L’accordo tra Apple e il fisco italiano

L'ha annunciato Repubblica stamattina, ripresa poi dalla stampa di mezzo mondo senza smentite: è il primo accordo del genere in Italia per una grande azienda statunitense

(Jacopo Raule/Getty Images for Apple)
(Jacopo Raule/Getty Images for Apple)

Secondo il quotidiano Repubblica, Apple ha concordato con il fisco italiano il pagamento di 318 milioni di euro per mettere fine alla lunga contesa con l’Agenzia delle Entrate circa il pagamento delle tasse per le vendite effettuate in Italia. La notizia non è ancora stata confermata ufficialmente né da Apple né dall’Agenzia delle Entrate, ma non sono nemmeno arrivate smentite (come sarebbe successo nel caso fosse stata infondata). Il Corriere della Sera dice di avere ricevuto una conferma da parte di un portavoce dell’Agenzia delle Entrate.

Apple era stata accusata di aver venduto i propri prodotti in Italia emettendo fatture in Irlanda, dove la tassazione è stata a lungo più favorevole. Questa pratica è stata seguita da anni da tutte le principali aziende tecnologiche e di Internet del mondo, da Google a Facebook, grazie ad alcune controverse direttive europee che permettono di sfruttare il mercato dell’Unione Europea concentrando le attività fiscali in un unico stato membro. Scrive Repubblica che negli ultimi sette anni i ricavi italiani di Apple “non hanno mai superato i 30 milioni di euro, a fronte di vendite che invece avrebbero sistematicamente sfondato la soglia del miliardo di euro”. Se la notizia dell’accordo fosse confermata, Apple sarebbe la prima grande azienda statunitense a scendere a patti con il fisco italiano.

Apple aveva ridotto al minimo il pagamento delle tasse in Italia sfruttando la sua Apple Italia srl, una società registrata nel nostro paese, ma che di fatto faceva da riferimento alla ben più grande Apple sales International. Il procuratore di Milano, Francesco Greco, ha collaborato all’indagine dell’Agenzia delle Entrate, contestando il mancato pagamento di circa 880 milioni di euro di IRES tra il 2008 e il 2013. Sfruttando le regole per la tassazione in Europa, Apple in pratica dirottava i ricavi verso l’Irlanda, dove aveva stretto accordi con il governo per pagare aliquote molto più vantaggiose.

Scrive Repubblica:

Sulla carta, Apple Italia dovrebbe svolgere solo una sorta di consulenza alle vendite di Apple Sales International (dal 2012 sostituita da Apple distribution international), ma secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avviene tutt’altro: i venditori hanno ampia autonomia e dispongono di tutti i poteri per seguire l’intero ciclo di vendite, dagli ordini alla consegna, contrattando prezzi e sconti per tutti i clienti, dai più piccoli ai più grandi. Si tratterebbe di un’attività ulteriore e parallela rispetto a quella di mero supporto alle vendite.

L’accordo potrebbe segnare una nuova strategia più conciliante sul tema del pagamento delle tasse da parte di altre aziende di Internet. A febbraio era circolata la notizia di un accordo simile raggiunto tra Google e il fisco italiano, poi smentito dall’azienda statunitense. L’Unione Europea ha intanto avviato provvedimenti per riformare i regimi di tassazione, mentre l’Irlanda ha modificato parte delle proprie leggi per rendere meno vantaggiose le sue regole fiscali.