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  • Mercoledì 16 dicembre 2015

La Macedonia potrebbe cambiare nome

La Grecia lo chiede da molti anni, è «una delle più capricciose dispute diplomatiche al mondo»: ora sembra si stia muovendo qualcosa

Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (ROBERT ATANASOVSKI/AFP/Getty Images)
Il primo ministro macedone Nikola Gruevski (ROBERT ATANASOVSKI/AFP/Getty Images)

Da circa 24 anni la Grecia e la Macedonia discutono del nome della Macedonia, uno stato di circa due milioni di abitanti a nord della Grecia. Da anni la Grecia chiede che la Macedonia cambi nome, perché “Macedonia” è anche il nome di una regione che si trova nel nord della Grecia (proprio a sud dello stato Macedonia). Nelle ultime ore Nikola Gruevski, primo ministro della Macedonia dal 2006, si è detto disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi che la Macedonia (lo stato) cambi nome. Gruevski ha detto che si potrebbe organizzare un referendum per far decidere ai macedoni se cambiare o no il nome del loro stato, e intervistato dal Guardian ha detto: «Siamo pronti per discuterne, per aprire un dialogo, per cercare una soluzione». Le parole di Gruevski sono arrivate poche ore prima della visita ufficiale ad Atene – la prima in 15 anni – di Nikola Poposki, ministro degli Esteri macedone che intervistato da Kathimerini, il più importante giornale greco, ha detto: «I tempi sono decisamente maturi».

Il problema legato al nome della Macedonia esiste dal 1991, cioè da quando la Macedonia dichiarò – scegliendo il nome “Repubblica di Macedonia” – la sua indipendenza dalla Jugoslavia. Alcuni cittadini e politici greci accusarono il nuovo stato di essersi appropriato di un nome e di un’identità culturale e storica che riguardava un’area geografica, che rientrava invece nei confini dello stato greco. Chi era contrario all’uso del nome “Macedonia” sosteneva che la Repubblica di Macedonia si era appropriata di una parte della cultura greca, per esempio “sfruttando” la figura storica di Alessandro Magno (a cui è per esempio intitolato l’aeroporto di Skopje, la capitale della Macedonia).

Proprio a causa del nome scelto dalla nuova repubblica dell’ex Jugoslavia, negli anni Novanta la Grecia si oppose all’entrata della Macedonia nella NATO e nell’Unione Europea. Per evitare problemi nel 1993 le Nazioni Unite accettarono la Macedonia a patto che il suo nome ufficiale diventasse “Former Yugoslav Republic of Macedonia” (FYROM). Nel 1995 il contenzioso tra Grecia e Macedonia arrivò alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja: nel 2011 la Corte diede ragione alla Macedonia, che ha infatti continuato a chiamarsi con il nome scelto nel 1991. Nel frattempo, però, la Macedonia non è ancora entrata né nell’Unione Europea né nella NATO.

Negli anni si è pensato a delle mediazioni che prevedevano che la Macedonia cambiasse nome in “Nuova Macedonia” o “Macedonia del Nord”, ma nessuno di questi nomi ha mai trovato un vero consenso in entrambi gli stati; inoltre la Grecia aveva sempre detto di volere che il nome “Macedonia” fosse cambiato e non solo integrato. Dopo le parole di Poposki e Gruevski, il Guardian ha scritto che ci sono segnali che fanno pensare che questa disputa iniziata quasi 25 anni fa possa essere risolta nel prossimo futuro. Lo si è iniziato a capire da giugno, quando il ministro degli Ester greco Nikos Kotzias – in visita ufficiale in Macedonia per la prima volta dopo 11 anni – disse: «Vogliamo che tutti i nostri vicini facciano parte dell’Unione Europea, perché il nostro stato è in gran parte dipendente da quello che succede in tutti i Balcani».

Alle dichiarazioni di Kotzias va aggiunto il fatto che il governo di sinistra di Alexis Tsipras potrebbe mostrarsi interessato a porre fine a una questione che ha molto a che fare con il nazionalismo greco di destra. Il Guardian cita anche una fonte interna al ministero degli Esteri greco secondo cui la Grecia ha fatto un’importante mossa proponendo un nome composto, di cui fa parte la “qualifica geografica” e quindi il nome “Macedonia”. Il Guardian scrive che di un ipotetico nuovo nome della Macedonia si parlerà quando il ministro degli Esteri macedone Poposki arriverà ad Atene il 17 dicembre; esclude una «svolta immediata» ma scrive che si potrebbe comunque «trattare dell’inizio della fine di una delle più capricciose dispute diplomatiche al mondo». C’è però un elemento che potrebbe rimandare la soluzione delle discussioni legate al nome della Macedonia: quest’estate Gruevski ha detto che – a causa della grave crisi politica in cui si trova la Macedonia – si dimetterà a gennaio 2016, lasciando spazio a un governo tecnico che guiderà il paese fino alle prossime elezioni, fissate per l’aprile del 2016.