Il film più strano presentato al Sundance

È quello in cui Daniel Radcliffe interpreta un cadavere che produce flatulenze su un'isola deserta (ed è, ehm, un film di formazione)

di Stephanie Merry – Washington Post

Swiss Army Man è un film del 2016 diretto dai registi Dan Kwan e Daniel Scheinert, con Daniel Radcliffe, Paul Dano e Mary Elizabeth Winstead; è stato presentato al Sundance, l’importante festival cinematografico fondato da Robert Redford e diventato un punto di riferimento per il cinema indipendente e sperimentale, che si svolge ogni anno nello stato americano dello Utah. Nel film Daniel Radcliffe, l’attore diventato famoso grazie a Harry Potter, interpreta un misterioso cadavere che emette flatulenze su un’isola deserta.

La competizione per il film più strano del Sundance Film Festival è sempre serrata, e anche nel 2016 ci sono dei validi candidati. Avrebbe potuto vincere The Lobster, commedia ironica che si svolge in un universo in cui i single che non riescono a trovare un partner vengono cacciati, sedati e trasformati in un animale a loro scelta. The Lobster però non ha niente a che vedere con Swiss Army Man, una commedia nera surreale in cui Paul Dano interpreta Hank, un uomo naufragato su un’isola deserta che trova sulla spiaggia un cadavere trasportato dal mare. Il cadavere è interpretato da Daniel Radcliffe: se l’opera teatrale “Equus” – in cui Radcliffe recitava nudo per la maggior parte dello spettacolo – non è riuscita a fargli prendere le distanze dalla decennale saga di Harry Potter, questo film ci riuscirà sicuramente.

Nel film, per il quale non sono stati diffusi trailer online, Hank capisce presto di non aver a che fare con un classico cadavere: il corpo senza vita produce infatti flatulenze così potenti da riuscire a riportare nella civiltà l’uomo naufragato sull’isola. Già: Hank guida il cadavere come se fosse una moto d’acqua, usando i gas emessi dal corpo come motore. Alle fine, il cadavere torna parzialmente in vita: non può muoversi ma può parlare, e rivela di chiamarsi Manny. Non ricorda niente del suo passato e dell’esistenza umana in generale, lasciando così a Hank il compito di spiegargli il senso della vita. Il film ricorda molto lo stile di Michel Gondry (pensate a Be Kind Rewind – Gli Acchiappafilm e a L’Arte del Sogno): Hank usa il teatro delle ombre e bambolotti rudimentali fatti di bastoni e foglie per spiegare a Manny tutti gli aspetti della vita, dai viaggi da pendolare in pullman al concetto di tristezza, dal glorioso Jurassic Park al sesso.

Il periodo di formazione, in cui Manny scopre le verità bizzarre e i costrutti sociali del genere umano, è molto divertente. Per quale motivo le persone dovrebbero nascondere i propri peti, si chiede il cadavere. Perché gli esseri umani hanno così tanta paura di sembrare strani? E chi vorrebbe vivere in un mondo simile? Nel frattempo, Hank continua a esplorare i molti talenti di Manny: il cadavere può sparare oggetti dalla bocca ed essere usato come una pistola; è in grado di tagliare a metà un ceppo di legna grazie ai suoi arti a molla; il suo corpo raccoglie l’acqua e Hank può usarlo come pozzo (e guardare Hank bere acqua da un cadavere non è una scena per gli schizzinosi); infine, quando Manny si eccita, riesce a indicare a Hank la strada per tornare al mondo civilizzato, grazie alla sua bussola fallica. Il film di debutto del duo di registi-sceneggiatori Dan Kwan e Daniel Scheinert si evolve in modo ancora più imprevedibile, con l’approfondirsi del rapporto tra Hank e Manny. Senza rivelare troppo sulla trama, diciamo che questo film segna un traguardo singolare per Radcliffe, che può dire di aver baciato sul set sia Dano che la sua compagna nella vita reale, Zoe Kazan.

© Washington Post 2016