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  • Venerdì 12 febbraio 2016

L’app che fa evitare la polizia morale in Iran

L'ha creata un gruppo di sviluppatori per permettere a tutti di segnalare i posti di blocco che sorvegliano sui "codici islamici" nell'abbigliamento

Un gruppo anonimo di sviluppatori iraniani ha diffuso pochi giorni fa un’applicazione per Android che aiuta gli iraniani a evitare i controlli della polizia morale in diverse città del paese. L’applicazione si chiama Gershad – simile a “Ershad”, il nome in farsi della polizia morale – e nel giro di poche ore ha già avuto un buon successo in termini di download. In Iran la “polizia morale” fa capo al ministero della Cultura e della Guida Islamica e vigila che vengano rispettate le norme islamiche e conservatrici del paese: per esempio che le persone si vestano in modo adeguato, soprattutto le donne che possono essere sanzionate per essere troppo truccate o per non coprirsi a sufficienza il capo. L’accesso all’app è già stato bloccato dalle autorità iraniane, ma i suoi sviluppatori hanno trovato un sistema per permettere agli utenti iraniani di aggirare le restrizioni.

La polizia Ershad lavora così: allestisce posti di blocco composti normalmente da qualche uomo con la barba e una o due donne con il chador nero, una specie di mantella che copre tutto il corpo. Ha diversi poteri, scrive il giornalista di BBC Persian Amir Azimi: può fare degli avvertimenti e forzare coloro che vengono accusati di violare i codici di condotta islamici a fare una dichiarazione scritta in cui si promette che non si terrà più il comportamento sanzionato. Ershad può anche fare delle multe. L’app Gershad permette a tutti gli utenti di segnalare dove si trovano i posti di blocco, così da permettere a chi vuole evitarli di cambiare strada. Nima Akbarpour, giornalista di BBC Persian, ha mostrato come funziona twittando un’immagine della mappa di Teheran presa da Gershad.

Il gruppo di sviluppatori che ha inventato Gershad ha scritto sul suo sito internet: «Perché dobbiamo essere umiliati per il nostro più evidente diritto, cioè il diritto di indossare ciò che vogliamo? I social media e i siti internet sono pieni di video e foto di donne innocenti che vengono picchiate e trascinate per terra dagli agenti di Ershad». Inoltre, non sempre indossare quello che vendono i negozi di abbigliamento autorizzati garantisce alle persone di rimanere fuori dai guai, perché la reazione di una pattuglia di Ershad è spesso molto arbitraria. I creatori di Gershad, intervistati dal Washington Post per mail, hanno detto che secondo le cifre ufficiali solo nel 2013 quasi 3 milioni di persone sono state fermate in Iran dalla polizia morale. Hanno anche raccontato che l’idea di creare Gershad è nata due anni fa e per il suo sviluppo sono state coinvolte parecchie persone, in fasi diverse. Le identità dei creatori di Gershad non sono state diffuse per ragioni di sicurezza.

Negli ultimi anni in Iran c’è stata parecchia tensione tra i più conservatori e i più liberali sulle regole di abbigliamento richieste nei luoghi pubblici. Oggi a Teheran, considerata la città più liberale dell’Iran, le regole sono meno rigide di qualche anno fa e diverse ragazze giovani usano solo un velo che copre la parte posteriore del capo. Rimangono però diverse limitazioni: oltre a usare lo hijab, per esempio, le donne non possono mostrare le forme (devono usare quindi dei vestiti che siano sufficientemente larghi per coprire la forma del sedere e del seno).