Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che non fu Hitler a volere l’olocausto

Fu convinto in realtà dal Muftì di Gerusalemme, Haj Amin Al-Husseini: l'ha detto al Congresso Sionista ed è stato molto criticato

Il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini in Libano il 9 ottobre 1947 (AP Photo)
Il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini in Libano il 9 ottobre 1947 (AP Photo)

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha partecipato martedì 20 ottobre al Congresso Mondiale Sionista tenutosi a Gerusalemme e ha detto alcune cose riguardo Hitler e la sua reale responsabilità nello sterminio degli ebrei che sono state poi molto contestate e criticate. Netanyahu ha spiegato che Hitler fu convinto alla cosiddetta “soluzione finale” dal Muftì di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini – un importante capo religioso islamico in Palestina – durante un loro incontro nel novembre del 1941, e che inizialmente voleva semplicemente espellere gli ebrei dalla Germania:

«Hitler non voleva sterminare gli ebrei, all’epoca, voleva espellere gli ebrei. Amin al-Husseini andò da Hitler e gli disse: “Se li espelli, verranno tutti qui (in Palestina, ndr). “Cosa dovrei fare con loro?”, chiese Hitler. Il Muftì rispose: “Bruciali”»

Netanyahu stava parlando del Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee), uno dei luoghi religiosi più contesi al mondo, e delle accuse che Hamas rivolge a Israele secondo cui il governo di Netanyahu vorrebbe distruggere la moschea di al Aqsa costruita nel luogo da cui – secondo il Corano – il profeta Maometto fu trasportato durante il cosiddetto miracoloso «viaggio notturno» attraverso l’aldilà fino ad incontrare Allah e ricevere da lui gli insegnamenti del Corano. Nello stesso luogo, quasi duemila anni fa, sorgeva il Tempio di Salomone, principale luogo sacro per gli ebrei, distrutto dai Romani nell’assedio di Gerusalemme del 70 d.C. Del Tempio rimane solamente un muro esterno che oggi è diventato uno dei luoghi di culto più importanti per gli ebrei: è il cosiddetto Muro del pianto. Il primo ministro israeliano ha detto che queste accuse sono «false» e ha attaccato Haj Amin al-Husseini, che all’epoca del nazismo era Gran Muftì di Gerusalemme.

Amin al-Husseini fu il Gran Muftì di Gerusalemme, il capo religioso degli islamici, che combatté contro l’ipotesi dell’instaurazione di uno Stato ebraico nel territorio mandatario britannico in Palestina e sostenne la creazione di uno Stato islamico cercando il sostegno della Germania nazista e collaborando attivamente con Hitler durante la seconda guerra mondiale. Morì di cancro a Beirut, in Libano, nel 1974.

Tra le reazioni più importanti alle affermazioni del primo ministro israeliano c’è stata quella di Steffen Sei­bert, por­ta­voce della can­cel­liera Angela Merkel che ha detto: «Tutti i tedeschi conoscono la storia dei nazisti che ha portato a quella rottura con la civiltà che è stato l’Olocausto. Tutto questo viene insegnato nelle scuole tedesche per una buona ragione, non deve mai essere dimenticato. E non vedo alcun motivo per cambiare la nostra visione della storia. Cono­sciamo bene l’origine dei fatti ed è giu­sto che la responsabilità sia sulle spalle dei tedeschi». Benya­min Neta­nyahu da ieri è in visita ufficiale in Germania.

Isaac Herzog, leader dell’Unione Sionista (partito laburista di centro-sinistra) ha scritto che la versione di Netanyahu è una «distorsione storica pericolosa» che «riduce al minimo l’Olocausto, il nazismo e la responsabilità di Hitler nel terribile disastro del nostro popolo». Herzog ha aggiunto che «il figlio di uno storico dovrebbe conoscere bene la storia», che Netanyahu ha dimenticato il suo ruolo, che il Gran Muftì «ha dato l’ordine di uccidere mio nonno, il rabbino Herzog, e ha sostenuto attivamente Hitler», ma anche che «c’era un solo Hitler: colui che ha scritto il Mein Kampf e che nel gennaio del 1939, quasi tre anni prima dell’incontro tra Hitler e al-Husseini, aveva parlato al Reichstag e aveva presentato la “soluzione finale”». Altre associazioni sioniste hanno detto che «il primo ministro dello stato ebraico si è messo al servizio dei negazionisti dell’Olocausto» e hanno aggiunto che i «33.771 ebrei uccisi a Babi Yar nel settembre del 1941, cioè due mesi prima che il Muftì e Hitler si incontrassero, dovrebbero essere riesumati e aggiornarti del fatto che i nazisti non volevano sterminarli».

Non è la prima volta che Netanyahu faceva delle simili affermazioni: durante un discorso alla Knesset nel 2012 aveva descritto Husseini come «uno dei più importanti architetti» della soluzione finale. Questa tesi era stata presentata anche da alcuni storici dell’Olocausto, ma è stata respinta dagli studiosi più accreditati come marginale e poco fondata.