I granchi provano dolore?

Una ricerca lo ritiene molto probabile, dopo alcuni esperimenti con l'elettroshock (almeno non sono morti in pentola)

(Wikimedia)
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Ogni giorno milioni di crostacei in giro per il mondo fanno una brutta fine, gettati vivi in acqua bollente per essere rapidamente cotti e poi mangiati. Questa pratica è molto diffusa e finora si pensava che non comportasse particolari stress per gli animali, perché secondo diversi ricercatori gli invertebrati non provano dolore, non avendo l’equivalente delle nostre aree del cervello responsabili delle sensazioni dolorose. Il tema è in realtà discusso da tempo e una ricerca, realizzata presso la Queen’s University Belfast (Irlanda del Nord), sembra indicare che in effetti gli invertebrati provino dolore, o almeno che questo accada con i granchi.

Ricerche precedenti avevano già ipotizzato che gli invertebrati potessero provare dolore proprio come i vertebrati, considerato che nonostante le grandi differenze tra questi due vecchi sottoregni (ora la suddivisione e la loro classificazione è più complessa) molte funzioni hanno caratteristiche comuni, per esempio quelle legate alla visione. Il tema fu affrontato estesamente lo scorso anno in uno studio che cercò di fare ordine sulla definizione di dolore fisico, e gli indicatori per rilevarlo in organismi viventi molto diversi da noi. La ricerca concluse che tra gli indicatori possono esserci: il cambiamento improvviso di comportamento dell’animale, indotto dalla necessità di evitare ulteriori ferite; la maggiore diffidenza nei confronti della causa che ha portato alla sensazione dolorosa; cambiamenti fisiologici rilevanti, per esempio un aumento nel suo organismo degli ormoni che regolano lo stress.

Partendo da quelle conclusioni, Robert W. Elwood e Laura Adams della Queen’s University Belfast hanno messo alla prova la teoria con una serie di esperimenti che ha coinvolto 40 granchi della specie Carcinus maenas. 20 granchi sono stati separati e collocati in una vasca ciascuno, dove hanno ricevuto una scossa elettrica della durata di 200 millisecondi ogni 10 secondi per 2 minuti nelle zampe. I restanti 20 granchi sono stati utilizzati come gruppo di controllo per osservare il loro comportamento in condizioni normali, quindi si sono risparmiati le scosse.

16 granchi su 20 sottoposti all’elettroshock hanno iniziato a spostarsi all’interno della vasca, mentre i restanti 4 hanno provato a scalarla per uscirne. Nel gruppo di controllo nessun granchio ha provato a uscire dalla vasca, in compenso 14 si sono comunque mossi al suo interno, mentre gli altri non si sono invece nemmeno spostati una volta durante il test.

I ricercatori hanno poi confrontato le condizioni dei 16 grandi sottoposti all’elettroshock con quelle dei 14 granchi del gruppo di controllo altrettanto attivi. Come spiegano sulla rivista scientifica Biology Letters, che ha pubblicato il loro studio, nelle zampe dei 16 sono stati riscontrati livelli tre volte superiori di acido lattico nella loro emolinfa, l’equivalente del sangue in molti invertebrati. Secondo i ricercatori la maggiore quantità di acido lattico indica una chiaro aumento di stress da parte dei granchi sottoposti all’elettroshock: un indicatore del fatto che provano dolore, sulla base dei criteri identificati nel 2014.