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  • Mercoledì 21 ottobre 2015

Joe Biden non si candida

Il vicepresidente degli Stati Uniti ha sciolto la riserva, dopo averci pensato per mesi: non sfiderà Hillary Clinton alle primarie dei Democratici

Da sinistra a destra: Barack Obama, Joe Biden e sua moglie Jill. (JIM WATSON/AFP/Getty Images)
Da sinistra a destra: Barack Obama, Joe Biden e sua moglie Jill. (JIM WATSON/AFP/Getty Images)

Joe Biden, vicepresidente degli Stati Uniti, ha annunciato che non intende candidarsi alle primarie dei Democratici statunitensi con cui sarà scelto il candidato del partito alle elezioni presidenziali dell’8 novembre del 2016. Un annuncio sulla sua eventuale candidatura era atteso da quest’estate, quando la stampa statunitense aveva cominciato a raccontare del fatto che Biden ci stesse seriamente pensando, ma fino all’ultimo momento nessuno ha saputo dire se alla fine il vicepresidente avesse deciso o no per una candidatura. La candidatura di Biden avrebbe potuto cambiare completamente il corso delle primarie dei Democratici, che fin qui vedono Hillary Clinton in grande vantaggio sia nei sondaggi nazionali che sul piano della raccolta fondi e dell’organizzazione logistica.

Biden ha annunciato la sua intenzione di non candidarsi durante una conferenza stampa alla Casa Bianca alla presenza del presidente Barack Obama. Biden ha detto: «La mia famiglia e io stiamo attraversando un momento di lutto», riferendosi alla morte recente del figlio Beau. «Ho sempre detto che poteva essere che questo momento, per tutto il tempo che durerà, avrebbe chiuso la possibilità di mettere in piedi una campagna realistica per la presidenza. Ho concluso che questa possibilità si è chiusa». Biden ha aggiunto che anche se non sarà un candidato non rimarrà in silenzio: «Ho intenzione di parlare chiaramente e con forza e influenzare per ciò che posso il nostro partito e la direzione che abbiamo bisogno di prendere come nazione. Questo è quello che credo».

Biden oggi ha 72 anni: ne avrà 73 al momento delle elezioni presidenziali e 74 in quello dell’eventuale insediamento, cosa che lo avrebbe reso il più anziano presidente americano della storia (oggi è Ronald Reagan, che si insediò a 69 anni e 349 giorni). Prima di fare il vicepresidente degli Stati Uniti, ha fatto per trent’anni il senatore rappresentando il Delaware e diventando nel tempo uno dei più rispettati ed esperti membri del Congresso, soprattutto sulle materie di politica estera. Si è candidato già due volte alla presidenza degli Stati Uniti: la prima, nel 1988, naufragò quando venne fuori che aveva copiato un discorso pronunciato da Neil Kinnock, allora segretario del Partito Laburista britannico; la seconda, nel 2008, finì praticamente prima ancora di cominciare, quando ai caucus in Iowa ottenne lo 0,9 per cento delle preferenze.

Biden è un Democratico molto amato e popolare, famoso per l’atteggiamento cordiale e alla mano che lo ha fatto scivolare in più di una gaffe e lo ha reso simpatico a moltissimi, ma anche per una storia personale molto drammatica e difficile: nel 1972, poche settimane dopo la sua prima elezione in Senato, la moglie e la figlia di un anno morirono in un incidente stradale, a cui sopravvissero gli altri due figli, Beau e Hunter. Il 30 maggio scorso è morto anche Beau per un tumore al cervello: aveva 47 anni ed era considerato un abile ex soldato, un uomo brillante e un politico molto promettente. Proprio il lutto recente è stato l’evento che ha contemporaneamente frenato la sua candidatura – lo stesso Biden nelle scorse settimane aveva spiegato di non essere ancora pronto a una decisione per questo motivo – ma anche quello che l’ha incentivata di più. Come raccontato dal New York Times lo scorso agosto, è stato lo stesso Beau a chiedere al padre di candidarsi: in punto di morte gli ha fatto promettere che si sarebbe candidato e non avrebbe lasciato la Casa Bianca in mano ai Clinton, perché credeva gli Stati Uniti sarebbero stati un posto migliore se guidati da una persona con i suoi valori.

Secondo la gran parte degli osservatori, per Biden non sarebbe stato affatto facile vincere le primarie dei Democratici. Hillary Clinton lavora alla sua candidatura da anni: ha già aperto centinaia di comitati in tutto il paese, reclutato i migliori consulenti, strateghi e sondaggisti in circolazione, mobilitato migliaia di volontari, raccolto fondi per oltre 70 milioni di dollari. A meno di un suo crollo, sarebbe stato difficile per Biden differenziarsi abbastanza da lei puntando solo sulla sua autenticità e opponendola all’inaffidabilità di cui molti accusano Clinton. Secondo i sondaggi Hillary è nettamente la favorita per la vittoria delle primarie, anche con Joe Biden in campo: l’ultima rilevazione nazionale di CNN dice che Clinton ha il 45 per cento dei consensi tra i Democratici, seguita da Bernie Sanders con il 29 per cento e Joe Biden con il 18 per cento.