• Libri
  • Giovedì 8 ottobre 2015

Si è dimesso Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di RCS

La notizia era circolata già mercoledì sera, ora è ufficiale: c'entra probabilmente la cessione di Rizzoli Libri, ma anche tre anni faticosi

L'amministratore delegato di Rcs MediaGroup, Pietro Scott Jovane, durante il convegno "Crescere tra le righe" a La Bagnaia (Siena), 22 maggio 2015.
ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI
L'amministratore delegato di Rcs MediaGroup, Pietro Scott Jovane, durante il convegno "Crescere tra le righe" a La Bagnaia (Siena), 22 maggio 2015. ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

Pietro Scott Jovane, amministratore delegato del gruppo editoriale RCS dal luglio 2012, si è dimesso dall’incarico, che lascerà il prossimo 15 ottobre. La notizia era circolata già mercoledì ed è stata confermata giovedì sera al termine del consiglio di amministrazione previsto per il pomeriggio, dedicato a discutere l’accordo storico per la vendita di RCS Libri al gruppo concorrente Mondadori.

Scott Jovane era arrivato tre anni fa in RCS per affrontare le difficoltà del gruppo, derivate principalmente dal pessimo periodo per l’industria editoriale dei giornali e dei libri e da una serie di cattivi investimenti passati, e in questi tre anni si era spesso scontrato con gli ambiziosi e litigiosi soci dell’azienda. Prima era stato per quattro anni amministratore delegato di Microsoft in Italia. A quanto riferiscono le cronache, Scott Jovane avrebbe accettato dei compensi di uscita molto più esigui di quelli dei suoi predecessori.

A Jovane vanno 750mila euro complessivi, incluso un patto di non concorrenza, che si confrontano con i circa 4 milioni incassati dal precedente ad Antonello Perricone, i 7,8 milioni circa di Vittorio Colao e fra i 15 e 17 milioni per Maurizio Romiti.

Domenica sera era stato annunciato l’accordo con cui RCS ha ceduto la sua parte libri a Mondadori, dopo trattative che duravano da quasi un anno. Secondo alcune ipotesi di queste ore Scott Jovane –sostenitore della cessione – avrebbe ricevuto critiche e proteste sui suoi termini e costi da parte di alcuni membri del CdA.