Cosa succede ora con la legge Cirinnà

Dalle 9.30 inizia la discussione degli emendamenti alla legge sulle unioni civili

Monica Cirinnà al Senato (Roberto Monaldo / LaPresse)
Monica Cirinnà al Senato (Roberto Monaldo / LaPresse)

La discussione al Senato sulla legge Cirinnà riprende giovedì 11 febbraio alle 9.30, quando saranno presentati gli emendamenti e inizierà la loro discussione. Gli emendamenti si voteranno poi martedì 16 febbraio alle 16; le votazioni proseguiranno mercoledì 17 e giovedì 18. Il ddl Cirinnà propone di introdurre per la prima volta in Italia le unioni civili intese come “specifica formazione sociale”. Martedì 2 febbraio le questioni pregiudiziali di costituzionalità e quelle sospensive – obiezioni alla legge che vanno discusse e votate prima della discussione generale – erano state respinte.

Mercoledì 10 febbraio, invece, il Senato ha respinto una richiesta di “non passaggio al voto” della legge. Si tratta della cosiddetta “questione incidentale” prevista dall’articolo 96 del Senato che dice: «Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, ciascun Senatore può avanzare la proposta che non si passi a tale esame. (…) La votazione della proposta ha la precedenza su quella degli ordini del giorno». Avevano fatto richiesto di far ricorso alla questione incidentale – e dunque di far saltare la legge – i senatori di centrodestra Gaetano Quagliarello, Roberto Calderoli e Lucio Malan. Su questa mozione circa 70 senatori avevano fatto richiesta di voto segreto. Pietro Grasso ha deciso per il voto palese, il Senato con 195 voti contrari ha votato contro il “non passaggio al voto” poco prima delle 18.

 

Le votazioni più attese e importanti sono quelle all’articolo 3 sui diritti e doveri della coppia e quelle all’articolo 5 che parla di stepchild adoption, cioè la possibilità in alcuni casi di adottare il figlio biologico del partner. Molte questioni di cui si è parlato parecchio negli ultimi giorni non sono ancora state risolte: non è chiaro su quanti voti sicuri possa contare la maggioranza, non si sa ancora quali e quanti voti segreti ci saranno, né se il patto politico tra i capigruppo di PD, Lega e Forza Italia per tagliare drasticamente il numero degli emendamenti sarà alla fine rispettato.

I numeri
Diversi giornali hanno provato a fare un po’ di conti. La maggioranza necessaria per far approvare il disegno di legge è 161 senatori. Il PD al Senato conta 112 eletti, ma al suo interno negli scorsi giorni ci sono stati alcuni dissensi: secondo i giornali circa trenta senatori cattolici del PD si oppongono alla stepchild adoption. Un’assemblea dei senatori del PD ha deciso di dare la “libertà di coscienza” su tre emendamenti: quello di Stefano Lepri (per l’affido invece che l’adozione), quello di Maria Cecilia Guerra (per l’estensione dell’adozione anche alle unioni civili) e quello di Donatella Mattesini (per l’estensione per chiunque di adottare un minore fino al sesto grado). Ma per tutti e tre il gruppo del Pd si esprimerà contro in aula. Agli 82 senatori del PD che certamente voteranno a favore vanno aggiunti comunque i senatori che appartengono al gruppo misto – provengono da SEL, dal M5S e da Scelta Civica – e che si sono dichiarati favorevoli: sono in totale 22.

Dovrebbero votare a favore anche i 19 senatori di ALA, il gruppo creato dall’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini e che negli ultimi tempi ha spesso sostenuto il governo, oltre a diversi senatori di Forza Italia di area liberale a cui Silvio Berlusconi ha lasciato libertà di coscienza, dopo essersi personalmente espresso a favore della legge (dovrebbero essere almeno cinque). Il Corriere della Sera e altri giornali contano tra i favorevoli anche 7 senatori su 15 del gruppo Grandi Autonomie e Libertà (GAL), 20 senatori del gruppo “Per le Autonomie” e 30 senatori su 35 del Movimento Cinque Stelle. Sabato 6 febbraio Beppe Grillo aveva annunciato un po’ a sorpresa sul suo blog che i senatori del Movimento avrebbero avuto libertà di coscienza, dopo che per mesi il M5S aveva detto invece di essere disposto a votare il ddl Cirinnà solo se non avesse subito nessuna modifica. Circa 30 senatori M5S comunque hanno ribadito che voteranno la legge. In tutto fanno circa 185 voti a favore del ddl, oltre dunque i 161 necessari.

Voto segreto ed emendamenti
Nell’esame del ddl saranno però fondamentali i voti segreti: le richieste di voto segreto arrivate sul ddl per le unioni civili, secondo Repubblica, dovrebbero essere circa 125: 50 avanzate dalla Lega, 50 da Forza Italia e 25 da Ncd. Il PD, ha detto il capogruppo Luigi Zanda, «non chiede voti segreti e non li sostiene».

Per come stanno ora le cose, il patto politico per tagliare drasticamente il numero degli emendamenti non è stato ancora rispettato. La Lega Nord – contraria all’approvazione del ddl Cirinnà – non ha ritirato la maggioranza dei 5mila emendamenti presentati, mentre il Partito Democratico – che invece ha proposto e sosterrà la legge, almeno con la stragrande maggioranza dei suoi senatori non ha ritirato il cosiddetto “supercanguro”, un emendamento all’articolo 1 che se approvato farebbe cadere tantissimi altri emendamenti in un colpo solo.

Il voto segreto dato quasi per certo sarà quello sulla stepchild adoption (articolo 5), ma è considerato molto importante anche il voto all’articolo 3, quello sui diritti e doveri derivanti dall’unione civile tra persone delle stesso sesso, che al comma 4 contiene proprio un riferimento alla stepchild adoption. L’articolo 3, nel quarto comma, disciplina i diritti e doveri delle coppie omosessuali chiarendo che queste «non si applicano alle norme del codice civile non richiamate espressamente nel ddl» e nemmeno alle disposizioni del Titolo II della legge del 4 maggio 1983, che si occupa di adozione ordinaria dei figli di terzi prevista attualmente solo per chi è sposato. Tuttavia questa esclusione prevista dal ddl Cirnnà non riguarda il Titolo IV della stessa normativa sulle adozioni: quella che si occupa dell’adozione del figlio del partner (stepchild adoption). I cattolici del PD Stefano Collina e Stefano Lepri hanno dunque presentato un emendamento all’articolo 3 che se approvato escluderebbe non solo l’adozione ordinaria (figli di terzi) ma anche quella speciale (figli del partner). Questo potrebbe succedere con largo anticipo rispetto al voto sull’articolo 5. «Abbiamo preso atto che già con l’approvazione dell’articolo 3 verrebbe approvata la stepchild adoption, senza arrivare all’articolo 5», ha detto Lepri. Se l’articolo 3 modificato vieterà la «stepchild adoption», quando si voterà l’articolo 5 che invece la rende possibile anche per le unioni civili, il rischio sarà quello di produrre una legge contraddittoria.

Un altro emendamento da tenere d’occhio è quello presentato dai senatori di IDEA, nuova formazione politica di Gaetano Quagliariello, sulla gestazione per altri. Temendo che la stepchild adoption favorirebbe la cosiddetta surrogazione di maternità, che in Italia in base alla legge 40 è illegale, si vorrebbe trasformare la gestazione per altri fatta all’estero in un reato che prevede il carcere fino a 10 anni. La stepchild adoption per le coppie eterosessuali esiste da oltre trent’anni. Ribadendo il suo sostegno alla legge Cirinnà nella sua attuale forma, Matteo Renzi ha condannatola gestazione per altri dicendo «che rende una donna oggetto di mercimonio».

Il ddl Cirinnà
Il ddl è diviso in due capi: il primo capo, all’articolo 1, introduce nell’ordinamento italiano l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso «quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione». Il testo stabilisce la netta separazione semantica tra “nuove” unioni e matrimonio, secondo le richieste di diversi cattolici del PD: cancella ogni riferimento al matrimonio e di conseguenza qualsiasi riferimento all’articolo 29 della Costituzione. La nuova legge introdurrà di fatto un nuovo istituto di diritto di famiglia, distinto dal matrimonio. Negli articoli successivi si disciplinano le modalità per la costituzione delle unioni civili e si spiegano le cause di impedimento, si definiscono diritti e doveri derivanti dall’unione, si estendono le disposizioni in materia di diritti successori dei coniugi, si stabilisce lo scioglimento dell’unione.

Nell’articolo 5 si parla di stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare il figlio del partner. Viene esclusa l’applicabilità dell’istituto dell’adozione legittimante: per le coppie dello stesso sesso unite civilmente non sarà possibile, quindi, adottare bambini che non siano già figli dell’altro o altra componente della coppia.

Il Capo II (articoli da 11 a 23) definisce la convivenza di fatto; stabilisce doveri di reciproca assistenza, diritti di permanenza nella casa comune di residenza, l’obbligo di mantenimento in caso di cessazione; parifica i diritti del convivente superstite a quelli del coniuge superstite; si spiegano le cause di nullità del contratto di convivenza.