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  • Mercoledì 2 marzo 2016

La crisi più grave di cui non avete sentito parlare

Nel sud dell'Africa c'è una gravissima siccità: la stagione delle piogge è stata la più secca degli ultimi 35 anni, il prezzo del mais è schizzato, decine di migliaia di animali sono morti

La carcassa di una mucca sul letto del fiume Black Umfolozi River, a Nongoma , Sudafrica
9 novembre 2015

(MUJAHID SAFODIEN/AFP/Getty Images)
La carcassa di una mucca sul letto del fiume Black Umfolozi River, a Nongoma , Sudafrica 9 novembre 2015 (MUJAHID SAFODIEN/AFP/Getty Images)

I paesi dell’Africa meridionale e orientale stanno affrontando ormai da mesi una grave siccità dovuta al fenomeno climatico “El Niño”. In alcune zone di Zimbabwe, Malawi, Zambia, Sudafrica, Mozambico, Botswana e Madagascar la stagione delle piogge di questi mesi è stata finora la più secca degli ultimi 35 anni. Il 5 febbraio il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha dichiarato lo stato di calamità nelle aree rurali del paese a causa della siccità: più di un quarto della popolazione dello Zimbabwe rischia di rimanere senza cibo. Anche in alcune province del Sudafrica e del Lesotho è stata dichiarata l’emergenza. Molte riserve d’acqua si sono esaurite, decine di migliaia di capi di bestiame sono morti (circa 16.500 soltanto in Zimbabwe) e numerose coltivazioni sono state distrutte.

A causa della siccità decine di milioni di persone stanno affrontando una crisi alimentare, tuttavia come spesso accade l’attenzione dei media per la situazione è piuttosto scarsa. Secondo la rivista statunitense Mother Jones gli organi di informazione americani hanno dato molto più spazio al periodo di siccità che ha colpito la California quest’estate. I maggiori media italiani non sono da meno.

L’aumento del prezzo del mais

Il 12 febbraio il governo dello Zambia ha vietato le esportazioni di mais; lo Herald, quotidiano dello Zimbabwe di proprietà statale, ha scritto che gli importatori del paese hanno dovuto rinunciare a 70 mila tonnellate di mais che avevano già pagato per un valore di circa 22 milioni di euro. Lo Zambia ha bloccato le esportazioni perché sta cercando a sua volta di mettere da parte riserve di cibo. Il prezzo del mais da quelle parti sta continuando a crescere: tra gennaio 2015 e gennaio 2016 il prezzo del mais bianco è cresciuto del 36 per cento.

In Lesotho, Swaziland, Zambia e Zimbabwe, la semina del mais – che solitamente avviene tra ottobre e dicembre – è stata ritardata di due mesi o più a causa delle scarse piogge, e per questa ragione i raccolti (che si fanno solitamente a marzo) saranno ridotti. In Malawi il prezzo del mais è cresciuto del 73 per cento rispetto alla media di dicembre 2015, in Mozambico del 50 per cento, in Zimbabwe del 53 per cento. In Sudafrica il prezzo del mais bianco è raddoppiato in un anno, quello del mais giallo (usato prevalentemente per nutrire il bestiame) è cresciuto del 56 per cento.

Secondo le stime del Programma alimentare mondiale (World Food Programme, WFP), in tutta l’Africa meridionale circa 49 milioni di persone potrebbero essere coinvolte dagli effetti della siccità, 40 milioni nelle campagne e 9 milioni nelle aree urbane, tra le fasce più povere della popolazione. In questi paesi 14 milioni di persone già oggi soffrono la fame e la situazione è destinata a peggiorare perché secondo le previsioni fino alla fine di marzo le piogge saranno inferiori alla media. Il WFP ha deciso di distribuire cibo in Zimbabwe per circa 2,4 milioni di persone dopo la dichiarazione di Mugabe, che ha chiesto circa 1,5 miliardi di euro per poter pagare riserve di cereali.

Il Sudafrica punta sulle importazioni di mais OGM

Per evitare una crisi alimentare, il Sudafrica ha deciso di alleggerire alcune restrizioni vigenti sulla distribuzione dei cereali OGM. Circa il 90 per cento del mais del Sudafrica è geneticamente modificato, ma ogni nuova specie deve essere approvata dal governo prima di essere importata e coltivata. A volte capita che le navi cargo che trasportano OGM siano respinte perché si teme una contaminazione con specie non ammesse. Inoltre i cereali OGM d’importazione non possono essere immagazzinati, ma devono essere trasportati dai porti direttamente agli impianti di lavorazione. Il 23 febbraio il governo ha deciso di cambiare quest’ultima norma e consentire lo stoccaggio di mais OGM per poter aumentare il volume delle importazioni, anche se per ora non si sa quando il provvedimento entrerà in vigore.

L’ipotesi di ampliare la gamma degli OGM ammessi è stata considerata a sua volta allo scopo di aumentare gli scambi tra il Sudafrica e gli Stati Uniti: infatti è stato stimato che il Sudafrica debba importare circa 1,2 milioni di tonnellate di mais bianco e 2,6 tonnellate di mais giallo, e solo Stati Uniti e Messico hanno una produzione tale da poter soddisfare questa domanda. Il mais statunitense è più economico e quindi è con gli Stati Uniti che il Sudafrica commercia di più.

In Sudafrica circa 37 mila persone impiegate nel settore agricolo hanno perso il lavoro a causa della siccità negli ultimi mesi del 2015. Dal 1904, da quando il Sudafrica ha iniziato a registrare i livelli di precipitazioni annue, non era mai piovuto così poco come nel 2015. Il calo della produzione agricola ha portato a una diminuzione della produzione nelle fabbriche e quindi alla perdita di posti di lavoro.

In Zimbabwe si festeggia Mugabe nonostante la siccità

Il 21 febbraio è stato il novantaduesimo compleanno di Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe dal 1987 (dopo essere stato primo ministro dal 1980), che è il capo di stato al potere da più tempo in Africa e il più anziano in carica di tutto il mondo. Dal 1986 il suo compleanno è una festa nazionale e anche quest’anno sarà celebrato nonostante la siccità: i festeggiamenti avverranno il 27 febbraio nella città orientale di Masvingo, tradizionalmente una roccaforte del partito del presidente, l’Unione Popolare Africana dello Zimbabwe (ZANU). Gli scorsi anni le celebrazioni sono costate quasi un milione di euro (tra cibo, trasporti e alloggi per gli ospiti) e per questo gli oppositori di Mugabe – al quale è negato il visto per i paesi europei a causa delle violazioni dei diritti umani commesse dal suo regime – hanno criticato la decisione di organizzare la festa.

La festa per il compleanno di Mugabe non è l’unica ragione di scontento tra gli abitanti dello Zimbabwe provati dalla carestia. Un reportage di Reuters nell’area del Marange nell’est del paese, dove sono presenti numerose miniere di diamanti, racconta che nonostante la legge imponga alle imprese minerarie di investire parte dei profitti per lo sviluppo delle comunità locali, i sistemi di irrigazione della zona non sono stati migliorati. Molti abitanti del Marange, dove vivono circa 80 mila persone, non riescono a fare nemmeno un pasto completo al giorno e per sopravvivere raccolgono frutti selvatici.

Le diverse facce della siccità

Il 2015 è stato l’anno più caldo da quando si è iniziato a registrare le temperature globali nel 1880. Secondo gli scienziati, la responsabilità dell’innalzamento delle temperature è dipesa anche da “El Niño”, che in Africa è causa di scarsità di precipitazioni nel sud (condizione che dovrebbe continuare fino ad aprile o maggio) e di uno speculare aumento delle piogge in alcune regioni dell’Africa orientale, in particolare in Kenya e in Somalia. Tuttavia in Etiopia, confinante con questi due stati, l’altitudine più elevata impedisce che la maggiore umidità si traduca in precipitazioni, e per questo anche il paese sta affrontando una grave siccità, la peggiore dagli anni Sessanta. Durante l’ultima grande carestia etiope, avvenuta tra il 1983 e il 1984, un milione di persone morì, anche a causa dei duri provvedimenti decisi dalla dittatura. Oggi più di 10 milioni di etiopi rischiano di rimanere senza cibo: almeno 435 mila bambini hanno bisogno di cure contro un grave stato di malnutrizione, secondo l’UNICEF. Le piogge primaverili, solitamente meno influenzate da “El Niño”, potrebbero permettere all’agricoltura di riprendersi.