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  • Martedì 1 dicembre 2015

I tanti problemi della piccola Moldavia

Da un anno è senza governo, stretta tra i partiti filo-europei (corrotti) e quelli filo-russi (accusati di essere burattini di Putin)

(AP Photo/Vadim Ghirda)
(AP Photo/Vadim Ghirda)

L’Economist della scorsa settimana si è occupato della difficile situazione della Moldavia, un piccolo stato di 3,5 milioni di abitanti chiuso tra la Romania e l’Ucraina, che da oltre un anno è senza un governo e che, vista la sua sempre peggiore situazione economica, potrebbe presto fallire ed entrare nel giro dei paesi influenzati o indirettamente controllati dalla Russia.

Il 29 ottobre in Moldavia gli sforzi per formare un governo sono falliti dopo l’arresto di Vlad Filat, ex primo ministro e leader di uno dei due principali partiti filo-europei usciti vincitori dalle elezioni di fine 2014. Secondo i suoi alleati, l’arresto è stato orchestrato dal suo principale rivale, Vlad Plahotniuc, leader dell’altro grande partito filo-europeo moldavo. Di fatto a un anno dalle elezioni la Moldavia si trova di nuovo senza un governo, ma questo non è l’unico e nemmeno il più grosso dei numerosi problemi che affliggono il paese. Lo scorso aprile le tre principali banche del paese hanno ammesso di aver “perso” circa un miliardo di euro in quella che molti considerano una gigantesca operazione di riciclaggio, organizzata da importanti uomini d’affari moldavi e russi con la complicità dei funzionari del governo. I bilanci delle banche sono stati salvati e la perdita è stata scaricata sui contribuenti, che in Moldavia guadagnano in media 200 euro al mese.

L’Economist scrive che la Moldavia, governata negli ultimi anni da partiti filo-europei, ha compiuto alcuni piccoli passi in avanti – per esempio la firma di un accordo di integrazione con l’Unione Europea e quello per permettere ai suoi cittadini di entrare nell’area Schengen senza bisogno di visti – ma che i leader di questi partiti sono rimasti al potere sfruttando una sorta di ricatto nei confronti dell’Europa e dei loro stessi cittadini: l’alternativa al loro governo corrotto, dicono, è l’arrivo dei russi.

Da quando nel 2014 la Russia ha annesso alcune regioni dell’Ucraina e cominciato una guerra nelle regioni orientali del paese, in molti hanno ipotizzato che la Moldavia potesse essere un nuovo obiettivo del presidente Vladimir Putin. Un funzionario governativo moldavo ha detto all’Economist che se la situazione nel paese dovesse precipitare «i russi si prenderanno la Moldavia»; questa settimana 13 persone sono state arrestate con l’accusa di aver pianificato un’insurrezione filo-russa contro il governo di Chisnau, la capitale del paese. In Moldavia, inoltre, esistono già due regioni che sono apertamente filo-russe. La Trasnistria si è dichiarata indipendente dalla Moldavia negli anni Novanta e da allora ospita militari russi sul suo territorio. Nel sud del paese, la regione autonoma della Gaugazia ha votato un referendum per stringere i rapporti con la Russia e ha minacciato di dichiararsi indipendente nel caso la Moldavia optasse per l’entrata in Europa.

Per quanto piccola e con una popolazione che diminuisce di anno in anno a causa dell’emigrazione – quasi un milione di persone in meno negli ultimi 20 anni – la Moldavia si trova in una zona strategica: al confine con la Romania, un paese membro della NATO, e con l’Ucraina, un paese in guerra con i separatisti filo-russi appoggiati da Vladimir Putin. Proprio gli ucraini sono i più preoccupati dal futuro della Moldavia: se un governo filo-russo dovesse sostituirsi ai corrotti leader filo-europei attuali «l’intera regione potrebbe restarne destabilizzata», ha detto Arseniy Yatsenyuk, il primo ministro ucraino. Secondo alcuni sondaggi riportati dall’Economist, se si andasse ora ad elezioni, in Moldavia vincerebbero i partiti filo-russi.