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  • Sabato 13 febbraio 2016

C’è un video che mostra l’arresto di Regeni?

Lo sostengono due giornalisti del New York Times citando la testimonianza di una persona rimasta anonima: ma è una storia ancora poco chiara su cui si continua a indagare

In un articolo pubblicato ieri sul New York Times, Karee Fahim e Nour Youssef, due collaboratori del giornale che scrivono dal Cairo, hanno raccontato dell’esistenza di un video girato dalle telecamere di sicurezza di quattro negozi del Cairo la sera del 25 gennaio, il giorno della sparizione di Giulio Regeni. Regeni era un dottorando italiano che stava facendo degli studi nella capitale egiziana e che è stato ritrovato morto in una strada della periferia della città il 3 febbraio. Nel video, ha scritto il New York Times, si vedrebbe l’arresto di Regeni da parte di due agenti di sicurezza egiziani.

I giornalisti del New York Times non hanno visto il video – o i video, non è chiaro se ce ne sia soltanto uno –, che secondo i proprietari dei negozi si sarebbe cancellato in maniera automatica alla fine di gennaio, senza che la polizia egiziana facesse richiesta di visionarlo e senza che agli stessi negozianti venisse in mente di consegnarlo alle autorità. Il New York Times ha scritto dell’esistenza del video perché Fahim e Youssef – i due autori dell’articolo – hanno parlato sia con i proprietari dei negozi sia con un testimone che ha visto il filmato prima che si cancellasse. Nel video, racconta il testimone, si vede Regeni che viene portato via da due uomini «che si sospetta siano agenti della sicurezza egiziana», ha scritto il New York Times.  Nell’articolo non viene nemmeno precisato il luogo esatto dei negozi dove è stato girato il video.

La storia del filmato è stata molto ripresa in Italia perché sembra in qualche modo confermare l’esistenza del cosiddetto “supertestimone”, un ragazzo di 25 anni che vive nello stesso palazzo in cui abitava Regeni: il “supertestimone”, che avrebbe anche assistito all’arresto di Regeni, è stato interrogato dagli investigatori italiani che sono andati al Cairo per partecipare alle indagini. Come nell’ipotetico filmato, anche nel racconto del “supertestimone” Regeni sarebbe stato arrestato da due agenti di sicurezza in borghese. Il fatto sarebbe avvenuto vicino alla fermata della metropolitana di Bohooth, nel quartiere di Doqqi, dove abitava Regeni e dove è stato rilevato il suo telefono prima che venisse definitivamente spento. Anche il New York Times dice di avere parlato con alcuni testimoni che confermano questa ricostruzione: non è chiaro però se la sua fonte sia il “supertestimone”.

I due agenti, secondo le ricostruzioni sia del “supertestimone” citato dai giornali italiani sia del New York Times, sono rimasti diversi minuti nei pressi della metropolitana chiedendo i documenti a tutti i passanti, fino a quando non hanno individuato Regeni, che hanno portato via insieme a loro. Il “supertestimone” ha raccontato che uno degli agenti aveva visitato la casa di Regeni alcuni giorni prima, chiedendo i documenti di identità ai suoi residenti. Regeni però in quel momento non si trovava a casa. Secondo quanto scrivono i giornali italiani, la testimonianza del “supertestimone” è per il momento giudicata con molto sospetto.

Fahim e Youssef hanno scritto che almeno altre tre fonti anonime che lavorano nei servizi di sicurezza egiziani confermano la versione dell’arresto. Secondo i tre, che i giornalisti dicono di aver intervistato separatamente, Regeni sarebbe stato arrestato per via dei suoi contatti con i sindacati egiziani legati all’opposizione, perché era stato intercettato mentre comunicava con persone legate ai Fratelli Musulmani – un’organizzazione considerata terroristica in Egitto – e a causa del suo atteggiamento una volta fermato dalla polizia. Regeni avrebbe “agito come un duro” e sarebbe stato “molto maleducato”.