Stasera cinema?

Sono usciti "Brooklyn", il nuovo "Kung Fu Panda", un film sul giornalismo con Cate Blanchett e Robert Redford e "La corte", un film francese di cui si parla un gran bene

(Da "Brooklyn")
(Da "Brooklyn")

Per andare al cinema questo fine settimana aver già visto Il caso Spotlight non è indispensabile, ma aiuta. Escono infatti Brooklyn – un film che era candidato per l’Oscar poi vinto da Il caso Spotlight – e Truth – Il prezzo della verità, un altro film su un famoso caso di giornalismo statunitense dei primi anni Duemila. In questi giorni sono nei cinema anche Kung Fu Panda 3, il film francese La corte (di cui si parla davvero bene) e Frankenstein, di cui si parla davvero male.

Brooklyn

Tra gli otto candidati come Miglior film agli Oscar del 2016, Brooklyn è stato l’ultimo a uscire in Italia. Di Brooklyn si stanno dicendo ottime cose: è un film romantico e drammatico e anche la sua protagonista, l’irlandese Saorise Ronan, era candidata all’Oscar come Miglior attrice. Ronan interpreta Eilis Lacey, una giovane donna irlandese che negli anni Cinquanta emigra dal piccolo paese in cui vive con la madre e la sorella per andare a Brooklyn per cercare lavoro. Lo trova ma ha nostalgia di casa. La nostalgia le passa quando incontra e si fidanza con un idraulico italoamericano. Poi però è costretta a tornare in Irlanda, e una volta lì deve decidere cosa fare: restare dove è nata e cresciuta o tornare a New York. In Brooklyn c’è molta Irlanda: è irlandese Ronan, è irlandese il regista John Crowley ed è irlandese Colm Tóibín, che ha scritto il libro da cui il film è tratto. La sceneggiatura del film è però di Nick Hornby, che è britannico.

Brooklyn è costato relativamente poco – 10 milioni di dollari – e negli ultimi mesi ha incassato cinque volte tanto. Quando fu presentato al Sundance Film Festival, il famoso festival di cinema indipendente fondato da Robert Redford, ottenne quella che fu descritta come una “euforica standing ovation” e il critico di Playlist  ha scritto:

È una storia straziante e intensa sulle scelte, gli stati, le promesse, i sacrifici e l’amore. Brooklyn è un ritratto superbo, luminoso e agrodolce di chi siamo, i posti da cui veniamo, quelli in cui vogliamo andare e quelli che chiamiamo casa.

– Prima o dopo il film: i film su quelli che nel Novecento decisero di lasciare l’Europa per provare a farsi una nuova vita in America sono molti. Uno dei meno conosciuti e meglio recensiti è Nuovomondo, del regista italiano Emanuele Crialese. È del 2006 ed è girato per la maggior parte in siciliano.

Kung Fu Panda 3

È in programmazione dal 17 marzo (anche se già era uscito in anteprima in un po’ di sale): come il titolo del film lascia sottilmente intendere, è il terzo film con protagonista Po, un panda che fa kung fu. Il primo film di Po è uscito nel 2008 e raccontava come il protagonista – impacciato e goffo come solo un panda può essere – scopre in realtà di essere un fenomeno delle arti marziali. Nel secondo film Po e i suoi compagni di kung fu devono combattere contro un malvagio pavone che vuole conquistare la Cina usando un’arma potentissima. Di Kung Fu Panda 2 si disse che era “visivamente raffinato” e che rispetto al primo aveva più azione e meno battute (o comunque meno battute divertenti). Nei primi due film si vede anche Ping, che è un’oca, gestisce un chiosco di spaghetti ed è il padre – adottivo, eh – di Po. Nel terzo film arriva il padre biologico di Po, che si chiama Li Shan (che è un panda serve dirlo?). A turbare la tranquillità di Po arriva Kai, un malvagio bue tibetano (o yak), contro cui bisogna combattere.

Una delle cose più interessanti del film sono i famosi doppiatori della versione inglese: tra gli altri ci sono Angelina Jolie, Dustin Hoffman, Jackie Chan, Lucy Liu, Bryan Cranston e Jeff Black (che fa Po). Le voci in italiano sono soprattutto di doppiatori professionisti. Fa eccezione quella di Po, che è di Fabio Volo. Proprio Volo ha avuto una discussione su Kung Fu Panda 3 e il concetto di paternità con Mario Adinolfi, giornalista romano noto per una sua recente e fervente svolta religiosa. La discussione nasceva dal fatto che Adinolfi aveva accusato il film di fare «il lavaggio del cervello gender ai bambini». «Hai trovato nella religione una casa confortevole per le tue patologie», ha detto Volo ad Adinolfi.

– Prima o dopo il film: i registi del film sono due, la statunitense Jennifer Yuh Nelson e l’italiano Alessandro Carloni, lo sceneggiatore di Dragon Trainer e del suo seguito.

Truth – Il prezzo della verità

È nei cinema dal 17 marzo ed è un film sul giornalismo: è ambientato nel 2004 negli Stati Uniti e racconta quello che successe prima e dopo che il programma televisivo di giornalismo 60 Minutes – condotto dal famoso giornalista Dan Rather e trasmesso dal canale tv CBS – mandò in onda un’inchiesta che metteva in discussione il passato militare dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush dicendo che era stato raccomandato e che non aveva prestato servizio come avrebbe dovuto. Dopo che quella puntata di 60 Minutes fu trasmessa, si scoprì che molte delle prove citate da Rather erano in verità poco attendibili. La protagonista di Truth è Mary Mapes, la produttrice di 60 Minutes che nel film è interpretata da Cate Blanchett. Il film è tratto da Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power, libro che Mapes scrisse nel 2005, offrendo la sua versione sulla vicenda e difendendo il suo operato, quello di Rather e quello della squadra che si occupò dell’inchiesta. A interpretare Rather è Robert Redford.

Truth è diretto da James Vanderbilt, uno sceneggiatore alla sua prima regia. Su IMDB il voto medio del film è 6,8 su 10 e su Rotten Tomatoes  è 3,4 su 5. Anche la maggior parte dei critici sembrano essere d’accordo con il parere degli spettatori: Truth viene di solito descritto come un film discreto, ben recitato da Redford e Blanchett, diretto in modo lineare e tradizionale. È però praticamente impossibile trovare un critico secondo il quale Truth è al livello di Il caso Spotlight ed è probabile che gli scarsi risultati di Truth al botteghino siano dovuti al fatto che il film è finito in secondo piano proprio a causa del successo di Il caso Spotlight.

– Prima o dopo il film: Il film non è piaciuto alla CBS, secondo la quale il regista ha cercato di “trasformare degli evidenti errori di giudizio e di giornalismo in atti di eroismo e martirio”. Non è piaciuto nemmeno al giornalista James Rainey, secondo il quale gli errori di giornalismo di Rather e di Mapes hanno rovinato quella che avrebbe potuto essere una buona storia. Rainey spiega che altri giornalisti – televisivi e non – si stavano occupando di quella vicenda e che, secondo lui, la fretta e le imprecisioni della squadra di giornalisti della CBS hanno rovinato quella notizia, “bruciandola” e impedendo ad altri giornalisti di occuparsene. Rainey spiega che tra quei giornalisti c’erano anche quelli del team Spotlight.

La corte

È un film del regista francese Christian Vincent, quello di La cuoca del presidente. È in Italia dal 17 marzo e il protagonista è Michel Racine, un giudice francese interpretato da Fabrice Luchini, che nel 2015 ha vinto la Coppa Volpi (il premio per il miglior attore) al Festival del cinema di Venezia. Racine è soprannominato il giudice “a due cifre” perché è molto severo e nelle sue sentenze dà spesso almeno dieci anni di carcere. Il film racconta soprattutto due cose: il processo presieduto da Racine che riguarda un giovane disoccupato accusato di aver ucciso la sua figlia neonata e l’incontro di Racine con una donna di cui si era innamorato anni prima. Quella donna è tra i giurati del processo.

– Prima o dopo il film: pensando a tribunali e giurati il film da vedere o rivedere è La parola ai giurati, un film del 1957 di Sidney Lumet. Il titolo inglese è 12 Angry Men.

Frankenstein

È un film di Bernard Rose, il regista di Il violinista del diavolo e La casa ai confini della realtà. Il film – lo si trova anche con il titolo scritto a cifre: Frank3n5t31n – si immagina che la creatura resa famosa dal romanzo di Mary Shelley prenda vita nei giorni nostri, a Los Angeles. Rispetto al romanzo di Shelley, le premesse sono simili, la storia però è diversa: il protagonista del film nasce infatti grazie alla genetica, e nasce bello. Il problema è che crescendo diventa piano piano orribile. È un film horror, e il suo voto su MyMovies è 1 su 5. Marianna Cappi scrive che la storia non è altro che “una piccozza per progredire verso sconsigliatissime vette di kitsch“.

– Prima o dopo il film: ad aprile arriva in Italia un altro film su Frankenstein. Il titolo è Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein: nel cast ci sono James McAvoy e Daniel Radcliffe e il regista è Paul McGuigan, quello di Slevin – Patto criminale.

Intanto, nei cinema:

– Room: era candidato a quattro premi Oscar – Miglior film, Miglior regia, Migliore sceneggiatura non originale e Miglior attrice protagonista – e ne ha vinto uno. Il regista è Lenny Abrahamson – quello di Frank, il film con il personaggio con una maschera di cartapesta in testa – e la storia è tratta dal romanzo Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue. Libro e film raccontano la storia di Joy, una ragazza di 24 anni che da sette vive reclusa in una stanza dopo che un uomo – chiamato “Old Nick” (che in inglese è uno dei nomi del diavolo) – l’ha rapita. La donna ha anche un figlio, nato da uno dei rapporti sessuali a cui è stata costretta dal suo rapitore. Il figlio ha cinque anni e ha vissuto tutta la sua vita nella stanza dove è rinchiusa sua madre. Di Room si è parlato benissimo.

– Legend: è nei cinema dal 3 marzo e racconta la storia dei gemelli Kray, due famosi gangster della Londra degli anni Sessanta. Il film è tratto dal libro The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins, scritto nel 1972 da John Pearson. A interpretare i due gemelli Kray – Ronald e Reginald – è un solo attore: Tom Hardy. Hardy, anche lui britannico, è uno degli attori i cui film sono andati meglio negli ultimi anni: ha recitato in Inception, Il cavaliere oscuro – Il ritorno e Lawless e nel 2015 ha avuto un ruolo da protagonista in Mad Max: Fury Road e uno piuttosto importante in The Revenant. Due film che insieme hanno vinto sei Oscar (avevano 22 nomination).

– Ave, Cesare!: è il nuovo film dei fratelli Joel ed Ethan Coen, la coppia di registi e sceneggiatori statunitensi famosa soprattutto per Fargo, Il Grande Lebowski e Non è un paese per vecchi. Il film è ambientato negli anni Cinquanta e il protagonista è Eddie Mannix (Josh Brolin), un uomo che lavora come “facilitatore” per i film realizzati dal suo studio cinematografico, la Capitol Pictures: Mannix deve per esempio controllare che le riprese vadano secondo i piani e tenere a bada capricci e vizi degli attori, evitando che i particolari delle loro vite private diventino pubblici. Ave, Cesare! è una commedia ma c’è anche molto altro: è la storia di un rapimento, è una dichiarazione d’amore (secondo altri una critica) alla Hollywood di quegli anni ed è un film che, come succede quasi sempre con i Coen, ha molti possibili livelli di lettura.

– Forever Young: il regista è Fausto Brizzi – quello di Notte prima degli esamiEx e Indovina chi viene a Natale? – e nel cast ci sono Fabrizio Bentivoglio, Teo Teocoli, Sabrina Ferilli, Claudia Zanella, Stefano Fresi e Pasquale Petrolo (più noto come Lillo, del duo comico Lillo & Greg). Forever Young è una commedia corale che racconta le vite di alcuni più-o-meno cinquantenni (qualcuno dei protagonisti ha qualche anno in meno, altri ne hanno un po’ di più) che sono quasi tutti accomunati dal sentirsi ancora giovani o dal voler comunque provare a esserlo o sembrarlo.