• Mondo
  • Venerdì 13 novembre 2015

Nel frattempo, in Israele e Palestina

Due israeliani sono stati uccisi mentre erano in macchina, ma da giorni in Cisgiordania vanno avanti violenze e scontri

(HAZEM BADER/AFP/Getty Images)
(HAZEM BADER/AFP/Getty Images)

Due uomini israeliani sono stati uccisi in seguito a un’aggressione nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. I due uomini sono padre e figlio, hanno rispettivamente 40 e 18 anni e sono stati uccisi con dei colpi di arma da fuoco mentre stavano percorrendo in automobile una strada nei pressi della colonia israeliana di Othniel. Haaretz, il più importante quotidiano israeliano, ha scritto che al momento dell’attacco oltre ai due uomini erano presenti in macchina altri cinque loro familiari: fra questi c’è un sedicenne lievemente ferito e secondo la televisione israeliana Channel 2 tre bambini ricoverati in ospedale in stato di shock. Non è ancora chiaro chi abbia compiuto l’attacco, ma il partito politico di estremisti islamici Hamas ha lodato sul proprio sito ufficiale «la coraggiosa azione portata avanti dalla resistenza a sud di Hebron».

L’attacco di oggi fa parte di una serie di notevoli violenze accadute a Hebron, una città piuttosto pericolosa anche in tempi relativamente distesi del conflitto fra Israele e Palestina e in cui è già accaduto in passato che venissero attaccate automobili israeliane. Sempre a Hebron venerdì mattina un ragazzo palestinese è morto a cause delle ferite riportate dopo uno scontro con l’esercito israeliano durante il funerale di un altro ragazzo palestinese, ucciso mercoledì in un ospedale di Hebron da alcuni agenti israeliani travestiti da palestinesi. Venerdì pomeriggio invece, dopo l’attacco all’automobile israeliana, un ragazzo palestinese di 23 anni è stato ucciso durante uno scontro con l’esercito isreliano. Dall’inizio di ottobre, da quando cioè è cominciato un nuovo ciclo di violenze fra israeliani e palestinesi, sono morti almeno 14 israeliani e almeno 75 palestinesi, fra cui 45 stavano per compiere o avevano appena compiuto un attacco contro israeliani.

Cosa sia successo esattamente nell’attacco di venerdì non è ancora chiaro: secondo Haaretz il responsabile è una persona sola, che si è appostata sulla strada finché non ha visto passare una macchina israeliana. L’agenzia di stampa palestinese Ma’an ha scritto che le autorità israeliane hanno isolato le strade che portano all’area dell’attacco e al vicino campo per profughi palestinesi di Fawwar. Ma’an ha anche scritto che i due uomini uccisi sono dei coloni israeliani, ma la notizia non è riportata dai media israeliani. L’attacco di venerdì ha una dinamica simile all’episodio che ha dato origine a questo nuovo ciclo di violenze, quando giovedì 1 ottobre una coppia di israeliani è stata uccisa in Cisgiordania, mentre viaggiava in auto sulla strada che collega gli insediamenti israeliani di Elon Moreh e Itamar, non lontano da Nablus.

Un episodio più bizzarro è avvenuto invece giovedì 12 novembre all’ospedale di Hebron, nel quale prima dell’alba è entrato un gruppo di circa venti uomini definiti dal New York Times degli agenti segreti israeliani travestiti da palestinesi. Un uomo del gruppo era travestito da donna incinta ed era trasportato su una carrozzina. Il gruppo di uomini è stato ripreso da una telecamera di sicurezza dell’ospedale, il cui video è stato diffuso su YouTube.

Nel video si vede il gruppo entrare nell’ospedale con molta circospezione, togliersi man mano il travestimento e poi uscire nel giro di dieci minuti. Gli uomini erano entrati nell’ospedale per arrestare un ragazzo palestinese di 20 anni, che hanno effettivamente catturato e portato via con loro. Nel corso dell’arresto però il gruppo di uomini ha anche ucciso il cugino dell’uomo arrestato, un palestinese di 27 anni. L’esercito israeliano ha confermato l’operazione, spiegando che l’uomo che hanno arrestato era sospettato di avere accoltellato un israeliano a ottobre in Cisgiordania, e che suo cugino ha assalito i soldati israeliani arrivati nell’ospedale.

I giornali israeliani e internazionali sono ancora piuttosto cauti nel definire l’ultimo ciclo di violenze una “intifada”, un termine che descrive violenze e boicottaggi appoggiati dalle autorità palestinesi nei confronti degli israeliani. Stanno anche circolando i primi dubbi sul fatto che le recenti violenze siano state direttamente incoraggiate da post violenti circolati sui social network (diversi giornali italiani e internazionali hanno parlato di “Intifada di Facebook”, “Intifada 3.0”). Un’inchiesta pubblicata sul rispettato Times of Israel suggerisce che i social network abbiano avuto una parte nell’inasprimento delle violenze, ma che non siano così centrali come raccontato da alcuni giornali e che sostanzialmente siano ancora minoritari rispetto a forme di propaganda “tradizionale” come i canali televisivi legati ad Hamas o altri gruppi radicali.