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  • Domenica 17 gennaio 2016

E adesso che succede con l’Iran?

Chi ci guadagna dalla rimozione delle sanzioni? Riguarda anche l'Italia? Cinque domande e risposte per capire qualcosa di più sulla storica decisione presa ieri a Vienna

(AP Photo/Vahid Salemi)
(AP Photo/Vahid Salemi)

Sabato le sanzioni economiche e finanziarie che dal 2006 erano state imposte all’Iran in risposta al suo programma nucleare sono state rimosse. La decisione è stata annunciata dopo che i vertici della AIEA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di regolare la produzione di energia nucleare, hanno confermato che l’Iran ha rispettato gli impegni presi lo scorso luglio nell’accordo per limitare il suo programma nucleare. L’annuncio è stato fatto a Vienna dalla capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, e dal ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Anche il segretario di stato americano, John Kerry, ha tenuto una conferenza stampa confermando la rimozione delle sanzioni americane.

1. Che cosa esattamente è stato rimosso?
Alcune delle sanzioni imposte all’Iran dal 2006 da ONU, Unione Europea e Stati Uniti. Dopo la decisione di ieri, l’Iran è tornato ad avere accesso a 100 miliardi di dollari in fondi che erano stati congelati – praticamente un terzo del PIL del paese –, può ricominciare a esportare petrolio (che quindi, probabilmente, scenderà ulteriormente di prezzo), le sue banche e le sue assicurazioni possono tornare a operare sui mercati globali e centinaia di individui e società non sono più inclusi nella “black list” e possono tornare a viaggiare e fare affari in giro per il mondo (il Wall Street Journal ha messo insieme una lista molto dettagliata di cose che l’Iran può tornare a fare con la rimozione delle sanzioni).

2. Quindi sono state eliminate tutte le sanzioni all’Iran?
No, non tutte. Ne rimangono ancora, soprattutto quelle imposte dagli Stati Uniti per via dell’appoggio che il regime iraniano dà ad alcuni gruppi considerati terroristici (come Hezbollah). Di fatto anche dopo la sospensione delle sanzioni legate al nucleare, rimangono in vigore parecchi altri regolamenti sanzionatori che rendono molto difficile per una società americana fare affari in Iran. Inoltre è ancora vietato vendere armi o parti di armi all’Iran, se non con il consenso dell’ONU. Singoli individui e organizzazioni paramilitari sospettate di aver appoggiato il terrorismo restano ancora sotto sanzioni.

3. Chi ci guadagna?
L’economia iraniana, che dopo anni di recessione e difficoltà dovrebbe finalmente tornare a crescere. Da questo miglioramento, ci guadagnerà anche il presidente iraniano Hassan Rouhani, che a febbraio dovrà affrontare le elezioni legislative dopo due anni di governo. Ma ci guadagneranno parecchio anche le società europee che potranno ricominciare a fare affari in Iran. A causa delle sanzioni che restano ancora in vigore, buona parte della concorrenza americana rimarrà di fatto esclusa dall’economia iraniana e le aziende europee saranno le uniche a poter commerciare alcuni determinati prodotti con l’Iran. L’esempio migliore di questa situazione è l’annuncio arrivato ieri che l’Iran acquisterà 114 aerei da trasporto civile dal consorzio europeo Airbus.

4. E l’Italia?
Come ha raccontato Marina Forti su Internazionale, l’Italia sarà probabilmente uno dei paesi europei che otterranno di più dalla fine delle sanzioni. Fino al 2010, il nostro paese era il secondo partner commerciale europeo dell’Iran dopo la Germania, e oggi gli imprenditori italiani sembrano pronti a cercare di riottenere quel ruolo. A fine novembre, ad esempio, è arrivata nel paese una delegazione di 370 imprenditori italiani accompagnati da vice-ministri, sottosegretari e altri funzionari di governo.

5. Quindi è solo una questione di soldi?
No, o almeno questa è la speranza di chi ha promosso l’accordo sul nucleare. La rimozione delle sanzioni potrebbe portare a un allentamento della tensione tra Iran e Occidente, e tra un po’ di tempo anche a una normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. L’Iran è importante in moltissime crisi attualmente in corso in Medio Oriente – per esempio nella guerra in Siria, dove appoggia il regime di Bashar al Assad, e nella guerra in Yemen, dove appoggia i ribelli Houthi – e può svolgere un ruolo nella loro risoluzione. Un timido segnale di questa distensione è il caso dei dieci marinai americani che questa settimana hanno sconfinato nelle acque territoriali iraniane e sono stati immediatamente liberati.