Le locandine dei film nella Cuba della rivoluzione

Rifatte sfruttando l'arte grafica cubana per superare il problema del cosiddetto "imperialismo culturale" dell'Occidente, e ora in mostra a Torino

Nella prima metà del Novecento il cinema si affermò in Europa, negli Stati Uniti e in molte altre aree del mondo tra cui Cuba, il cui governo era allora guidato da Fulgencio Batista. Per tutti gli anni Quaranta e Cinquanta a Cuba aprirono molti cinema, che tra le altre cose facevano vedere i film provenienti dai ricchi mercati cinematografici di Europa e Stati Uniti. Dalla fine della rivoluzione cubana, cioè da quando Fidel Castro prese il potere a L’Avana l’1 gennaio 1959, cambiarono però molte cose. Le idee rivoluzionarie di Castro e Che Guevara non andavano d’accordo con “l’imperialismo culturale” dei film statunitensi ed europei e i nuovi leader vollero rendere il cinema più cubano e meno straniero. Decisero quindi di cambiare le locandine dei film, sfruttando l’arte grafica cubana.

Attraverso l’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), il governo di Castro chiese ai grafici cubani di cambiare le locandine di quei film che dagli anni Sessanta in poi arrivarono a Cuba dall’estero. Alle locandine – molto cubane e del tutto diverse dalle originali – è dedicata  “Heco en Cuba: il cinema nella grafica cubana“, una mostra del Museo del cinema di Torino visitabile dal 4 febbraio al 29 agosto. È la più grande mostra mai realizzata sui manifesti del cinema cubano ed è formata da oltre 200 tra immagini e locandine tra cui quelle scelte dagli artisti cubani per Il sorpasso, Il caso Mattei e Arancia meccanica. Tra le immagini ci sono anche manifesti cubani di film cubani.

La mostra “Hecho en Cuba” (“Prodotto a Cuba”) è a cura di Luigino Bardellotto (dalla cui collezione arrivano la maggior parte delle opere), con la collaborazione di Nicoletta Pacini e Tamara Sillo (Museo Nazionale del Cinema) e Ivo Boscariol, Patrizio De Mattio e Francesca Zanutto (Centro Studi Cartel Cubano).