Come sta cambiando Microsoft per provare a battere Google e Facebook

Bloomberg spiega come l'azienda stia cambiando radicalmente il modo in cui fa ricerca, per tornare competitiva

(Stephen Brashear/Getty Images)
(Stephen Brashear/Getty Images)

In un recente articolo di Bloomberg i giornalisti Dina Bass e Jack Clark, specializzati in tecnologia, hanno raccontato quali cambiamenti stia adottando Microsoft, la società fondata da Bill Gates che ha inventato software famosissimi come Windows e Office, per tornare competitiva con Google e Facebook nel campo delle innovazioni tecnologiche.
Bass e Clarck spiegano che la divisione di Microsoft che si occupa di ricerca, Microsoft Research, per molti anni ha lavorato quasi indipendentemente dal resto della società, rendendo il processo che porta un’idea innovativa a essere trasformata in un prodotto estremamente lungo e macchinoso, e in molti casi inconcludente. L’idea alla base della decisione di Microsoft era stata consentire a chi lavora nella ricerca di operare senza preoccuparsi del fatto se le proprie scoperte potessero aiutare economicamente l’azienda o comunque diventare parte dei suoi progetti. Ahmad Abdulkader, un ingegnere di Facebook che in passato ha lavorato a Google e Microsoft, ha spiegato a Bloomberg: «Microsoft ha separato totalmente la sua divisione di ricerca dal resto della società e ha quasi reso opzionale il fatto che la prima potesse contribuire alla seconda. Google invece ha scelto l’approccio esattamente opposto».

Jeff Dean, un dirigente di Google, ha spiegato a Bloomberg come funziona da loro la questione della ricerca: i ricercatori della società lavorano con un rapporto molto stretto con i dipendenti degli altri settori, che possono consultare praticamente tutti i progressi delle loro ricerche e condividono lo stesso software di intelligenza artificiale open source, chiamato TensorFlow. «Non abbiamo un gruppo isolato che fa cose senza pensare a quello che potrebbe essere utile per i nostri prodotti: c’è invece una connessione capillare tra la divisione di ricerca e quella produttiva». Uno dei risultati di questa stretta collaborazione è stato Smart Reply, il sistema introdotto nel novembre del 2015 che risponde automaticamente alle mail ricevute su Gmail basandosi sui contenuti del messaggio. Smart Reply ha richiesto circa un anno di lavoro della divisione di ricerca di Google, e altri quattro mesi perché venisse sviluppato il primo prototipo.

Anche Facebook ha una politica aziendale sulla ricerca simile a quella di Google: Mike Schroepfer, Chief Technology Officer della società, ha spiegato che i due comparti collaborano molto, e che lui ha promesso a tutti i suoi ricercatori che Facebook sarà il posto migliore per far arrivare il loro lavoro a miliardi di persone nel modo più veloce possibile. Anche Facebook ha sviluppato un sistema di risposta automatica simile a quello di Google, che funziona per il suo servizio di messaggistica Messenger e si chiama “M”. Le ricerche per questo software di intelligenza artificiale cominciarono nel 2014, e nell’ottobre dello stesso anno fu pubblicato un articolo con le conclusioni: nell’estate del 2015 il sistema era pronto per essere sperimentato. I dipendenti di Facebook possono consultare i progressi del team di ricerca tramite un software, FBLearner Flow, che permette loro di copiare e modificare il codice sorgente per sviluppare le proprie versioni dei programmi. Alex Lebrun, a capo dello sviluppo di “M”, si incontra settimanalmente con i principali ricercatori per condividere scoperte e informazioni.

Bloomberg spiega che questo meccanismo di stretta e immediata collaborazione tra ricerca e sviluppo può avere delle controindicazioni: soprattutto spingere i ricercatori a lavorare a tecnologie che siano subito redditizie per l’azienda, trascurando quelle i cui impieghi non siano subito ben definiti. Per questo motivo sia Google sia Facebook hanno assegnato a parte dello staff di ricercatori il compito specifico di lavorare a progetti a lungo termine, senza immediate applicazioni commerciali.

Fino a qualche tempo fa, a Microsoft le cose funzionavano molto diversamente: uno dei problemi era che la decisione di concretizzare i risultati delle proprie ricerche veniva presa solo dopo che i rivali avevano introdotto tecnologie simili. Alla fine degli anni Novanta, per esempio, il ricercatore di Microsoft Jim Gray, vincitore del Premio Turing, prestigioso riconoscimento per gli informatici che si sono distinti nelle loro ricerche, aveva sviluppato uno dei primi software di carte geografiche digitali al mondo, chiamato TerraServer. Bill Gates presentò entusiasticamente il software nel 1998 ma non si decise subito a trasformarlo in un prodotto vero e proprio. Quando nel 2005 Google introdusse Google Maps, Gates ordinò a Microsoft di svilupparne uno in 100 giorni.

Le cose sono cambiate quando Satya Nadella, pochi giorni dopo essere stato nominato CEO di Microsoft, nel febbraio del 2014, assisté a una dimostrazione di un progetto della sezione ricerca su un software di intelligenza artificiale che riconosceva il linguaggio e lo traduceva simultaneamente in un’altra lingua. Nadella disse che il progetto lo convinceva e che voleva che gli sviluppatori lo aggiungessero a Skype, il popolare servizio di messaggistica e videochiamate online, in tempo per una conferenza tre mesi dopo. Questo costrinse i dirigenti di Microsoft a scavalcare le normali lentezze del percorso che porta un progetto a essere realizzato concretamente, mettendo insieme un team che lavorasse a quello che sarebbe diventato Skype Translator.

Come scrive Bloomberg, però, affidarsi ogni volta al CEO per trasformare i progetti in realtà non è un business plan sostenibile, e perciò Microsoft ha cambiato il modo in cui lavorano ricerca e sviluppo nell’azienda per riuscire a trasformare più velocemente le scoperte dei ricercatori in prodotti disponibili per gli utenti, prima delle società rivali. Dal settembre del 2014 circa metà dei 1.000 ricercatori di Microsoft sono stati assegnati a una nuova divisione chiamata MSR Next, con il compito di lavorare a progetti che abbiano prospettive più concrete e immediate per l’azienda, invece che concentrarsi sulla ricerca pura. L’altra metà dei ricercatori è comunque invitata a trovare modi per contribuire in modo più sostanziale ai prodotti dell’azienda, scrive Bloomberg. Grazie al lavoro di MSR Next, Microsoft ha introdotto degli strumenti aggiuntivi per Office, dei server più veloci e potenti per Bing, i visori per la realtà aumentata HoloLens e un importante aggiornamento per Cortana, l’assistente vocale di Windows Phone.

La sfida di Microsoft con Google e Facebook, scrive Bloomberg, è stabilire il proprio primato nella gestione della vita digitale delle persone. Per farlo, Microsoft sta promuovendo molto le trasformazioni nella sua divisione di ricerca con gli studenti e i giovani ricercatori, per cercare di convincerli che le cose sono cambiate e che ora Microsoft è il posto giusto dove lavorare: «i geni di oggi preferiscono l’impatto che può avere il loro lavoro all’indipendenza», scrivono Bass e Clark.