I guai di Flipboard

La famosa applicazione per leggere gli articoli online fatica a reggere la concorrenza, a generare ricavi e a trovare qualcuno che ci voglia investire

Flipboard, un tempo una delle applicazioni più popolari per leggere gli articoli dei siti di notizie in un formato più pratico per smartphone e tablet, è in difficoltà a causa della crescente concorrenza e delle molte app realizzate direttamente dai siti di informazione per raggiungere i loro lettori. I problemi sono evidenti e negli ultimi mesi hanno portato molti dipendenti e dirigenti ad abbandonare la società, fondata appena cinque anni fa pochi mesi dopo la presentazione del primo iPad. Il cofondatore Evan Doll e il responsabile tecnologico Eric Feng hanno lasciato Flipboard nelle ultime settimane, mentre l’azienda ha valutato la possibilità di vendersi a un’altra società.

Il grande successo iniziale aveva consentito a Flipboard di raccogliere in poco tempo cospicui investimenti, circa 210 milioni di dollari serviti finora per espandere il personale dell’azienda e per lavorare a nuovi servizi da inserire nell’applicazione. Gli investitori chiedono all’amministratore delegato della società, Mike McCue, di portare innovazioni e rinnovare il modello di business utilizzato finora e che non ha fruttato a sufficienza, alcuni investitori vorrebbero inoltre che McCue vendesse Flipboard a qualche altra grande azienda di Internet, in modo da ottenere nuove risorse per tornare a crescere.

Come racconta il Wall Street Journal, nei mesi scorsi Flipboard ha incaricato Goldman Sachs – uno dei suoi principali finanziatori – di avviare contatti con Twitter per una eventuale acquisizione. Le trattative sono però ferme dalla scorsa primavera e non sembra che abbiano portato a qualcosa di concreto, con Twitter che comunque non ha mai detto nulla di ufficiale circa queste indiscrezioni. Bloomberg scrive che durante le trattative si raggiunse un accordo per un prezzo di acquisto intorno al miliardo di dollari, ma che non se ne fece poi nulla anche a causa dei problemi interni a Twitter, nel bel mezzo del cambio del suo amministratore delegato con il ritorno di Jack Dorsey. Sempre secondo il WSJ, Goldman Sachs avrebbe indagato anche la possibilità di coinvolgere altri acquirenti, ma anche in questo caso non c’è nulla di ufficiale.

Flipboard esiste dal 2010, quando fu fondata da McCue – conosciuto soprattutto per avere venduto il sistema di riconoscimento vocale TellMe a Microsoft per 800 milioni di dollari nel 2007– e da Doll, già ingegnere Apple impegnato nello sviluppo degli iPhone. L’idea alla base dell’applicazione era quella di offrire ai lettori un modo più pratico per leggere gli articoli online, in un momento in cui pochi siti avevano versioni per i dispositivi mobili. I contenuti all’interno dell’applicazione sono selezionati in base ai gusti di ogni singolo utente e delle cose che condividono i profili che segue su social network come Twitter e Facebook.

Innovativa e senza concorrenti, Flipboard ebbe un grande successo: rimase ai primi posti delle classifiche delle applicazioni più vendute per oltre un anno e fu anche segnalata da Apple come migliore applicazione del 2010. Nel 2013 il valore dell’azienda fu valutato intorno agli 800 milioni di dollari, nonostante qualche polemica iniziale da parte degli editori, preoccupati dal fatto che utilizzando Flipboard gli utenti smettessero di andare sui loro siti per leggere le notizie, non visualizzando le pubblicità che li finanziano. Il problema fu superato stringendo diversi accordi con gli editori per la condivisione dei ricavi derivanti dai banner, mostrati direttamente all’interno dell’applicazione.

Nell’ultimo paio di anni le cose sono però cambiate, e per diversi motivi. Mentre Flipboard non ha modificato il suo modello di business e non ha portato particolari innovazioni, il sistema e i modi di accesso a notizie e articoli da parte dei lettori si sono modificati. Molti siti di news hanno creato applicazioni e versioni delle loro pagine più pratiche e comode da leggere sugli schermi di smartphone e tablet, o hanno dedicato più risorse allo sviluppo delle loro applicazioni per arricchire la loro offerta. Anche i principali luoghi per trovare notizie, i social network, sono cambiati e in un certo senso per farlo hanno tratto ispirazione dalle app come Flipboard.

Facebook ha modificato più volte la sua sezione “Notizie” con algoritmi per rendere più visibili le pagine dei siti di notizie e, al tempo stesso, ha introdotto un nuovo servizio per leggere gli articoli direttamente all’interno del suo social network quando si naviga da smartphone. Twitter ha fatto qualcosa di analogo con la recente introduzione di “Moments”, un servizio per seguire una storia in tempo reale, attraverso tweet e altri contenuti selezionati da una redazione. Apple, inoltre, ha realizzato una sua versione di Flipboard che si chiama “Apple News” e che permette di trovare facilmente articoli pubblicati da centinaia di testate (il servizio non è ancora attivo in Italia).

La crescente concorrenza ha messo in difficoltà Flipboard: lo scorso anno si stima che l’azienda abbia venduto pubblicità per appena 20 milioni di dollari, molto meno degli 80 milioni di dollari cui ambiva. Avendo a disposizione social network e servizi molto più trafficati, gli investitori pubblicitari non hanno più grandi interessi nell’investire in Flipboard.

Nonostante le difficoltà, McCue mantiene comunque l’ottimismo. Dice che l’applicazione è stata migliorata e che ci sono nuove opportunità per chi vuole fare pubblicità al suo interno: “Un anno fa stavamo faticando, ora no: stiamo accelerando la nostra crescita. Stiamo crescendo più velocemente di molti altri prodotti là fuori”. In effetti se si guarda al numero di download, l’applicazione è in crescita: in un anno è passata da 41 milioni a 80 milioni di utenti. L’aumento così improvviso è però dovuto al fatto che Flipboard ha stretto un accordo con Samsung – uno dei più grandi produttori di smartphone al mondo – per preinstallare la sua applicazione su diversi modelli di cellulari.