• Mondo
  • Domenica 24 gennaio 2016

«Il resto del mondo dovrebbe smettere di trattare la Russia come uno stato normale»

Dopo la pubblicazione di un'importante inchiesta sulla morte di un dissidente russo, il Washington Post ha scritto un durissimo editoriale su Vladimir Putin e i suoi metodi

di Lo staff di editorialisti del Washington Post

(Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
(Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Secondo tutte le ricostruzioni, Alexander Litvinenko – il dissidente russo ucciso nel 2006 a Londra, secondo una recente inchiesta “probabilmente” su ordine di Vladimir Putin – era diventato una specie di seccatore. In passato aveva servito nel KGB e poi nel FSB, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Ma dopo aver denunciato alcune pratiche oscure, temendo per la sua vita, era fuggito dalla Russia a Londra, dove divenne un duro critico del presidente russo Vladimir Putin e del FSB, che Putin un tempo dirigeva. Mentre Litvinenko bazzicava nel settore della sicurezza di Londra, si trovava a vario titolo sul libro paga dei servizi sicurezza britannici e su quello dell’oligarca Boris Berezovsky, anche lui auto-esiliatosi a Londra.

Le critiche di Litvinenko a Putin e all’FSB infastidirono persone potenti e Litvinenko fu avvertito che la sua vita poteva essere in pericolo. Durante un incontro con due visitatori russi al Pine Bar del Millenium hotel di Londra, il primo novembre 2006, Litvinenko prese alcuni sorsi da una tazza di tè freddo che si trovava sul tavolo. Nel tè era stato versato un isotopo radioattivo, il polonio 210. Litvinenko cominciò a sentirsi male la sera stessa: il 23 novembre 2006 morì per via di una sindrome acuta di avvelenamento da radiazioni. Nella sua ultima dichiarazione accusò Putin di avere ordinato la sua uccisione.

Robert Owen, un giudice britannico in pensione, ha concluso un’inchiesta pubblica in cui ha documentato dettagliatamente quello che può essere chiamato soltanto un assassinio. Secondo Owen, le due persone che incontrarono Litvinenko al bar, Adrei Lugovoi e Dmitry Kovtun, lo avvelenarono consapevolmente, cosa che avevano già cercato di fare il 16 ottobre precedente. Inoltre, Owe ha scoperto che Lugovoi stava agendo “sotto la direzione” dell’FSB nel corso di un’operazione che aveva come scopo l’uccisione di Litvinenko – un’operazione che era stata “probabilmente approvata” dal direttore dell’FSB e dallo stesso Putin, già allora presidente della Russia.

Tutto questo solleva una serie di problemi per il presidente Barack Obama e per gli altri leader mondiali i cui governi non si immischiano negli omicidi su commissione. Dovrebbero continuare a incontrarsi con Putin come se fosse un altro normale capo di stato? Il rapporto inglese non dimostra che Putin ordinò l’omicidio. Ma, come minimo, che Putin ha costruito uno stato che opera in basa alla premessa che i suoi nemici personali possono essere uccisi ovunque si trovino. La coraggiosa giornalista Anna Politkovsaya venne uccisa poche settimane prima che Litvinenko venisse avvelenato. L’anno scorso, il leader dell’opposizione Boris Nemtsov venne ucciso vicino alle mura del Cremlino.

Questo non è il modo in cui si comportano gli stati normali e il resto del mondo dovrebbe smettere di trattare la Russia come uno stato normale. I contatti a basso livello dovranno continuare, ma le pratiche criminali compiute dal suo regime dovrebbero escluderlo dalle normali interazioni che avvengono in politica estera. Putin ha adottato un comportamento aberrante e dovrebbe essere trattato come un reietto.

©Washington Post 2016