• Moda
  • Martedì 13 ottobre 2015

Kanye West, stilista

Cosa dicono gli addetti ai lavori dei suoi ripetuti tentativi di diventare per la moda quello che già è per la musica

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

La sfilata di Kanye West a New York, 16 settembre 2015
(Randy Brooke/Getty Images for Kanye West Yeezy)
La sfilata di Kanye West a New York, 16 settembre 2015 (Randy Brooke/Getty Images for Kanye West Yeezy)

Kanye West è conosciuto soprattutto per la sua musica, per essere il marito di Kim Kardashian e per le sue uscite spesso immodeste, come quando si è paragonato a Gesù e a Steve Jobs o più recentemente ha detto di volersi candidare alla presidenza degli Stati Uniti in occasione degli MTV Music Video Awards. In pochi però sanno che West da qualche anno si è avvicinato in modo molto determinato al business della moda.

Lo scorso 16 settembre durante la settimana della moda di New York Kanye West ha presentato una collezione disegnata per Yeezy, la linea di abbigliamento che ha creato in collaborazione con Adidas Originals. Se la sfilata di Riccardo Tisci per Givenchy è stata considerata la più importante della settimana della moda newyorchese, quella di West è stata sicuramente la più chiacchierata. A seguire il défilé c’erano molti personaggi noti: la moglie di Kanye West, Kim Kardashian, lo stilista Riccardo Tisci, la cantante Lorde, Kourtney e Khloe Kardashian, e Kendall Jenner (tutte di famiglia). Kylie Jenner, sorella di Kim, ha invece sfilato assieme ad altre modelle (alcune professioniste e altre amatoriali) nella performance realizzata dall’artista Vanessa Beecroft, che aveva seguito la presentazione anche della prima collezione di Yeezy lanciata lo scorso febbraio.

Per la collezione primavera/estate 2016, Kanye West ha proposto alcuni indumenti tipici del suo stile, come felpe con il cappuccio, leggings, giubbini oversize e scarponi. Ha fatto una scelta originale sui colori, facendo uscire prima i look più chiari – che andavano dal color carne al grigio, indossati da modelle e modelli bianchi – e sul finale capi scuri indossati da modelli neri. A questo proposito Nicole Phelps su Vogue America ha detto: «In un anno in cui le ingiustizie razziali hanno occupato i titoli dei giornali, questo è stato un tableau potente e carico di significato». Il designer tuttavia ha minimizzato i significati simbolici e ha commentato: « È solo pittura, abbiamo solo usato gli abiti come una tela di proporzione e colore».

Come West anche molti altri famosi cantanti e musicisti negli anni si sono interessati alla moda, ultima in ordine di tempo Rihanna con Puma. Kanye West però non si vuole limitare a fare il testimonial o prestare il suo nome per qualche linea, ma vuole fare proprio lo stilista. Prima ha collaborato con Louis Vuitton, poi con Nike per una linea di scarpe, e ha fatto anche due piccole collezioni con il brand francese A.P.C, che sta per Atelier de Production et de Création. Per poter imparare come si lavora in un’azienda di moda, nel 2009 West ha fatto uno stage da Fendi: come racconta il Guardian, faceva tutte le cose che fa uno stagista, dai turni di otto ore alle fotocopie e i caffè. Inoltre West si è fatto molto consigliare da Louise Wilson, un’insegnante della famosa scuola di moda Central Saint Martins di Londra che ha formato designer come Alexander MCQueen e Mary Katrantzou. Nel 2011 West ha lanciato la sua linea, chiamata DW, con le iniziali di sua madre, Donda West, ma ha presentato solo due collezioni prima di chiuderla.

Kanye West come stilista è apprezzato dalle aziende, che lo cercano soprattutto per la sua inevitabile fama, e dal pubblico che acquista le cose che disegna. Dall’altra parte però ci sono anche addetti ai lavori che non lo stimano molto come designer: per esempio l’ideatrice della settimana della moda di New York, Fern Mallis, che in occasione della prima sfilata di West per Yeezy ha detto di non esserne stata impressionata, come ha riportato il New York Post: «Non sono fan della sua musica e il suo atteggiamento e i suoi programmi non sono nel mio stile». In quell’occasione West ha risposto con un tweet in cui diceva: «Nel mondo della moda la fama è guardata dall’alto verso il basso, quindi è qualcosa che devo superare». Alcuni critici, poi, sostengono che le sue collezioni ricordino un po’ troppo lo stile dei designer Helmut Lang e Raf Simons; West, che non perde occasione per dire la sua, ha detto di voler essere influenzato il più possibile dagli altri stilisti e di “fregarsene” se si notano delle influenze in qualcosa, se servono a migliorare ciò che fa.

In occasione del suo debutto con la linea Yeezy lo scorso febbraio, il giornalista Jon Caramanica ha seguito Kanye West nel suo lavoro e lo ha raccontato in un lungo articolo uscito su T Magazine, il magazine del New York Times dedicato allo stile. Caramanica scrive – assieme a una serie di dettagli e retroscena del lavoro di West – che se le collezioni della sua linea DW puntavano al lusso e all’esclusività, ora il designer (così vuole essere chiamato West) vuole che il lusso sia una cosa condivisa e ha l’ambizione di far arrivare i suoi vestiti alle masse, disegnando «quella che può essere chiamata “fast high fashon”: abiti che sono davvero d’avanguardia per il design, fatti con i materiali migliori e che arrivino nei negozi alla velocità della luce, dove possono essere acquistati a prezzi abbordabili».
In questo senso la collaborazione con Adidas è il primo passo di West, che sta già pensando a cosa fare dopo. Caramanica ha poi riassunto così il suo lavoro: «La sua ambizione generale è essere per la moda quello che è già per la musica: un innovatore mainstream, un traduttore delle idee del domani per l’oggi».

Uno dei collaboratori più stretti di Kanye West, per quanto riguarda il design, è Virgil Abloh, stilista che lo aiuta da sempre nella creazione delle sue collezioni. In un recente articolo il sito Racked ha spiegato il successo di Abloh, che oltre a collaborare con West ha anche creato dei suoi brand. Il primo si chiamava Pyrex e più che un marchio di moda è stata un’operazione di serigrafia, come scrive Racked, visto che Abloh ha comprato dei pantaloni da rugbista in flanella di Ralph Lauren da poche decine di euro, ci ha stampato sopra la scritta “Pyrex” e il numero 23 (che era il numero di Michael Jordan) e li ha rivenduti a 500 dollari. Sono stati venduti tutti in pochi minuti.
C’era quindi molta attenzione più per la fama che girava attorno al brand che per i prodotti, mentre ora la sua nuova linea Off-White sta piacendo anche alla critica, tanto che quest’anno è stato l’unico finalista americano per il LVMH prize, il premio dato dalla holding del lusso LVMH ai talenti emergenti.