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  • Venerdì 11 marzo 2016

I dubbi sulla morte di Mikhail Lesin

L'ex ministro e consigliere di Putin morto a novembre è stato ucciso da un "forte colpo" alla testa e non da un infarto, dicono le nuove perizie

di Michael Birnbaum – Washington Post

Mikhail Lesin (a destra) con l'ex ministro per le Comunicazioni e l'Informatica russo Leonid Reiman, il 28 agosto del 2000 l(AFP/Getty Images)
Mikhail Lesin (a destra) con l'ex ministro per le Comunicazioni e l'Informatica russo Leonid Reiman, il 28 agosto del 2000 l(AFP/Getty Images)

La morte dell’ex ministro delle Telecomunicazioni russo e consigliere del Cremlino Mikhail Lesin in un hotel di Washington lo scorso novembre è stata causata da ferite provocate da un forte colpo, e a Mosca stanno circolando diverse teorie complottistiche su chi potrebbe averlo voluto morto. La morte di Mikhail Lesin – che era stata inizialmente attribuita dalla famiglia a un infarto – aveva generato subito parecchio scetticismo tra gli oppositori del governo russo. In un mondo in cui ex agenti del KGB vengono avvelenati a Londra con del tè radioattivo e avvocati degli oppositori del governo russo muoiono nelle carceri di Mosca, la morte del 57enne Lesin al Dupont Circe, un hotel di medio livello di Washington, era destinata a sollevare dei sospetti.

Le recenti rivelazioni dell’Ufficio di medicina forense di Washington, che ha reso noto che Lesin subì un colpo alla testa e riportò estese ferite da trauma anche in altre parti del corpo, hanno riportato immediatamente l’attenzione sul caso. Alcuni giornalisti russi critici verso il governo – molti dei quali conoscevano Lesin fin dagli anni precedenti alla dissoluzione delll’Unione Sovietica – hanno detto che sarebbe stato ucciso perché sapeva troppo delle dinamiche interne al Cremlino. Altre persone sostengono teorie decisamente più complottistiche e ritengono che Lesin non sarebbe morto ma starebbe aiutando gli investigatori americani a scoprire di più sul conto della Russia (stando a quest’ultima ricostruzione, di cui non esistono prove, la polizia di Washington e l’FBI agirebbero come i loro omologhi russi). Diversi giornalisti si sono chiesti per quale motivo Lesin – le cui società valevano svariati milioni di dollari – si trovasse a Washington, e in particolare in un hotel di medio livello da 190 dollari a camera per notte. «Wow! Quest’uomo ha avuto una vita molto interessante, e sembra che anche la sua morte lo sia», ha scritto Ilya Krasilshik, una giornalista di Meduza, una società di news lettone che pubblica in lingua russa ed è critica verso il Cremlino.

Lesin ha avuto un ruolo centrale nella trasformazione del panorama mediatico russo in uno strumento di influenza e controllo del governo. Si era formato come ingegnere e aveva contribuito alla fondazione di una delle prime agenzie pubblicitarie russe, iniziando poi a lavorare alla televisione di stato russa sotto la presidenza di Boris Yeltsin. Dopo la salita al potere di Vladimir Putin nel 2000 Lesin assunse il controllo del canale televisivo d’opposizione NTV invertendone l’orientamento. Lesin – un confidente di vecchia data di Putin e suo consulente per le pubbliche relazioni –  contribuì a plasmare l’immagine nazionale di Putin come quella di un leader virile e incorruttibile. Per promuovere l’immagine della Russia all’estero e diffondere la visione anti-occidentale del Cremlino a un pubblico sempre maggiore, Lesin aveva incoraggiato la creazione di Russia Today, una rete televisiva in lingua inglese che dalla sua fondazione nel 2005 si è diffusa in tutto il mondo. Recentemente Lesin si era dimesso dal ruolo di capo di Gazprom–Media, una holding che possiede diverse importanti reti televisive filo-governative e il giornale pro-Cremlino Izvestiya, a causa di dissapori con il direttore di una importante radio russa,  Alexey Venediktov, in merito al licenziamento di un giornalista che aveva criticato il governo.

Secondo alcune fonti russe, tuttavia, la morte di Lesin sarebbe stata sapientemente inscenata. «La faccenda di Lesin è decisamente strana», ha scritto su Twitter Oleg Kozyrev, una blogger russa di opposizione, «sembra che sempre più persone decidano di entrare in un programma per la protezione dei testimoni. Forse Lesin è ancora vivo e sta fornendo prove importanti all’FBI». Altre persone sono rimaste semplicemente perplesse dal fatto che ci sia voluto così tanto tempo perché la notizia che la morte di Lesin sia stata causata da un forte colpo diventasse di dominio pubblico. «Non capisco», ha scritto Alexander Plyushev, il giornalista della stazione radio Ekho Moskvy che Lesin voleva licenziare, «se la morte di Lesin è stata provocata da un “forte colpo” perché ci è voluto così tanto tempo per determinarlo?». Come è già successo in passato con la morte improvvisa di altre persone legate al Cremlino per ora le circostanze della morte di Lesin rimangono torbide. «L’unica cosa chiara è che non è morto per cause naturali», ha detto Dmitry Spiridonov, direttore del quotidiano economico russo Kommersant,  «è già qualcosa: ma non c’è niente di chiaro in questa storia».

© 2016 – Washington Post