Anish Kapoor sarà l’unico artista a poter usare un certo tipo di colore nero

Non è un nero normale: è il "vantablack", il nero più nero del mondo, creato da una società che ne ha ceduto i diritti tra molte polemiche

Anish Kapoor al "Grand Palais" di Parigi nel 2011 (PATRICK KOVARIK/AFP/Getty Images)
Anish Kapoor al "Grand Palais" di Parigi nel 2011 (PATRICK KOVARIK/AFP/Getty Images)

L’artista inglese di origine indiana Anish Kapoor, famoso soprattutto per la porta-nuvola di Chicago e lo specchio che riflette il cielo al Rockefeller Center di New York, ha comprato i diritti esclusivi di un colore che non ha creato: il vantablack, definito “il nero più nero del mondo”. Ma la questione è piuttosto discussa.

Il nome “vantablack” deriva dal composto di “Vertically Aligned NanoTube Arrays” (“disposizioni di nanotubi allineati verticalmente”) e “black” (“nero”). Il colore è infatti composto di nanotubi di carbonio, cilindri microscopici formati dagli atomi di carbonio. Le onde luminose restano intrappolate tra questi cilindri e rimbalzano dall’uno all’altro fino a quando vengono quasi completamente assorbite: il vantablack assorbe così il 99,965 per cento della luce ed è, effettivamente, nerissimo. È stato prodotto dalla società britannica Surrey NanoSystems ed è stato originariamente sviluppato per scopi militari, per dipingere cioè gli stealth, aeroplani realizzati con tecnologie che li rendono “invisibili” o, meglio, poco percettibili ai radar. Il suo creatore, Ben Jensen, aveva dato un’intervista al New York Times nel 2014 spiegando che se si usa il vantablack per dipingere un vaso pieno di fiori, per esempio, il vaso agli occhi perde la tridimensionalità e diventa una semplice sagoma. Solo i fiori vengono percepiti in tre dimensioni. Aveva anche detto che questo colore «potrebbe cambiare il nostro modo di vedere l’universo» e aveva spiegato di essere felice che «un artista della grandezza e della reputazione di Anish Kapoor fosse interessato a esplorare le possibilità del colore in ambito creativo».

Vantablack

Un campione di Vantablack. Il centro di un foglio di carta stagnola arricciato è stato rivestito con questo colore: i margini vengono percepiti come tridimensionali, mentre la parte colorata sembra piatta (NanoSystems)

Secondo il Daily Mail, la Surrey NanoSystems ha confermato di aver ceduto i diritti di utilizzo del colore a Kapoor, ma non si conoscono le condizioni di questa cessione e l’artista stesso non ha fatto commenti. Qualche tempo fa aveva parlato del vantablack alla BBC: «È così nero che quasi non si vede: ha una qualità straordinaria. Immaginiamo uno spazio così scuro da farci perdere il senso del tempo e di chi siamo se lo attraversiamo. Ecco, l’effetto è questo: nel disorientamento che deriva dalla perdita di coscienza dello spazio, l’uomo deve far leva su qualcos’altro, su qualcosa che non conosce nella propria interiorità».

La decisione di vendere in esclusiva un colore a un artista è stata però molto criticata. L’artista indiano Shanti Panchal ha detto per esempio di non aver mai sentito «una cosa così assurda: nel mondo dell’arte nessuno dovrebbe avere il monopolio su qualcosa». L’artista inglese Christian Furr (chiamato dalla regina Elisabetta II per realizzare un suo ritratto) vorrebbe usare il vantablack per una nuova serie di dipinti intitolata Animals: «Dovremmo poterlo utilizzare tutti», ha spiegato. C’è un precedente nella storia dell’arte, ma le circostanze erano diverse: verso la metà degli anni Cinquanta (e dopo anni di ricerca) l’artista francese Yves Klein creò un particolare blu, l’International Klein Blue, che utilizzò soprattutto a partire dal 1957 e che brevettò nel 1960.