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  • Lunedì 29 febbraio 2016

Le cose da sapere su “American Sniper” e la storia di Chris Kyle

È il film di Clint Eastwood, ispirato alla storia vera (pazzesca) del miglior cecchino dell'esercito statunitense

Stasera andrà in onda su Canale 5 il film American Sniper diretto da Clint Eastwood e con Bradley Cooper come attore protagonista. Il film è uscito nel gennaio 2015, è stato candidato a 6 premi Oscar, ma ha vinto solo quello per il Miglior montaggio sonoro. Il film è tratto dalla storia vera di Chris Kyle, un soldato dei Navy SEAL, il corpo speciale della marina militare americana noto per aver scovato e ucciso Osama bin Laden nel 2011. Chris Kyle ha avuto una vita pazzesca, oggi è noto per essere stato il miglior cecchino nella storia dell’esercito degli Stati Uniti e nel 2012 è uscita una sua autobiografia, che ha venduto più di un milione di copie e che è servita come base per la sceneggiatura del film.

Il film

Gli attori nei ruoli principali di American Sniper sono Bradley Cooper e Sienna Miller. I diritti del libro erano stati acquistati subito da Warner Bros, e in un primo tempo il regista a cui era stato affidato il film era stato Steven Spielberg. Poi Spielberg aveva rinunciato, e al suo posto è stato coinvolto Clint Eastwood. Del film si è parlato molto, non solo per la storia di Kyle, ma perché in molti si sono chiesti se non fosse un film di propaganda per l’esercito americano. Il regista Michael Moore – generalmente considerato “di sinistra”, che ha diretto film come Fahrenheit 9/11Bowling a Columbine – e l’attore Seth Rogen hanno criticato il film sui social network (sebbene poi abbiano ritrattato). Moore ha scritto su Twitter: «Mio zio è stato ucciso da un cecchino durante la Seconda guerra mondiale. Ci è stato insegnato che i cecchini sono dei codardi, che sparano alle spalle. I cecchini non sono degli eroi». Rogen ha paragonato American Sniper ai filmati di propaganda nazista che appaiono alla fine del film Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. In seguito Rogen e Moore hanno detto che i loro commenti sono stati presi fuori contesto.

Il film ha sollevato diversi problemi riguardo il modo in cui vengono trattati i soldati di ritorno dalla guerra e su come loro affrontano le operazioni militari, oltre che una riflessione più ampia sui risultati ottenuti dalle varie guerre, al netto di un notevole sacrificio. Nel momento in cui è uscito il film inoltre, c’era la percentuale più bassa di popolazione americana che faceva parte dell’esercito, lo 0,5 per cento.

La bambola

Al di là della critica di propaganda, il film è stato generalmente apprezzato da pubblico e critica: si è parlato molto però di una scena in cui Kyle è tornato da una missione in Iraq e sua moglie ha da poco partorito loro figlio. Nella scena è stata utilizzata una bambola e la cosa è abbastanza evidente. In un tweet poi cancellato, lo sceneggiatore del film Jason Hall ha risposto concisamente alle critiche: «Odio rovinare il divertimento, ma il bambino vero numero 1 è arrivato con la febbre. Il bambino vero numero 2 non si è presentato. (E la voce di Clint) Datemi la bambola, ragazzi».

La storia vera di Chris Kyle

(Da qui in avanti ci sono SPOILER)

Kyle prese parte a quattro diverse fasi della guerra in Iraq, sopravvivendo a diversi attacchi nemici e vedendo morire molti suoi compagni. Per i combattenti iracheni Chris Kyle era uno dei nemici più temuti e odiati: lo chiamavano al-Shaitan Ramadi (“il diavolo di Ramadi”), dal nome della città – poco distante da Baghdad – dove Kyle trascorse gran parte della sua permanenza in Iraq. Nel corso delle diverse campagne militari a cui prese parte, Kyle uccise in totale 160 nemici. I ribelli iracheni misero su di lui una taglia di 80 mila dollari.

Sul casco e sul giubbotto di tutti i soldati del plotone di Kyle era disegnato lo stemma del Punitore (l’eroe-giustiziere Marvel che uccide i criminali senza rispettare nessuna legge). Kyle aveva ulteriormente personalizzato la sua divisa: aveva tagliato via le maniche della maglietta in modo da mostrare la croce rossa da cavaliere templare tatuata sul suo braccio («perché tutti sappiano che sono un cristiano», ha scritto nella sua autobiografia).

Il primo bersaglio centrato da Kyle in guerra fu una donna che avanzava verso uno degli avamposti a Nasiriyya, a marzo del 2003, tenendo un bambino per mano e una granata nell’altra mano. A una giornalista del Time che nel 2012 gli chiese se si fosse mai pentito anche di uno soltanto dei suoi 160 colpi mortali, Kyle rispose di no, che ha sempre sparato per difendere i suoi compagni da un pericolo. Nel film la storia è leggermente differente: Kyle spara al bambino a cui la madre ha dato la granata.

Quando tornò dalla guerra Kyle iniziò a manifestare i primi sintomi di una patologia molto diffusa tra i soldati che sopravvivono a eventi particolarmente drammatici e cruenti: il disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Molti pazienti affetti da PTSD tendono ad adottare misure in difesa della loro vita anche in situazioni in cui la loro vita non è più in pericolo. La moglie di Kyle, Taya, racconta che Kyle si teneva sempre lontano dai mucchi di spazzatura per strada, che a Fallujah e a Ramadi i ribelli utilizzavano per nascondere le bombe. Un’altra volta Taya fece scattare per sbaglio l’allarme di casa e Kyle corse a rifugiarsi sotto un tavolo.

Kyle riuscì a guarire dal PTSD impegnandosi con i veterani e i ragazzi affetti dal suo stesso disturbo: si accorse che trascorrere del tempo andando a caccia insieme permetteva agli ex militari di fare gruppo, di condividere una passione che avevano in comune, e intanto di raccontarsi a vicenda le esperienze dolorose che ciascuno di loro aveva vissuto.

L’incontro con Routh e la morte

Il 25 gennaio 2013, mentre lasciava i bambini a scuola, Kyle incontrò una signora che si presentò come Jodi Routh: era la madre di un ragazzo di venticinque anni, Eddie Routh, un ex marine affetto da una grave forma di PTSD. Jodi Routh aveva sentito parlare delle attività organizzate da Kyle, della sua generosità e della sua sensibilità con i reduci di guerra, e gli chiese di aiutare suo figlio.

ll 2 febbraio 2013, dopo aver assistito con la moglie a una partita di calcetto del figlio, Kyle e un amico, Chad Littlefield, si avviarono con il pick-up di Kyle verso Lancaster, per passare a prendere Routh e andare tutti e tre al poligono di tiro all’aperto giù a Rough Creek Lodge, un resort a 150 chilometri da Dallas. Routh uccise sia Kyle che Littlefield e venne arrestato poco tempo dopo: in una telefonata alla sorella disse che lo aveva fatto perché non poteva fidarsi di loro, e che li aveva uccisi prima che loro potessero uccidere lui.

Il funerale di Kyle e la lobby delle armi

Il funerale di Chris Kyle fu celebrato nello stadio dei Dallas Cowboys – la principale squadra di football di Dallas e una delle più famose degli Stati Uniti – davanti a circa settemila persone, tra cui l’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin (per un po’ di tempo Kyle era stato tra le sue guardie del corpo). Sul maxischermo dello stadio passarono delle fotografie di Kyle sulle note di Forever Young di Rod Stewart, Back in Black degli AC/DC e You raise me up di Josh Grobam: nella maggior parte delle foto Kyle imbracciava un’arma. Kyle fu sepolto a Austin il giorno successivo, dopo una processione automobilistica da Midlothian lunga 200 miglia con le persone affollate lungo il percorso (le immagini sono mostrate nel finale del film).