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  • Domenica 10 gennaio 2016

La crisi del baseball a Cuba

Uno dei tanti problemi che Stati Uniti e Cuba dovranno risolvere: la fuga dei migliori giocatori di baseball cubani in Major League

Un giocatore degli Industriales (AP Photo/Ramon Espinosa)
Un giocatore degli Industriales (AP Photo/Ramon Espinosa)

Le relazioni tra Stati Uniti e Cuba si interruppero definitivamente a partire dagli anni Sessanta, dopo la rivoluzione cubana e la presa del potere di Fidel Castro. Da allora Cuba venne messa sotto embargo e inserita nella lista americana degli stati che sponsorizzano il terrorismo. Circa un anno fa i due paesi hanno annunciato formalmente l’intenzione di riprendere le relazioni diplomatiche: nel frattempo sono state riaperte le ambasciate a Washington e all’Avana, e sono iniziati voli di collegamento diretto tra i due paesi. Tra le molte cose su cui questo riavvicinamento ha avuto delle conseguenze c’è il baseball, popolarissimo in entrambi i paesi.

Il baseball cominciò a essere praticato dai cubani nella seconda metà dell’Ottocento e nel corso degli anni è diventato di fatto lo sport nazionale. Negli anni Sessanta Fidel Castro vietò il professionismo e istituì una lega nazionale amatoriale composta da una squadra per ogni provincia del paese. La scuola cubana di baseball si affermò nel tempo come una delle più efficienti al mondo: Cuba ha vinto tre medaglie d’oro nel baseball alle Olimpiadi, l’ultima nel 2004, e due d’argento.

Da quando è iniziato il processo di normalizzazione dei rapporti, agli appassionati di baseball cubani è possibile vedere alcune partite della MLB, il campionato nordamericano di baseball: lo fanno soprattutto perché seguono i tanti giocatori cubani che negli anni sono fuggiti da Cuba e hanno iniziato a giocare per le squadre della Major League. Contemporaneamente a questo fenomeno, però, il campionato cubano di baseball ha perso molta della sua importanza. Nel 2007 c’erano solo dieci cubani in MLB mentre oggi ce ne sono ventisette, senza contare quelli che si trovano negli Stati Uniti ma non hanno ancora trovato una squadra. Di conseguenza le squadre cubane hanno perso gran parte dei propri giocatori migliori; gli stadi, fino a una decina di anni fa quasi sempre pieni, difficilmente oggi vengono riempiti.

La prima defezione di un giocatore professionista cubano avvenne nel 1991, quando René Arocha, il lanciatore della nazionale, fuggì dall’Hotel di Miami in cui alloggiava con la squadra e si stabilì definitivamente negli Stati Uniti. Venne ingaggiato dai St. Louis Cardinals e in poco tempo divenne uno dei migliori lanciatori della squadra. Per arginare la fuga dei giocatori all’estero, nel 2013 il governo di Raul Castro permise ai giocatori cubani di trasferirsi all’estero a patto che pagassero il 20 per cento di tasse sui propri ricavi e facessero ritorno in patria per l’inizio del campionato nazionale, in inverno. Da allora molti giocatori cubani hanno iniziato a trasferirsi in Giappone in primavera per poi fare ritorno a Cuba in inverno.

Complessivamente i 27 giocatori cubani fuggiti dal proprio paese e attualmente in MLB guadagnano quasi 100 milioni di dollari all’anno. Queste grosse cifre hanno attirato molte organizzazioni criminali, che ora gestiscono la maggior parte degli espatri dei giocatori. Alcuni atleti che negli ultimi anni sono fuggiti da Cuba sono stati sequestrati dai cartelli messicani: Yasiel Puig per esempio, oggi sotto contratto con i Los Angeles Dodgers, venne tenuto in ostaggio nello Yucatan dall’organizzazione criminale dei Los Zetas e rilasciato solo dietro il pagamento di un riscatto.

Sia la MLB che il governo cubano stanno cercando da tempo di normalizzare i trasferimenti degli atleti, a cui potrebbe essere concesso un permesso di soggiorno per lavoratori temporanei per l’intera durata della stagione della Major League, al termine della quale farebbero ritorno a Cuba. Questa soluzione potrebbe risolvere anche il problema dell’impoverimento delle squadre e della nazionale cubana, che da alcuni anni fatica a competere contro squadre che un tempo sconfiggeva facilmente. I giocatori che sono scappati da Cuba, praticamente tutti i migliori, non possono più tornare in patria e quindi giocare con la nazionale; il permesso di lavoro temporaneo permetterebbe invece agli atleti di giocare in MLB, nel campionato cubano e con la propria nazionale.