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  • Lunedì 2 novembre 2015

Il candidato che non bacia i bambini

E neanche si ferma a parlare con gli elettori: il New York Times racconta la campagna di Bernie Sanders e i rischi di troppa concretezza

(AP Photo/Danny Moloshok)
(AP Photo/Danny Moloshok)

Il New York Times ha raccontato la strana campagna elettorale che negli Stati Uniti sta conducendo Bernie Sanders, il secondo candidato dei Democratici più popolare per la presidenza dopo Hillary Clinton. Secondo il Times, Sanders – che ha 74 anni ed è un senatore del Vermont che si definisce socialista e ha passato gran parte della sua carriera nella politica locale – si sta sottraendo a una serie di riti informali ma consolidati nella politica americana, come fermarsi a parlare coi propri sostenitori dopo i comizi, oppure scherzare e intrattenersi coi bambini. In pratica, il New York Times ha accusato Sanders di eccessiva “rudezza”.

Sanders si è candidato in estate provando a sfidare Hillary Clinton da sinistra, chiedendo un sistema economico più equo e maggiori limitazioni per le multinazionali. In estate diversi analisti avevano giudicato la sua candidatura fondamentalmente velleitaria, di bandiera: col passare delle settimane, però, anche grazie alla scelta di non candidarsi da parte di altri importanti politici democratici – su tutti il vicepresidente Joe Biden e la popolare senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren – Sanders ha guadagnato un numero crescente di spazi e consensi, e sebbene sia indietro nei sondaggi è oggi l’unico sfidante credibile di Clinton. Sanders ha molto successo anche fra i giovani, e l’entusiasmo dei suoi sostenitori è stato paragonato a quello che molti avevano nei confronti di Barack Obama nel 2008. Secondo dati diffusi da Bloomberg a ottobre, Sanders negli ultimi tre mesi è riuscito a raccogliere 26,2 milioni di dollari in donazioni elettorali: un dato sorprendente sia perché molto vicino a quello di Clinton – che ha raccolto 29,9 milioni utilizzando anche i controversi Super PAC, comitati elettorali “indipendenti” – sia perché messo insieme tramite moltissime micro-donazioni online, proprio come Obama nel 2008.

Eppure è molto raro vedere Sanders fare conversazione con un gruppo di volontari o ascoltare le storie di anziani elettori Democratici: e in generale mostrare il proprio lato “umano”, cosa che riusciva benissimo a Obama e un po’ meno a Clinton (ma ci sta lavorando). Secondo il Times, Sanders «appare sorprendentemente impersonale – e persino poco interessato – quando parla faccia a faccia». Per dare solidità alle proprie affermazioni, il New York Times ha anche elencato una serie di “occasioni mancate” da Sanders durante gli ultimi giorni di campagna elettorale in Iowa e New Hampshire, gli stati in cui nel febbraio 2016 inizieranno le primarie.

Durante un barbecue ad Iowa City ha firmato il gesso di una ragazzina di 9 anni ma non ha parlato neanche un secondo con suo padre, che si era detto indeciso se votare lui o Clinton. A Oskaloosa ha lasciato frettolosamente un campus universitario deludendo una decina di studenti che avevano sperato di potergli parlare. È uscito di fretta anche da una palestra a Fort Madison, lasciando interdette un sacco di persone che volevano semplicemente salutarlo (incluso un gruppo di donne che avevano già detto di voler appoggiare Clinton, salvo poi essere tentate dalla candidatura di Sanders). Dopo un altro comizio si è limitato a salutare da lontano un gruppo di 15 donne sedute attorno a un tavolo, diretto a una riunione di un giornale locale. Una delle donne del gruppo, che non si è definita né Democratica né Repubblicana, ci ha detto che «sarebbe stato bello se fosse passato a salutare e a chiedere di votare per lui. È bello essere desiderati».

Lo staff di Sanders ha fatto notare che risponde spesso alle domande che gli vengono rivolte dal pubblico durante i comizi e ha spiegato che spesso è costretto ad andarsene in fretta perché ha un’agenda molto fitta. Altre volte invece Sanders preferisce semplicemente avere più tempo per riposare. Jeff Weaver, il responsabile della sua campagna in Iowa, ha descritto il ritmo della campagna di Sanders «intenso e rigoroso», ma ha aggiunto che Sanders stesso preferirebbe passare più tempo coi propri sostenitori man mano che si avvicinano le primarie. Questo aspetto “umano” di una campagna elettorale fra l’altro è più importante in Iowa che in altri posti.

Per una tradizione consolidata, l’Iowa è rimasto il primo stato in cui si tengono le primarie presidenziali: e benché elegga un numero irrisorio di delegati, cioè le persone che materialmente “scelgono” il candidato finale, è il primo stato in cui i candidati fanno comizi, facendosi conoscere e impostando i temi e la direzione della campagna. L’Iowa resta comunque un piccolo stato settentrionale di 3 milioni di abitanti, dove le persone che partecipano al congresso dei Democratici – che in alcuni stati sostituisce le primarie vere e proprie – sono nell’ordine delle migliaia. Per dirla con Stephanie Cutter, una stratega dei Democratici, «in Iowa tradizionalmente si vince nelle sale da pranzo, nelle tavole calde e nei comizi ristretti».

È probabile che sia Sanders che il suo staff sappiano bene tutto questo e che stiano cercando di rimediare. Durante un recente comizio, per esempio, Sanders ha citato un recente sketch della trasmissione comica Saturday Night Live in cui veniva imitato dal famoso comico statunitense Larry David. Sanders ha aperto il suo comizio dicendo: «Mi dicono che non ho senso dell’umorismo, e quindi stasera inizierò con un battuta. “Ciao, sono Larry David. Mi ha mandato Bernie”»

Lo sketch di Saturday Night Live con Larry David che imita Bernie Sanders

Più che il senso dell’umorismo però, secondo il New York Times, a Sanders manca il talento per la small talk, le quattro chiacchiere informali ed empatiche che un candidato scambia migliaia di volte in campagna elettorale coi propri elettori. Racconta il New York Times:

Lo scorso mese, dopo aver parlato a una festa di gente “di sinistra” ad Iowa City, Sanders ha ignorato una decina di mani tese rivolte verso di lui mentre tornava alla sua macchina, fermandosi solo quando una donna in lacrime gli si è parata davanti. La donna voleva parlargli delle cure mediche per le persone che come sua figlia soffrono di malattie mentali, i cui bisogni – sostiene la donna – costringono le loro famiglie a iscriverli a scuole private. Sanders ha ascoltato la donna per 30 secondi, le ha stretto il braccio e poi se n’è andato. «Mi ha detto di “resistere”, nient’altro. Sembrava di fretta».

Steven Rosenfeld, che è stato addetto stampa di Sanders negli anni Novanta, ha dato una spiegazione piuttosto originale dei modi sbrigativi di Sanders. Rosenfeld ha spiegato che Sanders «sa bene come agganciarsi e staccarsi da una persona in un modo che lascia l’altro interdetto ma anche grato: “Quest’uomo eccellente mi ha stretto la mano, ma doveva andare via per salvare il mondo: sento il dovere di comprenderlo e di appoggiarlo”». Comunque sia, il New York Times dubita che Sanders possa contare solamente sulla forza radicale del proprio messaggio: la sensazione è che prima poi dovrà fare i conti con un modo diverso di approcciare la campagna elettorale.