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  • Venerdì 27 novembre 2015

Cosa diventerà Repubblica

Il Foglio riflette con due articoli sulla scelta di Mario Calabresi come nuovo direttore e sulle sue implicazioni

(Foto Fabio Cimaglia/LaPresse)
(Foto Fabio Cimaglia/LaPresse)

Mercoledì Ezio Mauro ha annunciato le sue dimissioni da direttore del quotidiano Repubblica, a partire da metà gennaio, e poche ore dopo il gruppo Espresso che ne è editore ha comunicato che lo sostituirà Mario Calabresi, attuale direttore del quotidiano La Stampa e già a Repubblica per diversi anni. La notizia (a cui è seguita quella della nomina di Maurizio Molinari come successore di Calabresi alla Stampa) è tuttora molto discussa e commentata, per il rilievo di Repubblica nell’informazione e nella politica italiana e i tratti peculiari della sua storia di giornale. Oggi ne scrive estesamente il Foglio, con una serie di articoli. Maurizio Crippa riflette sulla figura e fama di Calabresi e sulla genesi della sua nomina.

Mario Calabresi oggi ha 45 anni (Ezio Mauro ne aveva due in più quando sostituì Scalfari), il suo è un ritorno nel Gruppo. Iniziò lì; poi gli anni di apprendistato a New York, ma sotto l’insegna della Stampa. E gli anni di rifinitura, o per passare oltre la linea d’ombra, a Repubblica: caporedattore centrale e inviato. Nel 2009, a Torino, sembrò la nemesi morbida di un altro colonnello spigoloso, Giulio Anselmi. Non è sempre facile farsi perdonare il destino di enfant prodige, in italiano di solito mal tradotto con miracolato. E l’Italia è un paese siffatto per cui le storie e i nomi hanno la memoria lunga e i rancori pure.

Un secondo articolo sostiene invece che il fondatore ed ex direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, non sia contento della scelta di Calabresi e della “ritirata” che suggerirebbe, voluta dall’editore Carlo De Benedetti.

L’altra sera Eugenio Scalfari è stato duro, durissimo nei suoi colloqui privati: “Dal 17 gennaio non scriverò più su Repubblica”, ha detto quando è stato informato, prima da Ezio Mauro e poi Da Carlo De Benedetti, che Mario Calabresi sarebbe andato a dirigere il giornale che lui aveva fondato il 14 gennaio 1976. In redazione, a Largo Fochetti, strabuzzano gli occhi, le parole “cambiamento epocale” vengono maneggiate da tutti, e qualcuno, senza cautela, maneggia anche questa espressione: “E’ la fine di Repubblica”. La Repubblica che tutti hanno conosciuto fino ad oggi.

(primo e secondo articolo sul sito del Foglio)