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  • Mercoledì 4 novembre 2015

Airbnb ha vinto a San Francisco

Gli elettori hanno respinto un referendum che avrebbe limitato l'affitto di case e appartamenti a 75 notti l'anno

Cartelli a sostegno della Proposition F sulla vetrina di una negozio a San Francisco, California, 2 novembre 2015.
(Josh Edelson/AFP/Getty Images)
Cartelli a sostegno della Proposition F sulla vetrina di una negozio a San Francisco, California, 2 novembre 2015. (Josh Edelson/AFP/Getty Images)

Gli elettori di San Francisco hanno respinto con il 55 per cento dei voti un referendum per introdurre una norma che avrebbe limitato a 75 notti all’anno la possibilità di dare in affitto stanze e appartamenti a breve termine. Il referendum avrebbe danneggiato soprattutto Airbnb, il noto sito online che permette di affittare per brevi periodi la propria casa o stanza, e che negli ultimi mesi ha speso più di 8 milioni di dollari (7,3 milioni di euro) in una campagna contro la proposta. San Francisco non è la città americana in cui Airbnb è più presente, ma è piuttosto importante dal punto di vista simbolico, dato che è quella in cui ha sede la società. Inoltre secondo molti se la legge fosse passata sarebbe stata un preoccupante precedente per l’azienda e avrebbe potuto ispirare iniziative simili negli Stati Uniti e non solo.

La legge si sarebbe applicata sia agli appartamenti affittati che sfitti, e avrebbe richiesto agli affittuari di redigere al Comune un rapporto trimestrale indicando in quali giorni avevano affittato la casa. In caso di violazione ci sarebbero state multe, anche fino a mille dollari al giorno, sia per Airbnb che per gli affittuari; i controlli sarebbero stati portati avanti dal Comune ma le persone che abitano nel raggio di 30 metri dall’appartamento in questione avrebbero potuto fare denuncia.

La campagna a favore della Prop F, chiamata Share Better SF (“Condividi meglio San Francisco”, in riferimento alla sharing economy) è stata condotta da una federazione di sindacati – soprattutto di proprietari di hotel e lavoratori del settore – e attivisti per i diritti della casa, che accusano anche Airbnb di aver contribuito all’aumento dei costi degli affitti in una città in cui erano già particolarmente alti. In tutto la campagna a favore della legge ha raccolto in donazioni circa 300 mila dollari (270 mila euro), mentre quella contraria ne ha ottenuti 8,3 milioni, donati al 95 per cento proprio da Airbnb. Tra le iniziative realizzate dalla società ce n’è stata anche una piuttosto controversa, con manifesti appesi in giro per la città che consigliavano alle autorità come spendere meglio i soldi provenienti dalle tasse di Airbnb; è stata molto criticata e ritirata nel giro di pochi giorni.

A San Francisco il problema del costo delle case è molto grave ed è stato al centro delle elezioni di martedì, che hanno riguardato la giunta comunale e altri 11 referendum: cinque erano in qualche modo correlati alla questione. Tra questi è stato approvato il più significativo, la Proposition 1, che prevede l’investimento da parte della città di 310 milioni di dollari (280 milioni di euro) per costruire, ristrutturare e comprare nuove abitazioni popolari, destinate alle fasce più deboli della popolazione: veterani, famiglie in difficoltà, anziani, e disabili.