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  • Domenica 14 febbraio 2016

Si può denunciare uno scrittore per aver usato le foto di un giornale?

Il New York Times ha fatto causa all'autore di un libro che ha riprodotto alcune immagini delle sue prime pagine: secondo Virginia Postrel di Bloomberg è una mossa stupida

di Virginia Postrel - Bloomberg

È stato definito «un ridicolo colpo basso» e un «attacco isterico», ma la causa per violazione di copyright intentata dal New York Times contro l’autore e l’editore di un libro che critica le fotografie di guerra del giornale potrebbe rivelarsi una buona notizia per chi si occupa di commentare la cultura moderna invasa dalle immagini. Sempre che arrivi in tribunale.

Il libro in questione è War is Beautiful di David Shields, e sostiene che dall’inizio della guerra in Afghanistan il New York Times abbia sistematicamente pubblicato in prima pagina fotografie che «celebravano il fascino della guerra e dei sacrifici fatti in guerra». A sostegno della sua tesi, Shields riproduce nel libro 64 foto, ognuna su una pagina diversa, dividendole in categorie come “Padre”, “Dipinto”, “Film” e “Pietà”, sulla base dei loro elementi estetici. Nella quarta di copertina il libro mostra le foto nel contesto originale, con una miniatura di circa 5 centimetri per 7 delle prime pagine da cui sono tratte. La quarta di copertina contiene dei brevi saggi da leggere come parte del libro che la rendono parte integrante del testo, a differenza delle classiche sovraccoperte.

Shields ha ottenuto l’autorizzazione per la pubblicazione di ogni foto ma non per le miniature, e il New York Times sostiene che le riproduzioni delle prime pagine rappresentino una violazione del copyright. Secondo Shields però si tratterebbe di un caso di “uso legittimo”, l’eccezione legale della legge americana sul copyright che consente ai creatori di nuove opere di utilizzare parti di opere già in circolazione senza violarne il diritto di autore. L’idea è semplice: se ogni blogger, critico letterario, accademico o saggista che cita un paio di paragrafi di un’altra opera dovesse temere una causa sul copyright, il dibattito culturale ne uscirebbe atrofizzato. In questo modo le norme a tutela del copyright disincentiverebbero la creazione di nuove opere, invece di incoraggiarle. Non si potrebbe controbattere a una tesi, recensire opere o sviluppare teorie. Invece di riportare le parole pronunciate dalle persone, gli autori dovrebbero parafrasarle e i lettori fidarsi.

La legge sull’uso legittimo è stata ideata per dare la possibilità di creare nuove opere senza danneggiare quelle già esistenti. La legge, nata a seguito di una sentenza e codificata nella norma americana sul copyright nel 1976, elenca i fattori che vanno tenuti in considerazione: la natura del nuovo utilizzo, la natura dell’opera originale, la quantità dell’opera originale usata, e come il nuovo utilizzo possa influire sul valore dell’originale. «Il concetto di uso legittimo non è per niente immediato», ha detto in un‘intervista Eugene Volokh, professore di giurisprudenza all’UCLA di Los Angeles. Le norme sono flessibili e bisogna valutare caso per caso.

Sebbene quindi la disciplina della legge sia tutt’altro che chiara, gli scrittori sanno piuttosto bene come citare opere già pubblicate, grazie alla lunga consuetudine giuridica che chiarisce cosa è accettabile. Per le immagini però la situazione è diversa: le norme giuridiche sono le stesse ma interpretarle è più difficile. Fino a poco tempo fa duplicare e riprodurre immagini era costoso, e quindi non si è mai sviluppata una consuetudine per le citazioni e i commenti che rientrano nell’uso legittimo. Visti i pochi precedenti giuridici, gli editori sono restii a reclamare l’uso legittimo per le immagini, per paura di doversi poi difendere in un processo (anche perdere una causa è costoso). Il risultato è una situazione bizzarra, in cui i non professionisti su internet violano in continuazione il copyright, mentre le questioni legali frenano qualsiasi commento serio della cultura visiva, che con la grande diffusione di immagini nel mondo moderno diventa sempre più importante.

Meno cause significa anche meno sentenze, e di conseguenza la legge resta vaga. Per questo motivo la causa del New York Times potrebbe finire col rafforzare le rivendicazioni sull’uso legittimo. Il giornale sembra destinato a perdere in tribunale: in una causa del 2006, il cui precedente potrebbe essere applicato al caso del New York Times, la corte d’appello degli Stati Uniti stabilì che pubblicare miniature tratte da poster dei concerti dei Grateful Dead per un libro illustrato sulla band rappresentasse un uso legittimo. Il tribunale giudicò il nuovo utilizzo «diverso e trasformativo» rispetto all’originale, sottolineando come la dimensione ridotta delle immagini rafforzasse quest’idea, dal momento che l’editore «aveva usato la minor dimensione necessaria per raggiungere il suo scopo trasformativo». Le miniature del libro di Shields sono ancora più piccole, al punto che i titoli si leggono a fatica. Non sorprende quindi che Rebecca Tushnet, professoressa di giurisprudenza alla Georgetown University abbia scritto che per il New York Times la causa sia stata una mossa poco saggia.

Nel pubblicare senza autorizzazione le prime pagine del New York Times, lo scopo di Shields e del suo editore, PowerHouse Books, era simile a quello di un autore che riporta provocatoriamente delle citazioni per sostenere una tesi. Decidendo stupidamente di andare per vie legali, il New York Times sta offrendo la rara opportunità di stabilire un altro precedente a favore dell’uso legittimo per le immagini. Speriamo che non tornino in sé.

© 2016 − Bloomberg