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  • Martedì 3 novembre 2015

La legge contro le discriminazioni di Houston è stata abrogata

Al referendum hanno vinto i No, dopo una discussione accesa (e un po' sballata) sulla presenza di uomini nei bagni delle donne

La campagna elettorale contro la Houston Equal Rights Ordinance, 21 ottobre 2015 (AP Photo/Pat Sullivan, File)
La campagna elettorale contro la Houston Equal Rights Ordinance, 21 ottobre 2015 (AP Photo/Pat Sullivan, File)

Aggiornamento – Gli elettori di Houston hanno votato in maggioranza per abrogare il decreto contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Lo scrutinio non è ancora stato completato ma secondo la stampa locale il No ha vinto con un ampio margine.

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Martedì 3 novembre a Houston, in Texas, si voterà un referendum per abrogare o confermare un decreto contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. La Houston Equal Rights Ordinance (HERO), nota anche come Proposition 1, voluta dalla sindaca della città Annise Parker – Democratica al suo terzo e ultimo mandato, lesbica e attivista dei diritti LGBT – è stata molto contestata dai Repubblicani e da vari gruppi religiosi locali, che hanno voluto ridurre la discussione a un dibattito sul rischio che uomini malintenzionati ne approfittino per dichiararsi donne e infilarsi nei bagni delle donne. La questione ha assunto rilevanza nazionale e il risultato è molto atteso.

La Houston Equal Rights Ordinance estende i diritti stabiliti dalle leggi federali in materia di acquisto e affitto delle case, nel campo del lavoro e in tutte le contrattazioni – sia pubbliche che private – ad altre quindici categorie “protette”: tra queste rientrano quelle basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. La nuova legge dà a coloro che ritengono di essere stati discriminati sulla base del loro orientamento sessuale la possibilità di presentare una denuncia. Proposta nell’aprile del 2014 e votata circa tre mesi fa, l’ordinanza è stata molto contrastata dai Repubblicani e da vari gruppi religiosi: dopo una lunga battaglia legale, la Corte Suprema del Texas ha deciso di sottoporre la legge a un voto popolare.

La campagna per confermare il decreto è diventata una priorità nazionale per gruppi e associazioni che difendono i diritti degli omosessuali, ed è sostenuta, tra l’altro, dalla Human Rights Campaign: la più grande associazione a tutela di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali degli Stati Uniti. Diverse categorie commerciali locali e società hanno dato il loro sostegno (Houston tra l’altro ospiterà il Super Bowl del 2017, altro motivo per cui la storia è diventata un caso nazionale): tra le più importanti c’è anche Apple, che ha quattro negozi a Houston e che con un comunicato ha precisato che la loro azienda e i loro negozi «sono aperti a tutti, a prescindere da dove provengano, che aspetto hanno, la fede che professano e chi amano». L’iniziativa ha ottenuto l’appoggio anche del Presidente Barack Obama, del vicepresidente Joe Biden e della candidata alle elezioni presidenziali Hillary Clinton.

I sondaggi mostrano però che gli elettori e le elettrici sono divisi sulle norme e alcuni analisti prevedono che non verrà approvata. La campagna contro il decreto è stata infatti molto pesante e, secondo diversi media, scorretta. Gli oppositori della legge hanno infatti rinominato la Houston Equal Rights Ordinance “ordinanza del bagno” e affermano che il decreto «permette a ogni uomo, in qualsiasi momento, di entrare in un bagno per donne semplicemente affermando di sentirsi donna quel giorno». Il gruppo Campaign for Houston sostiene che la legge non ampli nessun diritto in particolare, ma che semplicemente istituisca il diritto per uomini «sessualmente confusi» di entrare a loro piacimento nei bagni dove si trovano donne e bambine.

Il New York Times ha pubblicato ieri lunedì 2 novembre un editoriale in cui invita a votare per l’approvazione dell’ordinanza:

L’ordinanza di Houston permetterebbe alle persone transgender di utilizzare i bagni pubblici in linea con la loro identità di genere. Questo è un diritto fondamentale che non fa nulla per mettere in pericolo gli altri. Non c’è assolutamente alcuna prova, empirica o aneddotica che suggerisca che le persone transessuali abbiano una propensione a molestare o a compiere violenza sessuale contro le persone nei bagni e negli spogliatoi. Di contro, ci sono prove concrete che le donne transgender subiscono discriminazioni terribili e violenze di tutti i generi.

I 17 stati e le oltre 200 città che hanno esteso le protezioni ai transgender americani non hanno servizi igienici pubblici meno sicuri degli altri. A Houston non sarebbe diverso. Le leggi esistenti criminalizzano già le molestie e la violenza sessuale: è assurdo sostenere che questa ordinanza potrebbe autorizzare i predatori sessuali o incoraggiare chiunque a violare queste leggi.