Com’era Damasco negli anni Sessanta

Lo raccontano alcune fotografie scattate da un ex studente dell'Indiana University appassionato di viaggi

Charles Weever Cushman è stato un uomo d’affari, fotografo amatoriale ed ex studente dell’Indiana University. Nell’archivio digitale di quella che era la sua università sono conservate oltre 14mila fotografie che Cushman – appassionato di viaggi – scattò tra il 1938 e il 1969: tra le altre, ce ne sono alcune di Damasco, in Siria, risalenti al 1965, due anni dopo il colpo di stato militare di Amin al-Hafif e cinque anni prima che Hafez al Assad, padre di Bashar, prendesse il potere in Siria.

Le fotografie di Cushman mostrano una Damasco tranquilla, molto diversa da quella che si vede nelle immagini degli ultimi anni. Nella Damasco degli anni Sessanta le bancarelle dei mercati erano ricche di cibo, le strade erano affollate e le automobili e i camion in giro per la città erano in buono stato. Nel 1965 la Siria stava vivendo i primi anni di una delle molte rivoluzioni di ispirazione socialista e panaraba che avrebbero interessato l’area mediorientale: al Hafif era infatti un esponente del partito Ba’ath, una forza politica che aveva tra i suoi obiettivi quello di creare un unico stato arabo.

Ancora oggi Damasco è il centro economico e culturale della Siria ed è anche la capitale amministrativa del regime di Bashar al Assad. Ma è anche una città piena di contraddizioni, resa molto diversa dal passato a causa della guerra che va avanti in Siria da oltre quattro anni: alcune aree di Damasco sono piuttosto tranquille e apparentemente sembrano non interessate dal conflitto: qui le strade sono affollate e i negozi vengono aperti regolarmente. Il fatto che ci sia una guerra è però chiaro se si inizia a far caso ai molti poster di reclutamento dell’esercito e ai tanti checkpoint che si è costretti ad attraversare spostandosi da un quartiere all’altro. Ci sono però anche parti di Damasco in cui la guerra è ben più evidente, dove le strade sono danneggiate dai crateri delle bombe, gli edifici sono distrutti dai bombardamenti e ci sono cecchini sui tetti.