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  • Giovedì 12 novembre 2015

Gli scontri ad Atene durante lo sciopero generale

Un centinaio di manifestanti hanno lanciato molotov contro la polizia e appiccato incendi: si protesta contro le misure di austerità decise dal governo

La sede della Banca di Grecia ad Atene, bruciata (AP Photo/Petros Giannakouris)
La sede della Banca di Grecia ad Atene, bruciata (AP Photo/Petros Giannakouris)

Dalle 9 di oggi, giovedì 12 novembre, in Grecia è iniziato uno sciopero generale di 24 ore: è stato indetto dai principali sindacati del settore pubblico e privato (ADEDY e GSEE) contro le politiche di austerità contenute nel terzo accordo firmato dal governo con le istituzioni europee lo scorso agosto. La protesta ha a che fare in particolare con gli aumenti delle tasse, i tagli alle pensioni e il rischio di abrogare la legge che permette a coloro che hanno dei debiti verso lo stato di ripagarli in rate mensili. Oltre ai disagi comuni di uno sciopero generale, questa mattina il centro di Atene è stato attraversato da tre manifestazioni. Hanno partecipato in tutto circa 24mila persone, e circa un centinaio di persone a volto coperto si sono scontrate con la polizia nei dintorni del Parlamento. I manifestanti hanno lanciato molotov contro gli agenti che hanno risposto con gas lacrimogeni: ci sono stati anche degli incendi – fra cui uno appiccato davanti alla sede della Banca di Grecia – ma per ora non si hanno notizie di feriti o arresti.

Quello di oggi è il primo sciopero generale da quando Syriza governa il paese insieme al partito dei Greci Indipendenti, ma è uno sciopero appoggiato anche dal gruppo di Syriza che si occupa di lavoro, che ha invitato alla partecipazione di massa. L’account del partito ieri su Twitter ha scritto: «Diamo una risposta dinamica alle pressioni dei datori di lavoro e ai ricatti dei creditori». Allo sciopero partecipano i lavoratori e le lavoratrici di banche, ospedali, farmacie, musei, scuole, i giornalisti, i portuali e parte anche di chi lavora nei trasporti: oltre alla maggior parte degli autobus, dei treni e delle metropolitane, i traghetti sono fermi nei porti, più di una dozzina di voli interni sono stati cancellati e gli ospedali funzionano solo con il personale d’emergenza.

La protesta arriva mentre sono in corso nuove e complicate trattative tra il governo e i principali creditori di Atene sull’attuazione di una serie di riforme previste dal nuovo piano di salvataggio. Lunedì 9 novembre, durante l’assemblea che riunisce i ministri dell’Economia dei paesi che adottano l’euro, lo stanziamento di una tranche di 2 miliardi di euro dei primi 26 miliardi previsto dal programma di aiuti è stato rinviato per il rifiuto di Tsipras di cedere alle richieste e alle condizioni dei creditori.

Il problema principale delle ultime trattative riguarda una riforma pensata dal governo greco per proteggere le case di alcune persone che sono rimaste in arretrato con i pagamenti del mutuo, dato che la precedente legge è scaduta. La sua proposta iniziale era quella di impedire il pignoramento di case dal valore inferiore a 300mila euro, ma secondo i creditori il limite è troppo alto. La Grecia ha quindi proposto di abbassare il limite a 180mila euro e di introdurre criteri basati sui guadagni delle famiglie, ma ancora non si è arrivati a una soluzione. Si potrebbe arrivare a un accordo entro l’inizio della prossima settimana, soprattutto grazie alla mediazione della Francia, il paese che in questi ultimi mesi si è dimostrato più vicino alle richieste del governo greco.