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  • Mercoledì 6 gennaio 2016

Cosa c’è nella sezione erotica della biblioteca di New York

Scadenti romanzi pornografici, volantini che offrono sesso a Times Square, disegni di William Faulkner, la prima edizione di "Lolita" e quella di "Bambi" (sì, il cerbiatto)

La giornalista Elaine Sciolino racconta sul New York Times la storia della sezione erotica della New York Public Library, la biblioteca di New York, una delle più famose al mondo (è quella che compare nel film Ghostbusters, per capirci): è la terza più grande degli Stati Uniti e conserva cinquanta milioni di articoli, tra cui più di venti milioni di libri. I libri, le riviste e il materiale erotico (che molti definirebbero pornografico) sono contrassegnati da tre asterischi e per decenni sono stati conservati in armadietti chiusi a chiave e consultabili al pubblico solo con un permesso speciale, in una zona riservata e delimitata della biblioteca. Ultimamente i controlli sono diventati meno restrittivi: qualsiasi adulto con una tessera della biblioteca può fare una richiesta e avere subito accesso al materiale (un sistema di filtro viene invece mantenuto nella ricerca online). Tra le opere della sezione si trova un po’ di tutto: numeri di Playboy, fumetti erotici, manuali sul sesso, volantini che offrono massaggi e rapporti sessuali per pochi spiccioli, e mazzi di carte con disegni di donne nude.

Anche se la sezione erotica è stata a lungo inaccessibile, i bibliotecari si sono preoccupati di rimpolparla nel corso degli anni: «non era qualcosa di cui ci curavamo particolarmente, ma dovevamo comunque raccogliere una testimonianza della vita così com’era vissuta» spiega Jason Baumann, uno dei curatori. «Dovevamo capire e documentare per la storia com’era la città di New York. Significava raccogliere il buono e il cattivo, ha sempre fatto parte dei nostri compiti». Negli anni Settanta un gruppetto di bibliotecari veniva regolarmente inviato a setacciare i sex shop di Times Square per raccogliere le ultime testimonianze della pornografia. «I librai ci odiavano – racconta Christopher Filstrup, che fece parte delle spedizioni – ma noi amavamo farlo. I libri e le riviste erano organizzati proprio come fanno i bibliotecari, per soggetto: fetish, sadomaso, bianco e nero, quella roba lì. Io ero responsabile della sezione dedicata all’oriente, e quindi mi vennero assegnati gli asiatici».

I romanzi pornografici – titolati, per esempio, “Desiderio animale”, “Stallone da spiaggia” e “48 ore di orgia” – erano stampati su carta di una qualità talmente scarsa che una parte è stata conservata solo su microfilm. Molti altri però si trovano ancora nella biblioteca, soprattutto quelli che hanno una qualche ambizione sociologica: hanno titoli come “Mass Orgasms: A Study of Group Sex Activity” (“L’orgasmo di massa: uno studio sull’attività sessuale di gruppo”) e “Fornication and the Law” (“La fornicazione e la legge”).

La biblioteca di New York è stata anche una delle prime degli Stati Uniti a occuparsi di letteratura erotica omosessuale e ora ha una della collezioni più complete e interessanti dedicate alla storia gay: «siamo stati dei pionieri», spiega sempre Bauman. La collezione è stata ulteriormente arricchita nel 1988, quando ha ricevuto il materiale degli archivi dell’International Gay Information Center di New York, che ruotano soprattutto attorno alla sessualità gay e lesbica.

Contrariamente a quanto accade per altre biblioteche – come per esempio quella nazionale di Parigi, che ha una vastissima collezione erotica, chiamata L’Enfer, L’Inferno – la New York Public Library non conserva il suo materiale erotico in un unico archivio: libri, riviste, volantini contrassegnati dal triplo asterisco sono infatti sparsi in altre collezioni in tutto l’edificio, il che rende più difficile anche per i bibliotecari averne un quadro completo. Tra queste c’è la Berg Collection of English and American Literature, dedicata a libri e manoscritti rari, e la Spencer Collection, con manoscritti e libri posseduti da artisti. Tra le opere erotiche della Berg Collection ci sono per esempio i disegni a matita dello scrittore William Faulkner che lo ritraggono mentre fa sesso con Meta Carpenter Wilde, sua segretaria e amante per 15 anni, che li affidò alla biblioteca a patto che non li divulgasse fino alla morte della figlia di Faulkner, avvenuta nel 2008; un disegno erotico e umoristico fatto nel 1947 dallo scrittore Jack Kerouac; le bozze del Tropico del Capricorno, scandaloso romanzo erotico di Henry Miller; la prima edizione di Lolita di Vladimir Nabokov, pubblicata a Parigi nel 1955.

Uno dei libri erotici più antichi conservati nella Spencer Collection è italiano e risale al XVI secolo: si intitola Lascivie ed è una raccolta di incisioni erotiche di satiri, ninfe e putti realizzata dall’artista Agostino Carracci. C’è poi un almanacco pubblicato a Bruxelles nel 1929 con rare fotografie erotiche di Man Ray e poesie di Benjamin Péret. La sezione raccoglie anche lavori non occidentali, come un libro giapponese di metà Ottocento con illustrazioni di Utagawa Kunisada, tra più famosi disegnatori di ukiyo-e, le stampe su blocchi di legno.

La biblioteca conserva anche molti libri erotici poco famosi pubblicati negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, utili per capire il cambiamento dei comportamenti sessuali dell’epoca e mettere a fuoco i movimenti letterari alternativi, tra cui la beat generation. Il bibliotecario Isaac Gewirtz spiega che la trama è sempre la stessa: «una giovane e innocente ragazza di campagna arriva a New York, va al Greenwich Village e cade nelle grinfie di uno dei pervertiti del quartiere». Infine la biblioteca non ha utilizzato i tre asterischi per classificare solo opere pornografiche ma anche alcune particolarmente preziose che rischiavano di essere rubate e che venivano così rese inaccessibili al pubblico: la prima edizione dei Versetti satanici di Salman Rushdie e la prima edizione della traduzione inglese, pubblicata nel 1928, della favola austriaca Bambi.