L’attentato allo USS Cole, 15 anni fa

Il 12 ottobre del 2000 morirono 17 marinai in un attentato al cacciatorpediniere statunitense, ormeggiato nel porto di Aden, in Yemen

Il cacciatorpediniere USS Cole nel porto di Aden, Yemen, 15 ottobre 2015 (AP Photo/Dimitri Messinis, File)
Il cacciatorpediniere USS Cole nel porto di Aden, Yemen, 15 ottobre 2015 (AP Photo/Dimitri Messinis, File)

Il 12 ottobre di quindici anni fa il cacciatorpediniere statunitense USS Cole era ormeggiato nel porto di Aden, nello Yemen meridionale, quando una piccola imbarcazione gli si avvicinò ed esplose. Sulla fiancata sinistra della nave, vicino all’area della cambusa dove i membri dell’equipaggio stavano facendo la fila per la mensa, si aprì uno squarcio alto 12 metri e largo 18: in tutto nell’attentato morirono 17 persone più i due attentatori, mentre 39 persone rimasero ferite. L’attentato, intorno a cui non ci fu subito molta chiarezza, venne poi attribuito a un gruppo legato ad al Qaida: sei persone sono state condannate, una è stata arrestata dagli Stati Uniti, e il governo del Sudan è stato riconosciuto colpevole di aver offerto aiuto logistico agli attentatori.

Nell’ottobre del 2000 il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton, ormai alla fine del suo secondo mandato. Dopo la conclusione della prima guerra del Golfo la situazione in Iraq e i rapporti del paese con gli Stati Uniti erano molto tesi: da lì a tre anni, nel 2003, sarebbe iniziata la cosiddetta seconda guerra del Golfo: gli Stati Uniti e il Regno Unito sostenuti da una trentina di altri stati avrebbero invaso il paese arrivando a Baghdad, Saddam Hussein sarebbe stato catturato vicino a Tikrit, la sua città natale, e sarebbe stato condannato a morte e impiccato il 30 dicembre 2006.

Negli anni tra la prima e la seconda guerra del Golfo, tra il 1992 e il 2002, il cacciatorpediniere USS Cole faceva parte delle operazioni di intercettazione marittima guidate dagli Stati Uniti per monitorare l’embargo ONU nei confronti dell’Iraq. Lo Yemen si trovava in una posizione strategica, perché controllava parte dello stretto che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden: una via di commercio piuttosto importante, anche per il passaggio del petrolio.

La mattina di giovedì 12 ottobre del 2000 il cacciatorpediniere USS Cole – commissionato nel 1991 ai cantieri Ingalls di Norfolk, in Virginia, ed entrato in servizio l’8 giugno del 1996 – era ormeggiato nel porto di Aden per fare rifornimento dopo una navigazione nel Golfo Persico. Intorno alle 11.18, ora locale, una piccola imbarcazione con due uomini a bordo e carica di almeno 200 chilogrammi di esplosivo, si avvicinò alla nave. La carica esplose poco sotto il livello del mare, disperdendo così molta energia ma causando comunque uno squarcio di 12 metri di altezza e 18 di lunghezza nell’area della cambusa. Il presidente Clinton, informato dell’attentato dal consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger, disse di essere «inorridito» e diede ordine ai suoi consiglieri per la sicurezza nazionale «di fare il possibile per scoprire i responsabili e portarli davanti alla giustizia». Sulla dinamica dell’esplosione si alternarono da subito versioni discordanti tra Stati Uniti e Yemen: mentre la marina americana sosteneva che il cacciatorpediniere fosse stato speronato da un’imbarcazione carica di esplosivo, le autorità yemenite parlarono di un’esplosione a bordo e di un “incidente”.

Poche ore dopo l’attentato, una squadra di dieci esperti dell’FBI partì da Washington per Aden. Inizialmente le indagini seguirono svariate piste: Hamas, l’organizzazione palestinese che si opponeva agli accordi di pace, Hezbollah in Libano, e Osama bin Laden, già accusato a quel tempo degli attentati che nel 1998 devastarono le ambasciate Usa a Nairobi e a Dar es Salaam. Nel giugno del 2001, pochi mesi prima dell’attentato alle Torri Gemelle, fu diffuso un video di reclutamento di al Qaida con Osama bin Laden, in cui si faceva riferimento all’attacco del Cole. In totale, nel corso degli anni, sono stati riconosciuti colpevoli di aver avuto un ruolo nel progettare e organizzare l’attacco sei persone, tutte legate in diverso modo ad al Qaida.

Il processo contro le 6 persone accusate dell’attacco si è concluso in Yemen nel 2005. Abd al-Rahim al-Nashiri, ex capo di al Qaida nel Golfo, è stato condannato a morte come mandante dell’attacco. Allora era già detenuto negli Stati Uniti dopo essere stato catturato nel 2002 e il suo processo per crimini di guerra è iniziato nel 2011 negli USA. La stessa corte dello Yemen ha condannato a 15 anni di detenzione Jamal Al-Badawi, dopo che era stato condannato a morte in primo grado, mentre gli altri quattro imputati – Fahd al-Quso, Maamoun Msouh, Ali Mohamed Saleh e Murad al-Sirouri – hanno ricevuto condanne comprese tra i 5 e i 10 anni di carcere. Nel 2007, infine, il governo del Sudan è stato condannato da un giudice federale americano a pagare 8 milioni di dollari di risarcimento alle famiglie dei 17 marinai americani che rimasero uccisi: secondo la sentenza, il governo sudanese fornì sostegno logistico e finanziario ad al Qaida.

Dopo alcuni rattoppi provvisori, lo USS Cole venne caricato sulla nave da trasporto norvegese Blue Marlin e riportato negli Stati Uniti. Dal 2003, dopo lunghi lavori di riparazione e ammodernamento, lo USS Cole è tornato in servizio. Jamal al-Badawi è scappato dal carcere yemenita dove era detenuto nel 2006, mentre Abd al-Rahim al-Nashiri è ancora detenuto nel carcere statunitense di Guantanamo, a Cuba.