Kendrick Lamar per principianti

Chi è il rapper americano che ha sbancato ai Grammy e che ha fatto "il disco del 2015"

(Bennett Raglin/Getty Images for Power 105.1's Powerhouse 2015)
(Bennett Raglin/Getty Images for Power 105.1's Powerhouse 2015)

Lunedì 15 febbraio si è tenuta la cerimonia di consegna dei Grammy 2016, i più famosi premi musicali americani: nonostante siano i più importanti riconoscimenti dell’industria discografica mondiale, generalmente i Grammy non sono considerati davvero rilevanti dal punto di vista della qualità musicale (sono una specie di Sanremo americano, con le dovute proporzioni). Quest’anno però l’artista che ha ricevuto più nomination (11, in tutto) è stato il rapper americano Kendrick Lamar, che nel 2015 si è affermato come uno degli artisti più interessanti e apprezzati in circolazione, ricevendo elogi da praticamente tutta la critica. Il suo disco To Pimp a Butterfly, uscito lo scorso 15 marzo, è finito in praticamente tutte le liste dei migliori dischi del 2015: e in molte è comparso al primo posto. La performance di Lamar alla cerimonia di lunedì è stata giudicata da quasi tutti i siti di news come la migliore della serata.

Tra le nomination che ha ricevuto Lamar c’è quella per il miglior disco dell’anno, per la migliore canzone dell’anno (per “Alright”) e quella per la migliore performance rap. Alla fine Lamar ha vinto in tutto quattro Grammy, e solo nella categoria rap: però in quella categoria li ha vinti tutti (miglior canzone rap, miglior performance rap, miglior disco rap e miglior collaborazione con un artista rap), battendo gente come Kanye West, Drake, Lil Wayne, Nicki Minaj, Chris Brown, John Legend e Dr. Dre, tra gli artisti più affermati nella musica pop, hip hop e rap.

Lamar è nato nel 1987 a Compton, una città della contea di Los Angeles famosissima nella cultura hip hop: ci sono nati e cresciuti alcuni tra i rapper più importanti di sempre, come Eazy-E, Ice Cube e Dr. Dre. Proprio Eazy-E, Ice Cube e Dr. Dre furono tra i membri degli N.W.A., il più influente gruppo rap di sempre, che nel 1988 registrò il disco Straight Outta Compton e sui quali è stato girato un recente e apprezzato film, candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Compton è molto famosa anche per il suo altissimo tasso di criminalità, che negli anni Ottanta è stato strettamente legato con la nascita del cosiddetto gangsta rap, il genere degli N.W.A.: Compton è stato a lungo un quartiere controllato da gang criminali rivali (i Bloods e i Crips erano le più importanti) e fu uno dei centri delle violente rivolte di Los Angeles del 1992, che causarono decine di morti.

Quella di Lamar però non è stata un’adolescenza violenta e tormentata come quella di molti altri rapper: vivendo a Compton era costantemente esposto alla criminalità – quando aveva cinque anni assistette a un omicidio – ma era un buon studente di una scuola accanto alla quale vive ancora oggi, a pochi isolati dalla casa dei suoi genitori. Non si unì mai alle gang criminali di Compton, come invece fecero diversi suoi amici e familiari. A otto anni, nel 1995, assistette alle riprese del video di “California Love” di Tupac e Dr. Dre, rimanendone impressionato. Intorno ai sedici anni cominciò a registrare le prime canzoni, cominciando a farsi conoscere nel sud di Los Angeles e facendo le prime collaborazioni con altri rapper: nel 2009 formò insieme ai rapper Ab-Soul, Jay Rock e Schoolboy Q – oggi tutti molto famosi – un supergruppo rap, i Black Hippy. Passò i due anni successivi a lavorare a varie collaborazioni e a registrare singoli, affermandosi come il rapper più promettente nella costa ovest degli Stati Uniti e creando molte aspettative per il suo primo disco, Section.80, che uscì nel 2011.

A renderlo davvero famoso fu però il suo secondo disco, good kid, m.A.A.d city, che uscì l’anno dopo e fu subito un enorme successo di critica: è un “concept-album” (cioè un disco le cui canzoni sono collegate tra loro e raccontano una storia) su una giornata di un ragazzo nero di Compton che con i suoi amici gira per la città sul furgone della madre. Il giornalista Steve Marsh, in un lungo profilo scritto su Lamar per GQ nel 2013 – che gli dedicò la copertina del suo numero sull’“uomo dell’anno” – ha descritto il disco come un «Ulisse nero, un ritratto del rapper da giovane, e contemporaneamente una decostruzione delle violente figure retoriche del gangsta rap». Lamar infatti ha sempre voluto distanziarsi dagli stereotipi legati alla tradizionale rappresentazione dei rapper maschi e neri che si fanno una canna dietro l’altra, si circondano di belle ragazze e bevono superalcolici per tutta la notte a bordo di una piscina. Nel suo articolo Marsh spiegò esattamente come Lamar lo avesse sorpreso per il suo stile di vita “normale” e tranquillo: e Lamar, nonostante GQ gli avesse dedicato una storia di copertina molto positiva ed entusiasta, si arrabbiò parecchio, lamentandosi per la rappresentazione complessivamente negativa e a suo dire razzista della cultura a cui Lamar appartiene, che rafforzava gli stereotipi sull’hip hop.

Alla fine del 2013 Lamar aveva già collaborato con Lil Wayne, Dr. Dre, Snoop Dogg, Game, Eminem e Drake, era apparso al Saturday Night Live e aveva aperto i concerti del colossale Yeezus Tour di Kanye West. Nel febbraio del 2014 ricevette sette nomination ai Grammy. Nel giro di pochissimi anni Lamar aveva ricevuto gli apprezzamenti di praticamente tutti i più importanti rapper americani, ed era stato definito da moltissimi critici “il futuro del rap”. Pharrell Williams ha addirittura paragonato Lamar a Bob Dylan per la sua abilità nello scrivere i testi delle canzoni. Si guadagnò in fretta la fama di rapper “vecchia scuola”, più simile a Dr. Dre e a Tupac che ai più giovani Kanye West, Wiz Khalifa e Kid Cudi, riuscendo ad arrivare sia ai puristi dell’hip hop sia ai giovani, che avevano la possibilità di ascoltare rap di qualità fatto da un coetaneo. Il 15 marzo 2015 è uscito To Pimp a Butterfly, alla cui produzione hanno lavorato importanti musicisti contemporanei come Dr. Dre, Pharrell Williams, Flying Lotus e Terrace Martin. Il 30 giugno è uscito il video di “Alright”, il quarto singolo del disco: parla delle violenze della polizia americana contro gli afroamericani, ed è stato giudicato uno dei migliori video degli ultimi anni.

To Pimp a Butterfly è considerato da molti critici il miglior disco dello scorso anno: Pitchfork, tra i più importanti magazine musicali al mondo, gli ha dato un punteggio di 9,3/10; Billboard gli ha dato invece 4,5 stelle su 5, così come Rolling Stone. Per il disco hanno collaborato con Lamar alcuni tra i musicisti contemporanei più apprezzati e innovativi, come il sassofonista jazz Kamasi Washington e il bassista Thundercat.

Nel disco infatti Lamar ha mischiato un sacco di generi e di influenze, dal funk al jazz all’elettronica, riuscendo però a confezionare canzoni molto ascoltabili – alcune addirittura orecchiabili – nonostante sia di fatto un disco per molti versi sperimentale. “King Kunta”, uno dei singoli, ha per esempio oltre 90 milioni di ascolti su Spotify. In generale però è un disco che funziona poco a singoli e molto, invece, preso nel suo insieme: ci sono frasi parlate ripetute ossessivamente in diverse canzoni, temi musicali che ritornano e testi di canzoni che ne citano altri. Il decennio di riferimento sono gli anni Settanta, e infatti il disco è pieno di campionature di pezzi funk di quel periodo, nel quale la musica afroamericana era in un momento di grande popolarità ed espansione. Tra i fan illustri di Lamar negli ultimi mesi si è aggiunto anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha detto che la canzone “How Much a Dollar Cost” di To Pimp a Butterfly è la sua canzone preferita del 2015, e qualche settimana fa lo ha incontrato nello Studio Ovale della Casa Bianca.