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  • Martedì 22 marzo 2016

La diplomazia del baseball

Si sta cercando un accordo per permettere ai giocatori cubani di trasferirsi legalmente per giocare negli Stati Uniti, ma nonostante le aperture di questi mesi non è semplice

di Aaron C. Davis – Washington Post

I lavori per il rinnovamento dell'Estadio Latinoamericana all'Avana in vista della visita di Obama del 22 marzo (Bonnie Jo Mount/Washington Post)
I lavori per il rinnovamento dell'Estadio Latinoamericana all'Avana in vista della visita di Obama del 22 marzo (Bonnie Jo Mount/Washington Post)

Il governo comunista di Cuba sta tentando di usare, tra gli altri, un insolito strumento diplomatico per superare i divieti e le sanzioni commerciali con gli Stati Uniti: il baseball. Da mesi il regime di Castro, l’amministrazione Obama e la Major League Baseball (MLB) – il campionato professionistico di baseball americano – stanno trattando allo scopo di trovare un modo per permettere ai giocatori cubani di trasferirsi legalmente negli Stati Uniti e giocare nei principali campionati americani. Secondo entrambe le parti, la mossa potrebbe unire i due paesi grazie all’amore comune per il baseball: rappresenterebbe un passo importante verso la normalizzazione delle relazioni che il presidente Obama vuole rendere «irreversibile» prima della fine del suo mandato.

Dopo cinquant’anni di isolamento, l’anno scorso gli Stati Uniti hanno rimosso Cuba dall’elenco degli stati che sostengono il terrorismo e hanno riaperto la loro ambasciata all’Avana. Quest’anno le compagnie aeree si stanno preparando a ripristinare voli regolari tra le città americane e quelle cubane. Diversi funzionari americani, tra cui il governatore della Virginia Terry McAuliffe e il sindaco di Washington Muriel E. Bowser, entrambi Democratici, hanno fatto visita all’Avana per stabilire contatti in vista di future opportunità commerciali e investimenti. Barack Obama è appena diventato il primo presidente americano in carica a visitare Cuba dal 1928, una missione che è stata ampiamente interpretata come un gesto di buona volontà. Durante la sua storica visita Obama ha in programma di assistere a una partita amichevole tra la nazionale cubana di baseball e i Tampa Bay Rays, la squadra di St. Petersburg in Florida: è solo la seconda partita di questo tipo giocata su suolo cubano dalla Guerra fredda.

Secondo alcuni dirigenti di baseball cubani intervistati recentemente dal Washington Post, la presenza di un presidente americano a una partita di baseball all’Avana, che in passato sarebbe stata impensabile, potrebbe essere il punto di svolta necessario per raggiungere un accordo. «È una notizia estremamente importante per il futuro del baseball cubano e per le relazioni tra i nostri due paesi», ha detto Heriberto Suárez, il commissario di Cuba per il baseball. Suárez sta lavorando intensamente per preparare la partita del 22 marzo. Il giorno in cui la partita è stata annunciata ufficialmente Obama ha twittato sul suo profilo «Play ball!» (“Giochiamo!”, la frase pronunciata all’inizio delle partite di baseball dagli arbitri). Suárez ha detto che gli Stati Uniti e Cuba dovrebbero sfruttare il momento positivo: «Siamo molti ottimisti. Si può fare», ha detto in riferimento a un possibile accordo, «Obama adora il baseball».

Secondo alcuni importanti dirigenti della Major League Baseball, che sta investendo milioni di dollari per ristrutturare un fatiscente stadio all’Avana e per contribuire all’organizzazione della partita, la rara opportunità di incontrare dirigenti sportivi cubani sarà sicuramente utile, ma è improbabile che un accordo venga raggiunto in tempi brevi. Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale di Obama e grande appassionato di baseball, ha incoraggiato l’uso della “diplomazia del baseball” come veicolo per ristabilire i legami con Cuba. Ma per il momento Obama ha solo intenzione di godersi la partita, ha detto Rhodes. «Al di là della politica, questa visita ha l’obiettivo di segnare una tappa storica nei rapporti con il popolo cubano. Per il presidente Obama assistere a una partita dello sport che rappresenta la nostra passione comune è un modo per condividere questo momento con i cubani», ha aggiunto Rhodes. «Il presidente è contento che la MLB stia coinvolgendo il popolo cubano e spera che questo sia un passo ulteriore verso la normalizzazione dei rapporti, in un modo che possa andare a vantaggio dei nostri popoli e ne rinsaldi i legami».

Dietro le quinte, diversi esperti di negoziazione sostengono che il motivo per cui la possibilità di un accordo rimane vaga sono i soldi, e nello specifico la quantità di denaro che potrebbe finire dal MLB al governo del presidente cubano Raúl Castro. L’embargo commerciale, in vigore dai tempi del presidente John F. Kennedy, impedisce alle aziende e ai cittadini americani di stringere rapporti commerciali a Cuba, contratti di baseball compresi. Il governo cubano vuole che Obama esenti i giocatori di baseball dall’embargo, il che permetterebbe loro di firmare contratti con la MLB senza dover rinunciare alla cittadinanza cubana.

Alcune misure adottate dall’amministrazione Obama hanno alleggerito le restrizioni su Cuba, ma i giocatori di baseball continuano a essere un problema perché sono rappresentati dalla Federacion Cubana de Beisbol, gestita dal governo cubano. Per giocare negli Stati Uniti, al momento i giocatori cubani devono disertare il proprio paese, spostare la residenza in un altro e, una volta negli Stati Uniti, prima di entrare a far parte della lega americana, devono firmare una deposizione giurata che certifica che non sono più benvenuti a Cuba e che non intendono tornarci. Spesso i giocatori cubani fuggono con l’aiuto di trafficanti o scappano mentre la loro squadra è impegnata in tornei internazionali: è il modo in cui la maggior parte degli atleti cubani che giocano in squadre americane quest’anno sono riusciti a strappare stipendi per oltre 130 milioni di dollari complessivi: tra di loro ci sono Jose Abreu dei Chicago White Sox, Yoenis Cespedes dei New York Mets, e il ventenne Yoan Moncada dei Boston Red Sox, che ha ricevuto un bonus di 31,5 milioni di dollari alla firma del contratto. Nei 14 mesi seguiti all’annuncio della volontà di Obama di riprendere i rapporti con Cuba, il numero dei giocatori cubani fuggiti dall’isola –  più di cento –  è aumentato: la maggior parte gioca negli Stati Uniti.

Per i giocatori di baseball può essere una strada pericolosa: mentre attraversano l’America Centrale e il Messico nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti possono trovarsi in balia di trafficanti di uomini, bande criminali e cartelli della droga. Secondo il Los Angeles Times, il giocatore dei Seattle Mariners Leonys Martin si è trovato con delle armi puntate contro, mentre la sua famiglia era tenuta prigioniera in una casa in Florida e dei trafficanti cercavano di estorcergli dei soldi. Il Los Angeles Magazine ha raccontato che alcuni trafficanti hanno minacciato Yasiel Puig di mozzargli un braccio e le dita se non avesse dato loro parte del suo futuro stipendio alla Major League Baseball.

Secondo le autorità cubane e la MLB, un nuovo accordo aumenterebbe la sicurezza dei giocatori. Tuttavia è improbabile che la MLB possa procedere prima di dicembre, quando scadrà il contratto dei giocatori: altrimenti dovrebbe affrontare il problema del numero di giocatori cubani che possono giocare nel campionato e di chi li rappresenterebbe, ha detto Dan Halem, il principale avvocato della MLB. «È una questione molto complessa, ma il nostro obiettivo in definitiva è far sì che tutte le parti trovino un modo di permettere ai giocatori cubani che vogliono giocare negli Stati Uniti di farlo senza dover subire le difficoltà di cui si è sentito parlare», ha detto Halem. «Stiamo cercando di pensare in modo creativo e trovare delle possibili strade che siano in completa armonia con le nostre leggi e quelle cubane, che permetterebbero all’accordo di andare avanti».

Secondo le autorità cubane, gli accordi raggiunti recentemente con la lega giapponese potrebbero essere un modello per i contratti con gli Stati Uniti. Quando nel 2014 Cuba ha permesso al forte giocatore Yulieski Gourriel di firmare un contratto da un anno da un milione di dollari con una squadra giapponese, il regime di Castro ha ottenuto il dieci per cento della cifra a titolo di risarcimento per l’istruzione del giocatore, pagata dal governo, e il suo sviluppo, e per la perdita che il suo trasferimento avrebbe comportato per il campionato cubano. La MLB ha concluso transazioni finanziarie simili con altre nazioni, ma gli Stati Uniti non hanno mai approvato accordi del genere con Cuba, e la decisione spetta al poco conosciuto ufficio del dipartimento del Tesoro americano che applica l’embargo commerciale: l’Ufficio per il controllo delle risorse straniere (OFAC).

Nell’ultimo anno la MLB ha presentato all’OFAC una serie di proposte nel tentativo di trovare un modo per superare gli ostacoli normativi e l’opposizione politica di chi vedrebbe l’accordo come una fonte di entrate per il regime di Castro. Per attenuare le preoccupazioni la MLB ha recentemente chiesto all’OFAC di approvare la creazione di un ente americano-cubano simile a una no-profit che riceverebbe una percentuale degli stipendi dei giocatori cubani, che sarebbero poi spesi per costruire nuove strutture per il baseball, programmi sportivi per i giovani e altre iniziative sportive a Cuba, ha raccontato Halem.

All’Avana i dirigenti cubani considerano le prossime due settimane fondamentali per trovare un accordo. All’Estadio Latinoamerica, lo stadio arrugginito dove Fidel Castro spesso lanciava la prima palla nelle partite, il rumore dei colpi dei martelli e il ronzio delle seghe elettriche riecheggiano contro il tabellone segnapunti. Sotto la targa della squadra di casa gli operai lavorano sodo per rimuovere i seggiolini e costruire una tribuna d’onore per Obama. La MLB ha mandato all’Avana uno dei suoi massimi esperti per assicurarsi che l’imminente partita fili liscia.

Nel parco più importante dell’Avana, dove i cubani si incontrano ogni giorno per discutere di baseball, si parla di Yankees e Red Sox e non del campionato cubano, il cui livello è calato molto con l’aumento delle fughe dei giocatori cubani. Per i tifosi e il governo cubano un accordo per risollevare le fortune in disgrazia del baseball locale non arriverà mai abbastanza presto. Allo stadio, Suárez e Higinio Vélez, il presidente della Fedarazione di baseball cubana, continuano a sottolineare la necessità di un accordo: «È arrivato il momento», continua a ripetere Vélez. Nessuno dei due però ha appoggiato la proposta che sta valutando in questi giorni il dipartimento del Tesoro americano: Suárez e Vélez hanno tuttavia ammorbidito alcune delle loro richieste precedenti, come l’obbligo per i giocatori cubani che giocano all’estero di tornare e trascorrere la pausa dei tornei esteri giocando nello storico campionato invernale cubano.

Secondo Peter Bjarkman, che ha scritto di recente un libro sul fenomeno della fuga dei giocatori cubani, la conclusione dell’accordo sul baseball ha la piena attenzione del vice presidente cubano, a testimonianza della sua importanza. «Il governo di Cuba sta assistendo allo sgretolamento del campionato cubano, e sa che deve fare qualcosa. Ma vuole raggiungere un accordo alle proprie condizioni», ha detto Bjarkman, sottolineando che se e quando sarà raggiunto un accordo il punto più importante sarà capire a quanti giocatori Cuba permetterà di trasferirsi negli Stati Uniti. «Non hanno ancora capito come concludere l’accordo senza compromettere l’intero campionato: è questo il problema», ha detto Bjarkman.

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