• Mondo
  • Sabato 20 febbraio 2016

Museveni ha vinto le elezioni in Uganda

Con oltre il 60 per cento dei voti, sarà presidente per il quinto mandato consecutivo: le opposizioni hanno parlato di brogli e irregolarità durante il voto

Yoweri Museveni in mezzo ai suoi sostenitori a Kampala, in Uganda (AP Photo/Ben Curtis, File)
Yoweri Museveni in mezzo ai suoi sostenitori a Kampala, in Uganda (AP Photo/Ben Curtis, File)

Yoweri Museveni, l’attuale presidente dell’Uganda, ha vinto le elezioni presidenziali che si sono tenute giovedì 18 febbraio. La commissione elettorale ugandese ha detto che Museveni ha ottenuto il 60,75 per cento dei voti, mentre il candidato arrivato secondo, Kizza Besigye, si è fermato al 35 per cento. La vittoria di Museveni – che ha 71 anni ed è al potere dal 1986 – era data per scontata: non era certo però che sarebbe arrivata al primo turno delle elezioni. Per Museveni si tratta del quinto mandato da presidente dell’Uganda. Diversi esponenti dell’opposizione, tra cui lo stesso Besigye, hanno parlato di brogli elettorali e hanno chiesto alla comunità internazionale di non riconoscere come regolare la vittoria di Museveni.

Gli osservatori dell’Unione Europea che hanno supervisionato le elezioni hanno detto che il partito di governo, il Movimento di Resistenza Nazionale (NMR), ha creato una “atmosfera intimidatoria”. Negli ultimi giorni in Uganda ci sono stati anche diversi episodi di violenza contro gli oppositori politici di Museveni: per esempio lunedì scorso c’erano stati degli scontri tra polizia e dei sostenitori di Besigye a Kampala, la capitale dell’Uganda, dopo che il candidato dell’opposizione era stato brevemente detenuto dalla polizia. Le autorità avevano anche bloccato alcuni social network, dicendo che si trattava di una misura di sicurezza.

L’Uganda ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1962. Negli anni successivi ci fu una guerra civile al termine della quale il paese fu governato da svariati dittatori, tra cui Idi Amin, tuttora considerato uno dei più eccentrici e sanguinari di tutta la storia africana. Si calcola che durante il suo regime furono uccisi circa 300 mila ugandesi. Tra le molte accuse che gli vennero mosse quando era in vita ci fu anche quella – mai documentata con certezza – di aver mangiato i corpi dei suoi avversari politici. Amin fu deposto nel 1979, dopo che l’Uganda fu invasa dalla Tanzania. Dopo diversi anni di guerriglia, nel 1986 prese il potere Museveni, che aveva combattuto nell’Esercito di liberazione nazionale.

Le elezioni presidenziali del 1996 furono le prime elezioni democratiche della storia dell’Uganda: durante il suo primo mandato, dal 1996 al 2001, Museveni riuscì a guadagnarsi rispetto nazionale e internazionale per aver migliorato le condizioni economiche dei cittadini e per aver stabilizzato un paese caotico. Realizzò un’efficace campagna di lotta all’AIDS e si impegnò per migliorare la condizione delle donne, nominando proprio una donna come sua vicepresidente. A partire dal secondo mandato, però, la sua presidenza ebbe una svolta repressiva e autoritaria. Nel 2005 Museveni fece approvare una legge che aboliva il numero massimo di mandati previsti per la carica di presidente della Repubblica, consentendogli di ricandidarsi potenzialmente a vita.