antifrode dell’Olanda un non comune accordo di «squadra investigativa comune»” e che sono state fatte perquisizioni congiunte nella sede di Shell all’Aia, anche se per ora se ne è parlato molto poco.

Royal Dutch Shell, che per l’indice «Fortune Global 500» è la seconda compagnia petrolifera e in assoluto il terzo gruppo al mondo dopo Walmart e China Petroleum (Eni è 25°), è indagata per l’ipotesi di reato di «corruzione internazionale» dalla Procura di Milano in relazione all’accordo da 1,3 miliardi di dollari del 2011 tra Eni/Shell e il governo nigeriano per lo sfruttamento in tandem del ricchissimo blocco petrolifero offshore OPL 245. Senza che si sia mai saputo, la Procura ha sottoscritto con la Procura Nazionale Antifrode dell’Olanda un non comune accordo di «squadra investigativa comune», e lo scorso 17 febbraio ha mandato 50 uomini, tra italiani della GdF e colleghi olandesi, a svolgere una perquisizione (rimasta segreta benché protrattasi sino a notte) del quartier generale di Shell a L’Aja, dove è stata perquisita pure la casa dell’ex ministro nigeriano della Giustizia, Adoke Bello.

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