A Parigi c’è un accordo sul clima, infine

È arrivato dopo lunghe trattative e un voto finale in serata: si parla di un accordo "storico", che prevede nuovi limiti e meccanismi di controllo per le emissioni

Il Segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius (che ha diretto i lavori del cop21) e il presidente francese Francois Hollande, il 12 dicembre a Parigi (FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)
Il Segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius (che ha diretto i lavori del cop21) e il presidente francese Francois Hollande, il 12 dicembre a Parigi (FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)

I ministri degli esteri di 195 paesi, riuniti a Parigi per la conferenza sul clima Cop21, hanno approvato in serata un accordo per limitare le emissioni inquinanti. Qui c’è il testo ufficiale dell’accordo. La bozza finale del testo, che era stata approvata nelle prime ore di stamattina dopo una lunga notte di trattative, è disponibile qui. Reuters scrive che poco dopo l’annuncio dell’accordo sono state lette delle piccole modifiche apportate alla bozza finale, ma per ora i giornali internazionali non hanno scritto di cambiamenti rilevanti.

La bozza è stata discussa per tutta la giornata dai paesi interessati. Molti giornali hanno definito “storico” l’accordo di oggi. Una delle cose notevoli è che l’accordo è stato approvato da alcuni di quei paesi che si pensava si sarebbero opposti con più energia a una limitazione delle emissioni: Cina, India, Arabia Saudita e gli altri paesi produttori di petrolio. In seguito all’annuncio dell’accordo da parte del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, nel salone della Conferenza c’è stato un lungo applauso.

Il punto centrale della bozza circolata nel pomeriggio è un accordo per limitare l’aumento di temperatura nei prossimi decenni a 1,5° centigradi. La prima valutazione dell’impatto degli accordi sarà compiuta nel 2023, altre seguiranno ogni cinque anni. La bozza stabilisce anche che ai paesi in via di sviluppo saranno dati 100 miliardi di dollari ogni anno, a partire dal 2020, per aiutarli a implementare le misure necessarie a ridurre le emissioni. Parte dei nuovi accordi sarà legalmente vincolante per gli stati che li sottoscrivono, mentre l’adesione al resto sarà volontaria.

L’obbiettivo iniziale dei leader riuniti a Parigi era quello di trovare un accordo per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e quindi tagliare le emissioni di gas serra che contribuiscono all’aumento delle temperature e al cambiamento climatico. La conferenza Cop21 è iniziata a Parigi lo scorso 30 novembre e sarebbe dovuta proseguire fino all’11 dicembre, ma negli ultimi giorni un accordo era sembrato così vicino che la fine della conferenza è stata rimandata di un giorno (non è una novità: quasi tutte le conferenze sul clima degli ultimi 20 anni sono durate qualche giorno in più del previsto).

BBC ha raccolto le reazioni di alcune ONG alla pubblicazione della bozza, avvenuta nel pomeriggio. Greenpeace ha detto che il documento è stato depotenziato rispetto alle loro aspettative, ma ha aggiunto che comunque mette le società petrolifere e i produttori di carbone “dal lato sbagliato della storia”. Secondo il WWF si tratta di un “forte segnale”, mentre, secondo ActionAid, il testo non è abbastanza ambizioso. Oxfam dice che i paesi ricchi non hanno promesso abbastanza finanziamenti ai paesi in via di sviluppo per risarcirli dei danni che avranno nell’adottare tecnologie meno inquinanti. Secondo Jonathan Webb, corrispondente scientifico di BBC, se la bozza venisse approvata saremmo di fronte ad un momento “storico”. Rivolgendosi ai delegati nel pomeriggio, il presidente francese François Hollande ha detto che l’approvazione dell’accordo «sarà un gigantesco balzo per l’umanità», la stessa frase utilizzata dall’astronauta Neill Armstrong durante lo sbarco sulla Luna.

Il Guardian racconta che venerdì sera, per cercare di arrivare a un accordo più in fretta possibile, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva chiamato al telefono il presidente cinese Xi Jinping. Secondo diversi giornali internazionali la Cina è uno dei paesi più ostili ad un accordo “forte”, cioè che ponga limiti severi alle emissioni includendo anche vincoli legali e meccanismi di controllo. Nel corso della conferenza Europa, Stati Uniti e altre decine di paesi avevano formato una “coalizione ambiziosa”, come l’hanno chiamata i giornali, il cui obbiettivo era ottenere un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni. Si diceva invece che i paesi in via di sviluppo, come India e Cina, avevano intenzione di proporre un accordo più morbido che non rischi di danneggiare il loro sviluppo economico, basato in gran parte su combustibili fossili.