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  • Venerdì 4 dicembre 2015

A San Bernardino c’entra l’ISIS?

Secondo New York Times e CNN uno degli attentatori californiani aveva giurato fedeltà al capo dell'ISIS su Facebook, chi indaga dice di non escludere nessuna possibilità

Un poliziotto durante le operazioni di messa in sicurezza del centro per i servizi sociali dopo la strage - San Bernardino, California, Stati Uniti (Sean M. Haffey/Getty Images)
Un poliziotto durante le operazioni di messa in sicurezza del centro per i servizi sociali dopo la strage - San Bernardino, California, Stati Uniti (Sean M. Haffey/Getty Images)

Aggiornamento 16.45CNN scrive che Tashfeen Malik poco prima dell’attentato, se non addirittura durante la sparatoria, ha pubblicato su Facebook un messaggio in cui giurava fedeltà al leader dell’ISIS, Abu Bakr al Baghdadi. La notizia viene da fonti di polizia e non è stata ancora confermata ufficialmente, ma poco dopo è stata confermata anche dal New York Times, solitamente molto affidabile su questioni di polizia e terrorismo. Secondo le fonti con cui ha parlato il Times, i due attentatori probabilmente non hanno agito per conto dell’ISIS ma ne sono stati “ispirati”.

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A San Bernardino, in California (Stati Uniti), polizia ed FBI stanno indagando sulla strage del 2 dicembre nel centro per i servizi sociali della città, dove sono state uccise 14 persone e ne sono rimaste ferite altre 21. Le indagini si stanno concentrando soprattutto sulla coppia di assalitori, Syad Rizwan Farook e Tashfeen Malik, entrambi uccisi in una sparatoria con la polizia alcune ore dopo l’attacco. Si sa che erano in possesso di decine di armi di diverso tipo, di migliaia di munizioni e di alcuni esplosivi, ma per ora non è ancora chiaro quale fosse il loro movente: tra le cause non viene escluso il terrorismo internazionale, anche se non sembra siano state ancora trovate molte prove a sostegno di questa ipotesi.

L’assalto con fucili e pistole
I sopralluoghi effettuati presso il centro per i servizi sociali, che dà assistenza a persone con varie disabilità, hanno permesso agli investigatori di ricostruire con più precisione i momenti dell’assalto. Tutto è iniziato intorno alle 11 del mattino, quando i due assalitori sono entrati nell’edificio e hanno iniziato a sparare decine di colpi contro i presenti, che si erano riuniti per partecipare a una festa per il Natale. La coppia ha sparato tra i 65 e i 75 colpi di fucile all’interno del centro, uccidendo 14 persone. Per il loro attacco, Farook e Malik hanno utilizzato due fucili da assalto calibro .223 e due pistole semiautomatiche da 9 millimetri, tutte armi ottenute legalmente. Sentendo gli spari, molti si sono nascosti nelle stanze del centro; altri sono scappati all’esterno, chiamando i soccorsi che sono arrivati in pochi minuti ma senza trovare ancora dentro l’edificio i due assalitori, che erano scappati lasciando un ordigno rudimentale che non è esploso.

Strage San Bernardino

Farook e Malik erano scappati a bordo di un SUV nero. La polizia li ha cercati per alcune ore, trovandoli infine in un altro quartiere di San Bernardino ancora a bordo della loro automobile. Sul posto erano presenti 23 agenti di sette diverse agenzie di sicurezza: la coppia ha sparato verso di loro 76 colpi di fucile, gli agenti hanno risposto sparando circa 360 colpi con diversi tipi di armi, uccidendo i due assalitori. Nella sparatoria un poliziotto è rimasto ferito a una gamba e un altro ha riportato qualche ferita a causa di alcuni frammenti fatti volare dai proiettili.

Perquisizioni
Gli agenti hanno esaminato i corpi, scoprendo le identità dei due autori della strage e notando che erano altamente equipaggiati, con vari tipi di armi e giubbotti antiproiettile. All’interno del SUV sono state trovate 1.400 munizioni per i fucili e 200 per le pistole. Nel bilocale in cui viveva la coppia a Redlands, non molto distante da San Bernardino, gli agenti hanno invece trovato più di 2.500 proiettili per i fucili, 2mila per le pistole, alcune centinaia di proiettili per un fucile calibro .22 e una dozzina di bombe artigianali. Nell’abitazione c’era anche materiale per la costruzione di altri ordigni esplosivi. La perquisizione è stata svolta con grande cautela, nel timore che la coppia avesse minato l’appartamento.

Durante le ricerche sono stati trovati e sequestrati un computer, alcuni cellulari, un lettore MP3 e chiavette USB. Buona parte del materiale è stato inviato a uno dei laboratori dell’FBI per essere analizzato. Due dei telefoni trovati sono molto danneggiati, forse per rendere più complicata la lettura dei loro contenuti da parte delle autorità; da uno di questi potrebbe essere impossibile recuperare dati. Malik aveva inoltre con sé un altro cellulare, ma non sono state trovate nella sua memoria informazioni rilevanti e si pensa potesse essere un telefono usa e getta.

Strage di San Bernardino

Chi erano gli assalitori
Syad Rizwan Farook aveva 28 anni ed era nato nell’Illinois da genitori di origini pakistane. Stando alle informazioni raccolte dai media statunitensi, era un musulmano sunnita praticante e, qualche anno fa, si era iscritto su un social network indicandosi come madrelingua urdu. Aveva compiuto più viaggi in Arabia Saudita, compreso un pellegrinaggio alla Mecca nel 2013, e un viaggio in Pakistan lo scorso anno da cui era rientrato insieme a Malik, una pakistana di 27 anni. Altre notizie, ancora da confermare, parlano di una tappa in Arabia Saudita prima del loro ingresso negli Stati Uniti. L’ambasciata saudita a Washington ha confermato che almeno Farook si era trattenuto nel paese per nove giorni nell’estate del 2014.

Malik aveva ottenuto il visto di 90 giorni che viene concesso alle persone che dichiarano di volersi sposare, entro un certo periodo di tempo, con un loro compagno statunitense. Il 30 settembre la coppia fece richiesta per una green card, l’autorizzazione che viene rilasciata per risiedere negli Stati Uniti per un periodo di tempo illimitato. Il documento fu rilasciato a Malik nel luglio del 2015 dopo tutti i controlli incrociati di rito, che prevedono la consultazione di diversi database delle agenzie di sicurezza.

Per ora le autorità non hanno diffuso molte informazioni sui due assalitori, ma i media si sono messi in contatto con amici, colleghi e familiari per avere qualche testimonianza. Come avviene spesso in questi casi, dicono che Farook era un tipo tranquillo, giovane, con una carriera promettente come tecnico della sicurezza degli ambienti per la salute (lavoro che gli fruttava 70mila dollari all’anno), da poco felicemente sposato e con una figlia nata da circa 6 mesi. Non aveva nessun precedente penale e, fino a prova contraria, nessun legame con ambienti radicali religiosi o politici. Secondo alcune fonti consultate da CNN, Farook era però entrato in contatto con alcune persone indagate dall’FBI perché sospettate di essere legate al terrorismo internazionale, circostanza che per ora non è stata né confermata né smentita dalle autorità.

C’entra il terrorismo?
Non è ancora chiaro quale sia stato il movente per la strage di martedì. Alcuni colleghi hanno parlato di un clima teso al lavoro, presso il centro dove si è poi svolta la sparatoria, a causa di alcune scelte da parte dei dirigenti della struttura. Durante la festa del 2 dicembre ci sarebbe stato un litigio tra Farook e alcune altre persone; l’uomo sarebbe andato via con la moglie per poi tornare più tardi e compiere l’assalto. La polizia ha però dubbi circa la possibilità che la coppia si sia armata in quel modo improvvisamente, in seguito a un alterco, e ha parlato di un’operazione preparata in anticipo: «Nessuno va a una festa e poi mette insieme un piano così elaborato. Certamente erano equipaggiati e pronti per un altro attacco, prima o poi. Li abbiamo intercettati prima che questo potesse accadere», ha detto il capo della polizia di San Bernardino.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto che per ora non si esclude nessuna possibilità, compresa quella legata al terrorismo internazionale, chiarendo comunque che non si conoscono ancora le cause della strage. Non ci sono elementi per concludere che si sia trattato di un attentato terroristico, ma la raccolta di ulteriori informazioni dai dispositivi elettronici usati dalla coppia e dai loro contatti dovrebbe fornire agli investigatori nuovi dettagli per capire meglio che cosa abbia portato alla strage presso il centro di San Bernardino.