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  • Venerdì 30 ottobre 2015

L’anno “1984” è coperto da copyright?

Era stampato su alcune magliette vendute online, rimosse su richiesta della fondazione che gestisce il patrimonio di George Orwell

(EPA/ETIENNE LAURENT)
(EPA/ETIENNE LAURENT)

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di copyright e diritto di autore dopo un caso che ha coinvolto la fondazione che gestisce la proprietà intellettuale dello scrittore George Orwell e CafePress, un sito che vende magliette e altri oggetti personalizzabili online. Martedì il blog TorrentFreak ha raccontato che CafePress ha rimosso dal sito alcune magliette con la scritta “1984 is already here“, in italiano “1984 è già qui”, un riferimento al romanzo distopico 1984 scritto da Orwell, quello sul Grande Fratello. La decisione è stata presa dopo che i legali della fondazione hanno contattato il sito, accusandolo di violare il diritto d’autore per aver messo in vendita materiale non autorizzato.

Josh Hadley, l’autore delle magliette controverse, ha detto a TorrentFreak che «Come prima cosa c’è dell’ironia nel fatto che la fondazione di Orwell si stia comportando in maniera orwelliana. In secondo luogo non si può applicare il copyright a un numero». Hadley ha ricordato che i titoli dei libri non sono coperti da copyright e che inoltre il titolo originale del libro non era nemmeno scritto in numero ma in lettere (Nineteen Eighty-Four). Va anche detto che 1984 è un libro talmente conosciuto e citato che molte sue frasi sono ormai diventate parte del linguaggio comune, basti pensare alla celebre “Big Brother is watching you” (“il Grande Fratello ti sta guardando”). Le polemiche sono nate perché la frase stampata sulle magliette non è riportata nel libro di Orwell ma è soltanto un riferimento al numero che costituisce il titolo del libro: la fondazione è stata accusata di aver esagerato e di essere diventata un’istituzione simile a quelle da cui metteva in guardia Orwell in 1984, dove descriveva di una società autoritaria soffocata dalla burocrazia.

Il Guardian ha intervistato Bill Hamilton, l’agente letterario che, tra le altre cose, gestisce la fondazione di George Orwell, e che ha dato una versione un po’ diversa della storia. Hamilton dice di aver contattato CafePress perché un membro della Orwell Society gli aveva detto che stava vendendo «materiale senza licenza, in particolare tazze con fotografie il cui copyright è posseduto da altri, tra cui Orwell, e altre con citazioni di Orwell. Ho chiesto di rimuovere quel materiale che non rispettava il copyright e CafePress, senza controllare con me i prodotti a cui mi riferivo, ha rimosso tutto quello che aveva a che fare con Orwell, comprese le magliette». Hamilton ha aggiunto che «lo so bene che non esiste copyright su titoli o nomi e che alcune frasi di Orwell sono ormai di proprietà pubblica, come per esempio “Big Brother is watching you”. Ho spiegato a quelli che hanno realizzato questi oggetti di non aver chiesto loro di rimuoverli, perché non ho alcun diritto per farlo».

Hamilton ha ricordato che Orwell non ha mai chiesto il copyright per le sue opere. È stata la fondazione a premurarsi di farlo per assicurarsi che le sue parole non venissero strumentalizzate, com’è successo di recente quando Amazon ha piegato una frase di Orwell a suo vantaggio durante una controversia con l’editore Hachette. Non è poi la prima volta che la fondazione si trova al centro di un caso sul copyright. Nel 1984 vinse una causa contro Apple per uno spot pubblicitario del Macintosh andato in onda nell’intervallo del SuperBowl del 1984. La pubblicità era stata girata da Ridley Scott, si intitolava “Big Brother”, ed era chiaramente ispirata al libro di Orwell. Alla fine Apple non dovette pagare alcuna multa ma lo spot non fu più trasmesso in tv.

In Italia il diritto d’autore è protetto dalla Legge 633/1941 e la tutela è affidata alla SIAE – acronimo che sta per Società Italiana degli Autori e degli Editori. La legge sancisce che l’autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l’opera e di “utilizzarla economicamente in ogni forma e modo originale o derivato”, inclusi quindi il relativo merchandising. Questi sono i cosiddetti “diritti economici”, che l’autore può anche cedere alle case editrici o ad altri soggetti, ma tra i diritti riservati rientra anche il “diritto morale d’autore”, ovvero il diritto ad essere riconosciuto autore di un’opera che non è trasmissibile. Alcune modalità di utilizzo dell’opera sono libere: la riproduzione per uso personale fatta con mezzi “non idonei alla diffusione”, la fotocopia di libri presenti in biblioteca ma sempre per uso personale, il prestito al pubblico, il riassunto, la citazione per scopi di critica, di discussione o di insegnamento, purché sia menzionato l’autore. Il diritto d’autore ha una durata che varia in base al tipo di opera (ad esempio per le fotografie è di 20 anni), ma che nel caso dei libri è molto ampia: si estende a tutta la vita dell’autore e per 70 anni oltre la sua morte, quando passa agli eredi.