L’archivio segreto di Bob Dylan

È composto da seimila documenti e il "New York Times" ne ha visti alcuni in anteprima: ci vorranno due anni per catalogarli e poi saranno esposti a Tulsa, in Oklahoma

Bob Dylan nel 1966 a Londra (Express Newspapers/Getty Images)
Bob Dylan nel 1966 a Londra (Express Newspapers/Getty Images)

Bob Dylan – il cui vero nome è Robert Allen Zimmerman – ha iniziato a suonare alla fine degli anni Cinquanta e ancora oggi, a 74 anni, continua a suonare (nel 2015 è uscito un suo nuovo disco – Shadows in the Night – e ad aprile sarà in tour in Giappone). Per tutta la sua carriera Dylan ha tenuto da parte lettere, registrazioni, filmati, fotografie e testi (scritti e riscritti) di molte sue canzoni. Tutte queste cose fanno parte di un archivio enorme di cui tutti gli esperti e gli ammiratori di Dylan parlavano e fantasticavano da diversi anni ma che nessuno, se non alcuni dei più stretti amici di Dylan, aveva visto. Ora i seimila documenti che lo compongono sono stati comprati per circa 18 milioni di euro da due istituzioni dell’Oklahoma, uno stato nel sud degli Stati Uniti: un giornalista del New York Times ha potuto vedere in anteprima alcuni di questi documenti e ne ha parlato nell’articolo “L’archivio segreto di Bob Dylan“.

Ben Sisario, l’autore dell’articolo, ha scritto che i documenti sono «più vasti e profondi di quanto anche il maggior esperto di Dylan si potesse immaginare». Secondo Sisario i documenti permetteranno di avere nuovi punti di vista sul lavoro di Dylan, in particolare sul modo in cui lavorava sui suoi testi. Sisario scrive che l’archivio «è un successivo passo verso la canonizzazione di Dylan come un gigante della letteratura statunitense, non solo come icona musicale». L’archivio è stato acquistato dalla George Kaiser Family Foundation (una fondazione guidata da Geroge Kaiser, un uomo d’affari di 73 anni) e dall’Università di Tulsa (un’università privata).

Tutti i documenti dell’archivio di Dylan saranno a breve trasferiti in Oklahoma e lì saranno studiati, catalogati e digitalizzati. Ci si aspetta che queste tre fasi dureranno circa due anni, al termine dei quali alcuni documenti saranno esposti a Tulsa – la seconda più grande città dell’Oklahoma – insieme ad altri documenti storici: una copia della Dichiarazione d’indipendenza, un insieme di opere d’arte dei nativi americani e alcuni documenti di Woody Guthrie, un musicista folk statunitense morto nel 1967, che ebbe una grande influenza su Dylan. Dylan ha commentato la notizia dicendo di essere felice che i suoi archivi abbiano trovato una casa e che, tra le altre cose, «saranno messi insieme ai documenti di Woody Guthrie».

Sisario spiega che negli archivi ci sono “voluminose stesure” fatte durante ogni fase della carriera di Dylan e che ci sono “dozzine di riscritture” che documentano l’evoluzione di molte sue canzoni, comprese quelle quasi sconosciute come per esempio Dignity. Dylan usò più di 40 pagine per scriverla e riscriverla e alla fine decise di non metterla nel suo disco del 1989 Oh Mercy. La canzone è poi uscita nel novembre del 1994.

Tra i documenti ce n’è uno in cui si vede una prima bozza del testo di Ballad of a Thin Man, canzone del 1965. Sisario scrive che dai documenti si legge parte del testo – “You know something’s happening here but you,” – ma manca il resto della frase (diventata piuttosto famosa): “Don’t know what it is. Do you, Mister Jones?”

Sisario racconta che tra i documenti c’è anche un biglietto che la cantante Barbara Streisand scrisse a Dylan nel novembre 1978: Streisand ringraziava Dylan per averle spedito dei fiori e gli chiedeva di registrare insieme una canzone. «Non ci sono segni di una risposta», scrive Sisario.