Gli attacchi di martedì a Gerusalemme

È stata un'altra giornata di sparatorie, accoltellamenti e scontri: sono morte quattro persone in tutto e ci sono decine di feriti

Gerusalemme, 13 ottobre 2015. (THOMAS COEX/AFP/Getty Images)
Gerusalemme, 13 ottobre 2015. (THOMAS COEX/AFP/Getty Images)

Martedì ci sono stati due attacchi in zone diverse di Gerusalemme, in Israele: in tutto solo stamattina, oltre agli attentatori, almeno 3 israeliani sono morti e almeno 30 sono stati feriti, 8 in modo grave. L’attacco più grave ha coinvolto un autobus che viaggiava a Gerusalemme: due attentatori sono saliti a bordo e hanno iniziato a colpire i viaggiatori con un coltello e un’arma da fuoco, uccidendo due persone. Uno di loro è morto, mentre dell’altro non ci sono notizie certe. Sempre a Gerusalemme, a Malchi Yisrael St., un uomo ha investito tre persone con la sua macchina, prima di uscire dall’auto e accoltellarne altre tre: poi è stato arrestato. Un uomo israeliano è morto in questo secondo attacco e altre cinque persone sono rimaste ferite, riporta Haaretz. A Ra’anana, una città a nord di Tel Aviv, altre due persone sono state ferite in due diversi accoltellamenti e la polizia ha detto che c’è stato un attacco anche a Kiryat Ata vicino alla città di Haifa: si tratterebbe di un fallito attentato da parte di un ebreo israeliano contro un altro ebreo israeliano.

Nel resto della giornata ci sono stati scontri e manifestazioni in diverse città della Cisgiordania, lungo il confine della Striscia di Gaza e in alcune città israeliane, a Sakhnin 20.000 persone hanno partecipato a una manifestazione in sostegno dei palestinesi. In tutto ci sono stati decine di feriti e, nel tardo pomeriggio a Betlemme un ragazzo di 20 anni è stato ucciso dall’esercito israeliano durante degli scontri.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione di emergenza nel pomeriggio di martedì per discutere l’aumento della violenza, tra le misure discusse ci sarà anche quella di richiamare in servizio alcuni riservisti per aiutare la polizia israeliana nella gestione degli scontri di questi giorni. Gli scontri tra palestinesi e israeliani vanno avanti con particolare intensità dai primi giorni di ottobre, e anche oggi ci sono stati scontri tra manifestanti palestinesi e le forze di sicurezza israeliane intorno ai checkpoint sul confine della Striscia di Gaza.

Lunedì 12 ottobre la polizia israeliana ha ucciso un uomo palestinese nei pressi della Porta dei Leoni di Gerusalemme, una delle sette storiche porte di accesso al quartiere arabo della città vecchia, spesso frequentata da pellegrini e turisti. La polizia ha detto che l’uomo aveva provato ad accoltellare un agente, anche se diversi testimoni contattati da al Jazeera hanno smentito questa ricostruzione. Sempre lunedì una ragazza palestinese ha provato ad accoltellare un poliziotto israeliano a nord di Gerusalemme. La ragazza è gravemente ferita. In serata, infine, un uomo palestinese è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane a Gerusalemme, dopo aver cercato di assalire con un coltello un soldato che viaggiava su un autobus. Nella colonia israeliana di Pisgat Ze’ev, due ragazzi palestinesi hanno accoltellato due ragazzi israeliani: i ragazzi palestinesi sono morti, quelli israeliani sono in gravi condizioni.

Scontri e manifestazioni vanno comunque avanti da giorni: secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, la divisione locale della Croce Rossa, solamente nella giornata di domenica 11 sono stati feriti 332 palestinesi in altri scontri avvenuti in Cisgiordania e a Gerusalemme. Il governo israeliano in questi giorni sta intensificando le misure di sicurezza a Gerusalemme, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nella notte fra domenica 11 e lunedì 12 ottobre, secondo diversi media israeliani e palestinesi, l’esercito israeliano ha arrestato 33 palestinesi collegati ad atti di violenza in diverse zone della Cisgiordania. Nonostante da giorni si parli dell’inzio della “terza intifada”, il governo israeliano e quello palestinese stanno cercando di moderare i toni e invitare alla fine delle violenze.

Gli attacchi con i coltelli, l’arma più frequentemente utilizzata dai palestinesi che in questi giorni stanno attaccando gli israeliani, sono stati incoraggiati alcuni giorni fa da Ismail Haniyeh, capo storico di Hamas e fra il 2006 e il 2007 primo ministro dell’Autorità Palestinese (l’organo di governo provvisorio che si era data la Palestina prima di costituire un governo). Secondo il Jerusalem Post, Haniyeh ha detto: «Libereremo la moschea di al Aqsa [che fa parte della Spianata delle moschee]. Invoco l’intensificazione dell’intifada. Siamo fieri di voi, “eroi dei coltelli”». Durante il weekend è inoltre circolata molto una foto che mostrava un religioso musulmano che agitava un coltello con aria minacciosa durante un sermone. Lunedì 12 il Times of Israel ha raccontato la storia dietro la foto: l’uomo è un capo religioso islamico, si chiama Muhammad Sallah e la foto è stata scattata durante un suo sermone di venerdì 9 ottobre alla moschea di al Abrar a Rafah, nella Striscia di Gaza.

Il nuovo ciclo di scontri fra palestinesi e israeliani è iniziato giovedì 1 ottobre, quando una coppia di israeliani è stata uccisa in un tratto di strada fra due colonie israeliane. Citando ragioni di sicurezza, il governo israeliano ha imposto ulteriori restrizioni per l’ingresso di palestinesi alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, un luogo sacro per i musulmani ma controllato dalle autorità israeliane. Da allora ci sono stati numerosi attacchi da entrambe le parti, soprattutto aggressioni con coltelli da parte di palestinesi nei confronti di israeliani.

L’intensificazione delle violenze fa discutere da giorni del fatto che si possa o no parlare di “terza intifada”. Due intifada – un termine arabo che significa “sussulto”, “rivoluzione”, e che indica storicamente una rivolta organizzata e giustificata dalle autorità palestinesi nei confronti dello stato di Israele – sono già avvenute alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Duemila, e in generale di “nuova intifada” si riparla a ogni nuovo ciclo di violenze che accadono in Cisgiordania o in Israele. Secondo diversi commentatori, però, l’ipotesi di una nuova intifada stavolta è più solida rispetto al solito per via del contesto di violenza diffusa degli ultimi giorni. Secondo diversi analisti c’entrano anche lo stallo delle trattative di pace fra Israele e Palestina e la pessima situazione economica in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.