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  • Lunedì 15 febbraio 2016

Le pensioni di reversibilità saranno abolite?

Ovviamente no, nonostante alcuni scrivano che saranno "tolte alle vedove per darle ai gay": il governo sta discutendo un'altra cosa

(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Molti giornali italiani stanno pubblicando articoli con toni allarmistici sulle conseguenze di un disegno di legge delega approvato dal governo. L’argomento del disegno di legge delega è la reversibilità delle pensioni, quel meccanismo per cui se una persona rimane vedova ha diritto a ricevere una parte (in alcuni casi la totalità) della pensione del coniuge morto. Alcuni articoli scrivono addirittura che il governo ha intenzione di modificare questo meccanismo per “dare i soldi ai gay”, cioè per trovare i soldi per permettere anche alle coppie omosessuali di godere dello stesso diritto dopo l’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili. “Il governo vuole cancellare la pensione di reversibilità”, ha scritto il blog di Beppe Grillo.

Andando con ordine: un disegno di legge delega è un disegno di legge che il governo presenta al Parlamento, che lo discute e poi da l’approvazione perché il governo abbia la delega a legiferare su un determinato ambito. Questo vuol dire che siamo ancora molto lontani da qualcosa di definitivo. Il disegno di legge in questione è quello sul contrasto alla povertà: all’interno si parla di parecchie cose, tra cui l’assegno sociale e altre forme di tutela per le persone più povere, oltre alle pensioni di reversibilità.

Al momento le pensioni di reversibilità sono basate sul reddito. Normalmente la persona vedova ha diritto al 60 per cento della pensione del coniuge morto: chi però ha un reddito superiore a tre volte la pensione minima ha diritto al 45 per cento anziché al 60; chi invece ha un reddito superiore a cinque volte il minimo ha diritto al 30 per cento della pensione del coniuge morto. Secondo quanto riportano molti giornali, il governo avrebbe intenzione di modificare il meccanismo e misurare la percentuale non sulla base del reddito del beneficiario ma sulla base dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che tiene conto anche di altre fonti di ricchezza, come il patrimonio immobiliare. Ne verrebbe fuori una valutazione della ricchezza più completa e quindi più equa, e potrebbe capitare quindi che – in virtù di questa nuova misurazione – la percentuale della pensione di alcuni vedovi si abbassi, o comunque che un più ampio gruppo di persone rientri nei tagli del 45 e del 30 per cento.

Il ministro Giuliano Poletti ha scritto che la polemica di questi giorni è infondata anche perché qualunque modifica non farebbe riferimento comunque alle pensioni in essere, ma a quelle future.