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  • Giovedì 15 ottobre 2015

Obama ha rinviato il ritiro dall’Afghanistan

I soldati statunitensi non lasceranno il paese entro il 2016, come era stato annunciato e promesso, ma resteranno ad addestrare le forze di sicurezza locali

Barack Obama insieme al capo dello stato maggiore congiunto, il generale Joseph Dunford, al segretario alla Difesa, Ash Carter, e al vicepresidente Joe Biden. (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
Barack Obama insieme al capo dello stato maggiore congiunto, il generale Joseph Dunford, al segretario alla Difesa, Ash Carter, e al vicepresidente Joe Biden. (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

Il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato di aver deciso di rallentare il processo di ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan. Come anticipato in mattinata da diversi siti di news statunitensi, i 9.800 soldati americani che sono ancora oggi presenti in territorio afghano rimarranno lì per la maggior parte del 2016. Il loro numero verrà ridotto tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 a 5.500. Così facendo Obama ha parzialmente smentito una delle sue più importanti e popolari promesse elettorali, cioè la fine del coinvolgimento militare statunitense in Iraq e in Afghanistan durante la sua presidenza. Gli Stati Uniti col nuovo piano non completeranno il ritiro militare dall’Afghanistan entro la fine del 2016, ultimo anno in carica dell’attuale amministrazione (formalmente Obama lascerà la Casa Bianca a gennaio 2017).

Parlando a una conferenza stampa a Washington, Obama ha detto che il mantenimento dei soldati americani in Afghanistan è “vitale” per la sicurezza nazionale statunitense, ma ha aggiunto di non essere favorevole a combattere “guerre senza fine”. In passato l’amministrazione Obama ha ricevuto critiche sia da chi chiedeva il prolungamento dell’impegno militare – come il Congresso a maggioranza Repubblicana – sia da chi chiedeva il ritiro da una guerra che dura da 14 anni. Il nuovo piano di Obama per l’Afghanistan prevede che i soldati americani rimangano nelle tre principali basi americane del paese – al Bagram Air Field, a nord di Kabul, nella periferia di Kandahar e nella città orientale di Jalalabad – e che non siano confinati solo nella struttura che ospita l’ambasciata americana a Kabul, come previsto nel precedente piano adottato dall’amministrazione.

Il New York Times scrive che la decisione di Obama potrebbe essere stata presa a causa del pessimo stato in cui si trovano ancora le forze di sicurezza afghane, che negli ultimi anni sono state addestrate dagli americani. Il programma di addestramento non ha dato risultati soddisfacenti: gli americani credono che le forze di sicurezza afghane non siano ancora in grado di affrontare in autonomia la guerra contro i talebani afghani, che di recente hanno dimostrato di essersi rafforzati. Alla fine di settembre i talebani – che dal 2001 sono combattuti sia dalle forze di sicurezza afghane che dagli americani – hanno conquistato la città di Kunduz: diversi analisti l’hanno definita la più importante vittoria militare ottenuta finora dai talebani dall’inizio della guerra (da giorni comunque Kunduz è tornata sotto il controllo del governo). Oltre ai talebani, le preoccupazioni americane sulla sicurezza riguardano anche la presenza in Afghanistan di al Qaida e dello Stato Islamico (o ISIS).

Alla decisione dell’amministrazione Obama potrebbe avere contribuito anche la posizione del presidente afghano Ashraf Ghani, che si è dimostrato molto più disponibile a collaborare con gli americani rispetto al suo predecessore, Hamid Karzai. Il Washington Post scrive che le autorità afghane a Kabul hanno accolto in maniera positiva il nuovo piano degli Stati Uniti. Il Washington Post ha anche fatto notare che la decisione è arrivata dopo che le forze di sicurezza irachene addestrate dagli Stati Uniti sono collassate nell’Iraq settentrionale e occidentale sotto la pressione dell’ISIS.