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  • Sabato 20 febbraio 2016

Prepararsi alla morte, secondo Umberto Eco

Nel 1997 Eco scrisse un articolo inventivo e ironico: "Come prepararsi serenamente alla morte"

umberto-eco

Umberto Eco è morto ieri notte a Milano, a 84 anni. Nel 1997 Eco aveva scritto una spiritosa riflessione sull’attesa della morte in una delle sue rubriche settimanali sull’Espresso, intitolata “Come prepararsi serenamente alla morte” (poi pubblicata nella raccolta “A passo di gambero“): riflessione che è esemplare dell’acutezza di Eco nel riflettere sui tic umani e anche sui propri, e della sua bravura stilistica e logica nel tenersi in equilibrio – e tenere in equilibrio il lettore – tra ironia e parlare sul serio: in questo caso prendendo in giro la nostra inclinazione a voler pensare sempre che gli altri siano peggiori di noi, e insieme rivendicandola.

Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: “Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?” Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.
Allo stupore di Critone ho chiarito. “Vedi,” gli ho detto, “come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimidi di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.
Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?”

(continua a leggere sull’Espresso)